Tutta questione di percentuali. E di chi possiede il vero potere sui marketplace mobile: è più importante il contenitore o il contenuto?
Tra Epic (che in molti conosceranno per Unreal Engine, o per Fortnite) e Apple siamo alla guerra a suon di carte bollate: da un lato c’è un’azienda che sostiene la legittimità delle proprie pretese in base al principio”content is king”, dall’altro la più grande creatrice di piattaforme digitali del mondo che rivendica una fetta di una torta che senza di essa forse neppure esisterebbe. Da che parte stia la ragione è presto per dirlo: sta di fatto che stiamo assistendo probabilmente a un cambiamento epocale delle dinamiche con cui questi supermercati del software funzionano, che potranno confermare o stravolgere gli equilibri consolidati fin qui. Di mezzo non c’è soltanto Epic.
Il caso Epic
Ricapitoliamo rapidamente: tutto quanto si vende e si paga su App Store, il marketplace di Apple a bordo di tutti i dispositivi iOS, passa per le mani di Cupertino e lascia nelle sue casse una percentuale. Tipicamente la divisione è 70-30, ovvero il 70 per cento va agli sviluppatori e il 30 resta alla Mela: un suddivisione pensata per compensare i costi di creazione e manutenzione della piattaforma, nonché ovviamente per generare un profitto per chi la mette a disposizione. Quello che è successo è che Epic ha provato ad aggirare il meccanismo: offrendo lo stesso acquisto in-app a un prezzo inferiore pagando direttamente Epic e non l’intermediario Apple. Ovviamente Tim Cook e compagni non l’hanno presa bene: e hanno prima buttato fuori Fortnite dallo store, poi revocato lo status di sviluppatore ad Epic con conseguenze diciamo articolate.
Di fatto quello che potrebbe accadere è che qualsiasi app disponibile su App Store che sfrutti l’Unreal Engine potrebbe essere costretta a rinunciare al software di Epic a causa di questa decisione di Apple: o almeno lo sostiene Epic, che per questo ha presentato una denuncia in tribunale a carico di Cupertino e ha presentato una memoria di Microsoft che sostiene proprio questa posizione. Questione complessa da dirimere, anche per un addetto ai lavori: fin dove si estendono i diritti di Apple e dove arrivano quelli di Epic, quest’ultima ha tutto il diritto di non voler accettare le condizioni d’uso imposte da Apple ma non può dettare le regole di un marketplace in cui non è costretta a stare, eccetera eccetera.
La risposta di Apple non ha tardato ad arrivare: la questione è proprio che, secondo i legali della Mela, Epic ha creato ad arte lo status di emergenza per il quale chiede al giudice di sostenerla. Nessuno, sostengono a Cupertino, ha obbligato Epic a violare le regole: il fatto che avessero pronto uno spot e una campagna di comunicazione d’altronde lascia intendere che si fossero preparati a sollevare un polverone, e più che condurre una campagna per il bene di tutti – continua Apple – Epic sta provando piuttosto a ottenere vantaggi personali. Stabilire chi avrà ragione spetta al giudice, e come detto non sarà facile: di mezzo ci sono leggi antitrust, le licenze per i software, i sistemi di pagamento e le percentuali (cos’è “legittimo” pretendere per fare da intermediari?).
Tocca anche a WordPress
Una vicenda simile, ma non identica, a quella di Epic la sta vivendo anche Automattic: si tratta dell’azienda che sta dietro al celeberrimo marchio WordPress, che è sì uno dei CMS gratuiti più celebri e popolari del pianeta, ma sul dominio WordPress.com offre anche servizi a pagamento per chi ne avesse bisogno. Automattic ha anche un’app WordPress su App Store: ce l’ha avuta per anni senza problemi, fino a quando non si è verificato un fatto increscioso. Sembrava che l’app WordPress soffrisse dello stesso problema manifestato da Fortnite: tentava di aggirare il sistema di pagamento di Apple per accaparrarsi guadagni indebiti, questa la ricostruzione offerta, ma si trattava di un equivoci.
È vero, Automattic offre servizi a pagamento: ma erano finiti sepolti nell’app, neppure direttamente acquistabili, per sbaglio. WordPress su iOS è gratuita, non prevede acquisti in-app, vuole restare gratuita: le spiegazioni offerte ai tecnici dell’App Store non li hanno convinti dapprima, salvo poi credere nella buonafede dell’azienda e riammettere l’app nel marketplace sotto le condizioni che qualsiasi riferimento ai servizi a pagamento sparisca (cosa che la stessa Automattic aveva proposto inizialmente, per risolvere l’inghippo, ma senza trovare iniziale comprensione).
Una decisione che ha sorpreso tutti, compresa Automattic che si preparava a implementare le funzioni di “in app purchases” in WordPress per poter tornare in App Store: una scelta non priva di conseguenze (l’app sarebbe passata dalla categoria “gratuita” a quelle a pagamento). Ancora più paradossale il fatto che non sia stato necessario modificare alcunché nella app per farla riammettere: a quanto pare, Apple ha fatto e disfatto tutto da sola, rendendosi conto di aver frainteso e prendendo iniziativa per riportare WordPress a bordo di iOS.