Gli americani svelano la trattativa col MISE su costo del lavoro e prezzo dell’energia, temendo in un periodo turbolento come questo sorprese in bolletta. Giorgetti indispettito: “Era meglio fosse rimasta riservata”
Se ci leggete con assiduità ricorderete che siamo stati i primi a rivelare la possibilità, agli inizi del novembre 2021, che Intel voglia costruire un impianto di chip qui da noi, in Italia. Sono passati diversi mesi, la crisi dei semiconduttori si è acuita a tal punto da spingere Bruxelles a varare il cosiddetto Chips Act (ne avevamo parlato qui, focalizzandoci sulle novità per le startup) e qualcosa sembra essersi mosso…
Cosa sappiamo sulla futuribile fabbrica di chip in Italia di Intel
Usciti dal campo delle voci di corridoio, ora possiamo finalmente presentarvi qualcosa di più concreto. Per esempio, la multinazionale del tech ha rivelato la somma complessiva che vorrebbe investire per realizzare, nel nostro Paese, una fabbrica di semiconduttori è considerevole. Parliamo di 4,5 miliardi di euro. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, l’investimento, che potrebbe avere più quote di contributo pubblico (a livello nazionale e comunitario, grazie al Chips Act), potrebbe persino raddoppiare, a seconda di quanti altri stabilimenti il colosso statunitense realizzerà nel Vecchio continente.
Le trattative con il governo e la risposta piccata di Giorgetti
Intel aveva dichiarato di aver avviato negoziati con il governo già lo scorso ottobre, probabilmente al fine di accelerare l’iter, visto che la fuga di notizie aveva indispettito il titolare dello Sviluppo economico, il leghista Giancarlo Giorgetti: “La trattativa c’è, ci sono stati una serie di incontri, ma credo che sarebbe stato meglio se queste voci non fossero uscite. La riservatezza aiuta in questi casi”. Sul tavolo due temi assai delicati: costo del lavoro e, soprattutto, dell’energia, dato che gli americani vorrebbero evitare sorprese in bolletta, in un Paese così dipendente dall’approvvigionamento estero come il nostro.
Ciò che importa, comunque, è che con la dichiarazione autunnale del MISE, anche il governo ha ufficializzato l’esistenza di negoziati con Intel su un progetto che prevede la costruzione in Italia di un impianto di “back-end”, resta ora da capire se si farà e in quale zona del Paese sarà.
Le Regioni che hanno avanzato candidatura al MISE
Sarebbero in corsa Mirafiori o Catania, dove già opera StMicroelectronics, azienda italo-francese tra le principali nella produzione di componenti elettronici a semiconduttori. Il Piemonte gareggia anche con due siti tra Novara e Vercelli, la Puglia ha candidato Bitonto, Lecce, Foggia e Brindisi e poi c’è il Veneto. L’impianto di chip che Intel vorrebbe realizzare in Italia potrebbe dare lavoro diretto a oltre 1.000 persone, mentre in Germania, probabilmente a Magdeburgo, sarà realizzata la prima fase, detta front-end (al termine della quale sono realizzati i wafer di silicio, ognuno dei quali contiene centinaia di chip), cui segue quella di package, essenziale per la realizzazione dei prodotti.