Dal crowfunding su Kickstarter alla sfida diretta con uno dei titoli tripla A più appassionanti degli ultimi anni. La startup Cradle Game guarda negli occhi l’opera di Hidetaka Miyazaki?
Dobbiamo riconoscere che ci vuole una certa dose di coraggio, un pizzico di spavalderia e pure un po’ di incoscienza per decidere di debuttare con un titolo che si rifà alla mitica saga nipponica di Dark Souls. Eppure, per certi versi l’impresa portata a casa dal giovanissimo team canadese di Cradle Games, benché connotata da hybris (la tracotanza che portò Ulisse a sfidare gli dei dell’Olimpo) e macchiata da sbavature classiche delle opere prime, è piuttosto convincente. Ecco allora cosa vi aspetta in Hellpoint.
Hellpoint, quando l’inferno è nel cielo
In un futuro lontanissimo, la razza umana, per motivi ignoti, si è trasferita su di una stazione orbitante, Irid Novo. Inaugurata nel 2560, ospitava ambasciate, uffici inter governativi, personalità politiche ed era forse l’estremo tentativo della nostra specie di far germogliare la nostra cultura e conoscenza altrove nello spazio profondo. Arrivata nelle vicinanze del buco nero Sagittarius A*, la nostra civiltà riesce finalmente a interagire con i Sommi, misteriose creature dal sapere apparentemente infinito che alcuni identificano come divinità.
Le architetture di Irid Novo sono davvero affascinanti e rendono l’esplorazione un vero piacere
In un futuro ancora più lontano, Irid Novo è ormai un relitto interspaziale, popolato da creature mostruose e da esseri privi di senno. Non sappiamo cosa sia successo a bordo, ma i tanti indizi che raccoglieremo lungo l’avventura, fin dalle prime ore, faranno subito capire che la situazione è volta al peggio abbastanza in fretta, trasformando un faro di scienza e speranza in un atroce e abominevole manicomio interstellare. Sarà stata la vicinanza col buco nero Sagittarius A*? Oppure il dialogo serrato coi Sommi? A noi il compito di scoprirlo.
Il sistema di combattimento è leggermente più semplice di quello di From Software
E con “noi” intendiamo un rappresentante delle Progenie, esseri stampati in 3D da materiale organico tuttavia privi di anima. Il nostro creatore, noto come Autore, apparentemente unico superstite del disastro di Irid Novo, ci ha creato proprio perché raccogliessimo prove su quanto accaduto sull’astronave spaziale. Forte di una lunga serie di architetture eclettiche che rendono Iris Novo diverso dal solito videogame ambientato su di un relitto orbitante (niente angusti corridoi e cunicoli stile Alien, insomma, ma piuttosto ambientazioni ampie, spettrali, spesso gotiche, che sottolineano come Hellpoint si rifaccia a Dark Souls anche per stile, non solo per gameplay), è davvero piacevole girovagare alla ricerca di indizi sul triste destino che ha travolto la stazione e i suoi occupanti.
Dietro di te! Dietro di te!! Niente, la mancanza di lock on talvolta rende l’alter ego sordo come i protagonisti dei film horror…
Piacevole, certo, perché in perfetto stile souls-like (emulo di Dark Souls) i segreti non mancano, così come i bivi e la zone segrete, ma pure una esperienza altamente horror e spesso a dir poco frustrante. Perché, avendo deciso di percorrere la via segnata da From Software, Hellpoint non è certo un action RPG come gli altri. Punta tutto sulla crudeltà degli abomini che porrà sul vostro cammino, abomini spietati, pronti a fare brandelli del nostro povero alter ego virtuale. Sebbene, rispetto a Dark Souls, i combattimenti siano stati leggermente semplificati (probabilmente per fare la tara con una visuale un po’ zoppicante che avrebbe reso tutto ancora più frustrante), anche in Hellpoint è necessario imparare a conoscere il moveset di ogni diabolica creatura vi si pari davanti. Se pensate di attaccare a testa bassa sventagliando la vostra alabarda a casaccio, collezionerete game over su game over. E le schermate di game over non mancheranno in ogni caso, anche nelle partite più ragionate, credeteci.
Morire è ben di più di una esperienza frustrante, perché di fatto comporta la perdita di tutti i punti esperienza accumulati dall’ultimo check point, che resteranno comunque nel luogo della vostra dipartita (il più delle volte dovrete comunque passarci perché la struttura dell’astronave è lineare e non consente di aggirare un punto parecchio pericoloso). Ma c’è un problema ulteriore: ad attendervi non troverete solo il nemico che vi ha fatto la pelle, ma anche il vostro fantasma, ciò che resta delle vostre spoglie mortali. Un’ombra animata solo dalla volontà di farvela pagare. Quindi, prima di mettere le mani sui punti esperienza dovrete vedervela con la vostra nemesi. I punti esperienza, al pari delle Anime di Dark Souls, potranno essere spesi solo raggiungendo determinate strutture (le Brecce, identiche ai falò dell’opera di From Software) e permetteranno di investire nella crescita del personaggio, essenziale per riuscire ad affrontare gli abomini che ci attendono avventurandoci nei meandri della stazione spaziale orbitante.
Le boss battle sono spettacolari ma mai troppo esaltanti
Un altro aspetto originale riguarda il fatto che in taluni momenti, quando la stazione spaziale nella sua orbita si avvicina troppo al buco nero Sagittarius A*, sulla mappa appariranno orde di nemici che dovremo – se possibile – evitare per tempo cambiando percorso. Alla lunga, vista la ciclicità dell’evento, tale caratteristica perde di mordente, ma sulle prime rappresenta comunque un ulteriore, eccitante, ostacolo sul nostro cammino, tutt’altro che agevole. Ma dove Hellpoint mostra il fianco alle polemiche, prevedibilmente, è che per quanto tecnicamente godibile e forte di una atmosfera coinvolgente, risulti sempre e comunque un Dark Souls “in piccolo”. Non poteva essere altrimenti per il frutto del lavoro di uno studio indipendente in parte finanziato con crowfunding tramite Kickstarter e disponibile comunque a un onestissimo prezzo budget (circa 30 euro).
In Hellpoint c’è pure la modalità multigiocatore. Lo split rende tutto più caotico, ma con un compagno gli scontri sono più facili
Così, fino all’arrivo della patch, spesso bisogna vedersela con avversari che vengono inghiottiti dal terreno, zone della mappa che rischiano di intrappolarci a causa di un muro invisibile di troppo, crash improvvisi, filmati che si bloccano… In più, alla varietà delle locations (di gran livello) non segue purtroppo quella dei nemici: spesso c’è un gran riciclo dei boss, che dopo aver fatto la loro apparizione con tanto di filmato come se fossero il peggior essere mai creato da chissà quale diabolica mente, finiscono per diventare nemici ordinari rintracciabili lungo i livelli. Ma a parte questo e a qualche altro scivolone determinato dall’inesperienza del team e dal fatto che la produzione non sia stata supportata dal fiume di denaro che avrebbe meritato, Hellpoint resta comunque un souls-like di tutto rispetto che contempla persino più modalità multigiocatore online e locale. Insomma, non si poteva chiedere di più a una startup che ha deciso di sognare in grande.