All’inizio saremo Ceo di una azienda che ha un solo bus. E saremo anche l’unico autista, ma poi estenderemo le nostre tratte sull’intera città col servizio di trasporto pubblico urbano più efficente
Forse vi sembrerà strano, se non addirittura folle, ma c’è chi impugna un pad non per provare le emozioni del pilota d’aerei o di Formula 1, ma per calarsi nei panni dell’autista di autobus. I primi simulatori del genere furono nipponici. Del resto, una idea simile poteva venire solo ai giapponesi. La serie di Taito Densha de Go che, in origine, permetteva di guidare solo treni ebbe persino un successo inatteso. Poi i videogiochi di autobus hanno iniziato ad andare forte tra le software house dell’Europa continentale. Tra le più note c’è la tedesca Astragon che ha già pubblicato una miriade di titoli in cui lo scopo è mettersi alla guida di un pullman e… portare la gente a destinazione. Col tempo è riuscita a collezionare persino uno zoccolo duro di appassionati che, ogni anno, come i fan di PES e FIFA, chiedono nuove edizioni, nuove livree e nuovi modelli. L’ultimo capitolo lo abbiamo sotto mano: Bus Simulator (qui il sito).
La vita dell’autista
Bus Simulator non è solo un titolo di guida: è anche un gestionale, seppur all’acqua di rose. Vi chiederà infatti di rilevare una compagnia del trasporto pubblico locale in fallimento e di tirarla su. Si inizia quindi come imprenditori tutto-fare, contemporaneamente amministratore delegato e autista del solo bus a nostra disposizione e si dovranno letteralmente macinare chilometri per mettere da parte i primi soldi, restituire alla banca il capitale del mutuo e iniziare a espandersi.
Il gestionale è, appunto, leggero: ogni settimana dovremo fare i conti con entrate e uscite, ma, contrariamente alle attese, non si può intervenire su diversi aspetti della vita aziendale. Ad esempio, non è possibile fissare il prezzo dei biglietti. Questo nonostante si operi in una situazione di totale monopolio. Si può al più intervenire assumendo e licenziando personale (unicamente autisti, niente meccanici, segretari, amministrativi…) e vendendo o comprando nuovi autobus.
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Gli autobus, di fatto, rappresentano il solo motivo per progredire con la carriera: più si gioca e si accumula esperienza, più il negozio avrà nuovi modelli. Tutti realmente esistenti (Mercedes-Benz, Setra, MAN, e IVECO) e identici a quelli che circolano per le nostre strade. Chi volesse può persino acquistare DLC venduti separatamente con nuove corriere.
Alla fedeltà estetica, purtroppo, non corrisponde uguale fedeltà simulativa. Gli autobus sembrano infatti scivolare sull’olio, non riescono a comunicare quella sensazione di pesantezza tipica di mezzi simili. Non sentono nemmeno le asperità del terreno (chi scrive frequenta i mezzi pubblici da almeno 25 anni, dunque sa bene quanto si balla sui bus) e si controllano come se fossero semplici berline, solo un po’ più lente (viceversa le frenate sono tempestive, mentre ci saremmo aspettati più inerzia). Questo non vuol comunque dire che destreggiarsi nel traffico sia facilissimo: quando si guida simili bestioni l’errore è sempre dietro l’angolo e in Bus Simulator si paga molto caro. Un tamponamento, uno scontro con un cartello stradale, l’urto con un marciapiede volatilizzerà all’istante diverse centinaia di euro. Mettere sotto un passeggero alla pensilina persino 20mila (sì, c’è capitato…).
A proposito di passeggeri, dato che il gioco è ambientato nel Nord Europa, bisognerà fare loro il biglietto. Vicino al volante troverete infatti un computerino che stamperà sul momento il ticket richiesto: corsa giornaliera, singola, settimanale, tariffa base, per studenti o anziani.
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E naturalmente dovrete dare il resto. Tutto questo restando nel tempo consentito dalla tratta: sforare comporta delle penalità, andare troppo veloci pure (e rischierete anche multe per eccesso di velocità). Della scuderia del publisher Astragon avevamo provato un altro titolo, Bus&Cable Car Simulator, più vecchio (2011) ma anche più simulativo: pensate che l’autobus poteva lasciarvi a piedi (stava a voi ripararlo o correre – a piotte – alla più vicina officina in cerca del pezzo di ricambio) e prima di lasciare il deposito dovevate digitare correttamente la destinazione che appare sopra il parabrezza, o non sareste riusciti a caricare passeggeri (giustamente, non sapendo quale linea percorriate).
Accendere un bus è complesso quanto far decollare un’astronave. Non esageriamo
Bus Simulator invece è più semplicistico: gli autobus non si guastano e tanti altri aspetti vengono ignorati. Non crediate comunque che far partire un pullman sia semplice. Il battesimo del fuoco non è dei migliori dato che il gioco vi butta in autostazione senza spiegarvi né come accenderlo, né come aprire le porte dall’esterno. Ma sono le sole procedure simulative presenti. Per il resto, pochi segnali stradali, pochi pedoni che attraversano la strada e pure pochi imprevisti tipizzati, che andranno dalla porta che non si chiude e andrà sbloccata manualmente all’auto che ha parcheggiato in piena fermata (basta un colpo di clacson) fino ad arrivare, ed è forse il caso più simpatico, al passeggero che ascolta la musica a volume eccessivo. Starà a noi fermare il bus (tirate il freno a mano!), alzarci dalla nostra postazione e redarguirlo per permettere agli altri utenti di viaggiare tranquilli. Forse il gioco non è poi così simulativo, ma chi alla carriera ha sempre preferito la corriera potrebbe apprezzarlo.