L’impatto della digitalizzazione ha effetti sull’occupazione e sulla richiesta di professionisti nell’ICT. Il ruolo delle donne nelle discipline STEM in qualche realtà aziendale aumenta e calano le mansioni manuali e ripetitive sostituite da sistemi automatizzati.
Il convegno CNEL, lo studio INAPP, e la ricerca dell’Osservatorio InfoJobs ma anche le offerte dal mercato del lavoro evidenziato tutti lo stesso trend: aumentano le richieste dei professionisti ICT con specificità e concentrazioni diverse, ma in modo crescente su tutto il territorio nazionale.
La ricerca Infojobs
L’Osservatorio InfoJobs sul mercato del Lavoro in Italia ha fotografato la situazione del settore ICT mostrando che la richiesta dei professionisti ICT cresce del 21,1% nel primo semestre 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016, le “professioni digitali” rappresentano il 16,2% del totale degli annunci e si posizionano al secondo posto in classifica dietro a consulenza manageriale che governa la classifica con il 27% e da punto di vista regionale la Lombardia è capofila nazionale concentrando più della metà delle posizioni aperte (57,6%) seguita da Lazio e Piemonte.
Le aziende del settore ICT ricercano principalmente nella categoria Informatica, IT e Telecomunicazioni con il 70,8% delle offerte totali e a seguire sono presenti professioni che interessano amministrazione e contabilità per l’8,1%, arti grafiche e design con il 3,7%, marketing e comunicazione al 3,6%) e Vendite al 2,6%.
Il dettaglio della distribuzione nazionale trova la Lombardia in testa con più della metà della richiesta di professionisti ICT per il 57,6% delle offerte, seguita dal Lazio al 17,3%, dal Piemontea a quota 6,1%, Veneto al 5,5% con la chiusura dell’Emilia-Romagna al 3,8%.
Analizzando le caratteristiche del candidato “tipo” del settore ICT emerge che il 42,8% di chi cerca lavoro in questo comparto ha tra 36 e 45 anni, mentre il 36,2% appartiene alla fascia tra i 26 e i 35 anni e il 14,2% ha tra 46 e 55 anni di età. In tema di formazione, il 44% dei candidati è in possesso di una laurea, mentre il 43,8% ha il diploma di maturità. Prendendo in considerazione l’esperienza lavorativa precedente, il 27,9% ha tra 5 e 10 anni di impiego, il 21,9% tra i 3 e i 5 anni, mentre il 21,8% può vantare un’esperienza di oltre 10 anni. Ricordiamo anche come le figure femminili nell’ambito delle discipline STEM stiano crescendo e come il Sud si stia distinguendo per assunzioni e grazie anche ad alcune realtà che assumono in quelle aree.
Melany Libraro, CEO di Schibsted Italy fa notare come i professionisti più richiesti siano quelli capaci di apportare valore aggiunto e permettere alle aziende di emergere in un panorama competitivo sempre più affollato e sfidante”.
Il convegno CNEL
“L’impatto dei processi di digitalizzazione su professioni e occupazione” è il titolo del workshop che si è tenuto ieri al CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) in collaborazione con ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) e INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) e che ha voluto offrire spunti di riflessione sulla produttività e risvolti sul piano delle politiche sociali legati alle nuove professionalità e ai profili di competenze associati allo sviluppo delle tecnologie mediante la divulgazione del policy brief su “Cambiamento tecnologico, mansioni ed occupazione“.
La ricerca INAPP
Durante la giornata al CNEL, la pubblicazione INAPP ha fatto emergere come le professionalità in aumento siano legate ad attività e fasi produttive che presentano un’elevata intensità tecnologica e che quindi richiedono innovazioni organizzative all’interno dell’azienda che si digitalizza. Tra le professioni che crescono, sono comprese le professioni legate a mansioni cognitive e non ripetitive. Per contro le professioni che tendono a scomparire sono legate ad attività sostituibili da software come ad esempio quelle di amministrazione e contabilità soppiantate dai software gestionali, o le attività manuali e ripetitive di catena produttiva sostituibili con sistemi robotici automatizzati.
Ma calano anche muratori, manovali, contabili e addetti a mansioni di segreteria. Sulla ricerca INAPP, il suo presidente, Stefano Sacchi ha convenuto che solo l’1,5% dell’occupazione italiana nel periodo 2011-2016 sia stata interessata dal fenomeno della disoccupazione tecnologica e che nel mercato del lavoro italiano si contraggono le professioni composte da mansioni manuali e ripetitive, in coerenza a quanto dice l’OCSE (ovvero che non c’è sinora evidenza di disoccupazione tecnologica di massa nel mercato del lavoro italiano n.d.r.); ma i dati INAPP sottolineano come tra le professioni in crescita sono preferite quelle che richiedono mansioni cognitive e questo è un dato fondamentale per le scelte di politica economica, del lavoro e della formazione. Le 10 professioni a maggiore crescita sono state individuate in:
- Specialisti nei rapporti con il mercato
- Tecnici della produzione manifatturiera
- Analisti e progettisti di software
- Personale non qualificato addetto all’imballaggio e al magazzino
- Addetti agli affari generali
- Addetti all’assistenza personale
- Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali
- Camerieri e professioni assimilate
- Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia di uffici ed esercizi…
- Commessi delle vendite al minuto