Un device medico dalle grandi prospettive. Ma anche uno strumento per proteggerci dall’intelligenza artificiale
Tra le tante attività imprenditoriali di Elon Musk quella di Neuralink è forse la più complessa da spiegare. L’imprenditore sudafricano ha lanciato aziende di successo come Tesla, la società automobilistica più quotata al mondo, e SpaceX, la prima azienda aerospaziale privata ad aver portato astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Ma di recente il grande pubblico ha scoperto che il personaggio è impegnato anche in Neuralink, letteralmente una BCI, brain-computer interface. Parliamo di un piccolo dispositivo, come i chip che si vedono nei film di fantascienza. Se ne è parlato come di una sorta di Fitbit del cervello, perché è lì che questo minuscolo oggetto tech verrebbe potenzialmente impiantato. Nessun esperimento sull’uomo finora, ma i test fatti su un maiale – Gertrude, il suo nome – trasmessi in streaming hanno elettrizzato il mondo. Sollevando anche qualche dubbio di carattere etico.
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Neuralink: le origini
Per raccogliere le informazioni su questa ennesima avventura imprenditoriale di Elon Musk ci siamo affidati a un report approfondito elaborato da CBInsights. In “From Energy To Transport To Healthcare, Here Are 8 Industries Being Disrupted By Elon Musk And His Companies” – qui trovate il link – l’ultimo capitolo è dedicato al settore della salute e alle potenziali innovazioni apportate da Neuralink. Fondata nel 2016, l’azienda rispecchia fedelmente la preoccupazione profonda di Musk in merito al futuro dell’umanità e, in particolare, al rapporto tra persone e intelligenza artificiale.
Prima di affrontare la questione è fondamentale citare uno delle chiacchierate più iconiche degli ultimi tempi. Lo scorso anno, durante la World Artificial Intelligence Conference di Shangai, Elon Musk e Jack Ma, fondatore del gigante ecommerce Alibaba, hanno parlato di intelligenza artificiale per quasi un’ora. Se da una parte Ma ha prospettato un futuro positivo grazie all’AI, Musk ha invece avvertito il pubblico sui rischi che tutti staremmo correndo. Con multinazionali di ogni tipo impegnate a sviluppare un’intelligenza artificiale sempre più fine e accurata, il pericolo è che perfino nel migliore degli scenari possibili le persone sarebbero ridotte ad animali domestici, soggiogate dallo strapotere degli algoritmi e delle macchine.
Neuralink: la nostra criptonite?
In quell’occasione Elon Musk si era spinto perfino a parlare di un’umanità già oggi composta da cyborg in senso lato, ovvero persone dipendenti da tecnologie e device (quanto siamo a disagio se ci dimentichiamo lo smartphone?). Neuralink sarebbe dunque un alleato di ciascun individuo nel confronto (e scontro) quotidiano con l’intelligenza artificiale. Questo però resta lo scenario: qual è la fattibilità tecnica di una simile tecnologia? Come si legge sul report di CBInsights, restano grosse problematiche legate al fatto che Neuralink è un dispositivo molto invasivo e che questa BCI non è ancora in grado di gestire miliardi di neuroni.
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Oltre a proteggere le persone dall’aggressività dell’AI – stiamo sempre ragionando nell’ottica di Musk – Neuralink lavora anche in ambito sanitario, punta a risolvere problemi neurologici e, un domani, permetterebbe al cervello di controllare arti robotici. Spaventa immaginarci un futuro alla Cyberpunk 2077, ma restiamo sulla fattibilità. CBInsights fa l’esempio semplice dell’afferrare una tazza di caffè sul tavolo. Riusciremmo con un arto tech guidato da Neuralink? Normalmente quest’operazione richiede il lavoro di milioni di neuroni. Ecco perché questa piccola impresa resta ancora fuori dalla portata dell’azienda.
Le prospettive sanitarie
Al momento non ci sono dunque certezze su quando e se partiranno gli studi clinici, ma le possibili soluzioni di impiego di Neuralink sono state ascoltate e prese sul serio dalla FDA, tanto che è la stessa Food and Drug Administration statunitense ad aver approvato l’avvio di test su pazienti con tutti gli arti paralizzati. Il cammino è ancora lungo prima della commercializzazione. Ma l’obiettivo ultimo di Elon Musk è già stato fissato: trovare una sorta di «simbiosi» tra uomo e intelligenza artificiale.