Il videogame vincitore del BolognaRagazzi Digital Award 2020 arriva su Nintendo Switch
Sebbene molti pensino ancora oggi che il romanzo di Mary Shelley sia catalogabile come un horror – e non potrebbe essere commesso errore più grande -, al pari per esempio di Dracula di Bram Stoker, Frankenstein continua a esercitare sull’immaginario collettivo un ascendente senza pari. Di norma registi e fumettisti prediligono insistere sull’immagine sbagliata del personaggio, quella che lo vuole un gigante stupido e fortissimo, spesso cattivo, a volte solamente ingenuo (una sorta di Hulk ottocentesco insomma) che fa del male per mero diletto, ma poi talvolta si incontrano opere delicate come The Wanderer: Frankenstein’s Creature che vogliono recuperare lo spirito originale dell’opera impreziosendolo, se possibile, di una carica poetica (e pittorica) inedita.
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Quanto è difficile essere diversi…
The Wanderer: Frankenstein’s Creature è un titolo tanto particolare quanto coraggioso, sviluppato dai ragazzi francesi di La Belle Games, prodotto da Arte col sostegno del Centre national du cinéma et de l’image animé e Île de France. Con simili attori alle proprie spalle, avrete inteso che questo videogioco punta molto sul proprio aspetto estetico. Peculiare, per un videogame che ha al centro del proscenio un mostro…
Questo qui sembra un paesino ligure o della Costa Azzurra
Fresco vincitore del BolognaRagazzi Digital Award 2020, The Wanderer: Frankenstein’s Creature arriva su Nintendo Switch con la sua carica emotiva assai forte. Si tratta di un videogame atipico, delicato, che riesce a coniugare un romanzo che, almeno in apparenza, dovrebbe essere orrorifico, con la bellezza di delicati paesaggi acquerellati. Ogni tavola del gioco è stata dipinta a mano, un lavoro che ha impegnato gli sviluppatori per oltre tre anni. Ma la grafica è solo l’elemento di contorno. Curiosa la scelta di sviluppare la storia non seguendo il romanzo, che sarebbe stato letto passivamente al giocatore (che interpreta Frankenstein), ma dipanandolo tramite una serie di quesiti sulla solitudine, la famiglia, la bellezza, l’appartenenza, la religione e la filosofia.
I fondali sono meravigliosi. Hanno richiesto 3 anni di lavoro
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Il giocatore dovrà rispondere, tenendo sempre a mente il suo aspetto mostruoso e la sua forza erculea, capaci di spaventare di primo acchito la popolazione. A seconda delle scelte fatte crescerà il terrore o l’affetto che gli altri proveranno nei confronti della creatura, ma talvolta gesti fatti a fin di bene possono essere percepiti in tutt’altro modo e scatenare reazioni impensabili.
Il gioco è un’avventura a bivi, ogni scelta avrà ripercussioni sul modo in cui verremo percepiti
Al pari del romanzo, The Wanderer: Frankenstein’s Creature ci insegna quanto possano ferire i giudizi e quanto possano essere ottusi i pregiudizi. E, se possibile, benché in questa avventura grafica i momenti davvero ludici siano pochi, i bivi, la paura di sbagliare, di essere fraintesi, la sensazione di essere un elefante in una cristalleria, sono persino accentuati rispetto all’opera di Mary Shelley.
Come il romanzo, anche il videogioco invita a riflettere sull’importanza di essere accettati (e di sapere accettare)
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Sebbene qua e là il videogame sia indubbiamente acerbo (porzioni di livelli rischiano di restare nascoste finché non ci si “sbatte” casualmente contro, incedere narrativo fin troppo lento, fasi ludiche ridotte all’osso), The Wanderer: Frankenstein’s Creature si rivela comunque un titolo in grado di emozionare. E in alcuni punti commuove persino. La localizzazione in italiano fa il resto.