Il fondatore della piattaforma ha annunciato la decisione di dare la possibilità agli utenti di alcune lingue di scrivere tweet lunghi il doppio. Si tratta di una delle innovazioni che costantemente segnano il mondo delle piattaforme social
Il cinguettio social non è mai stato così lungo. In altre parole, Twitter ha abbandonato il limite dei 140 caratteri. Anzi, l’ha raddoppiato, dando la possibilità ai suoi utenti di spingersi fino alla soglia dei 280 per esprimere il loro pensiero sulla piattaforma. Da tanto si parlava di questa innovazione ed era già stato fatto qualche passo in questo senso: si era evitato di conteggiare nel numero dei caratteri le menzioni di altri utenti, i contenuti multimediali o i link. La notizia del cambiamento è stata data direttamente dal suo fondatore Jack Dorsey che ha invitato tutti ad esprimersi con commenti e critiche sulla novità.
I tweet e le differenze linguistiche
La scelta è stata motivata soprattutto dalle differenze tra le varie lingue del mondo. In un articolo scritto dalla product manager Aliza Rosen per spiegare la mossa aziendale, sono state messe in risalto le difficoltà degli utenti anglofoni, spagnoli, portoghesi e anche italiani nel restare nel limite dei 140 caratteri. Più semplice, invece, condensare il proprio pensiero per chi scrive in giapponese, cinese o coreano. Sarà per questo che l’estensione a 280 caratteri non riguarderà gli utenti che non hanno mai avuto problemi di spazio su Twitter.
La crisi di Twitter
La sperimentazione farà in modo che quando si scriverà un tweet molto lungo, la parte in eccesso verrà nascosta e l’utente potrà leggerla solo cliccandoci sopra. Si tratta di una decisione presa per cercare di risollevare le sorti di un social network che da anni vive una profonda crisi. Il numero contenuto di utenti rispetto alle piattaforme più popolari come Facebook è solo uno dei segni dei problemi che si respirano da tempo a San Francisco e che sono stati sanciti dal crollo economico registrato nel tempo: nei suoi dieci anni di storia Twitter non ha mai chiuso un trimestre in utile e il titolo in borsa ha subito un calo progressivo fino a toccare i 17 dollari del febbraio 2017.
Come sono cambiati i social network
Anche se le modifiche decise da Jack Dorsey sembrano essere orientate a un recupero disperato di un business dal destino segnato, è pur vero che il mondo dei social network è in continua evoluzione ed è sempre alla ricerca di novità per soddisfare i desideri degli utenti. È stata proprio la piattaforma dei cinguettii ad aver introdotto per prima con Periscope la possibilità di trasmettere in diretta utilizzando solo uno smartphone e una connessione dati. Dell’innovazione si è appropriata poco dopo Facebook che ha fatto delle dirette uno dei cavalli di battaglia degli ultimi tempi. E che dire poi delle storie? Ormai non c’è social che non dia la possibilità di condividere dei contenuti in sequenza per un periodo di tempo limitato. Il precursore in questo senso è stato Snapchat, anche se a stretto giro l’hanno seguito Instagram, Facebook e addirittura WhatsApp.
Le notizie in rete
La crescita della comunicazione sui social ha portato anche a risvolti importanti nel panorama dell’informazione. Da sempre Twitter si è distinta come la piattaforma in cui poter accedere in maniera immediata al flusso di notizie postate dagli utenti, rigorosamente in ordine cronologico e senza filtri di preferenze decisi da algoritmi. Nel marzo del 2016 anche in questo senso il social network aveva deciso di avvicinarsi di più a Facebook e aveva dato la possibilità di vedere per primi i tweet ritenuti di maggiore interesse per l’utente tra quelli degli account seguiti. Anche se si trattava di un’impostazione facoltativa, la scelta aveva suscitato perplessità soprattutto tra chi aveva sempre visto in Twitter il social network più oggettivo ed imparziale e forse per questo rimasto elitario. Il problema della circolazione delle notizie false, ad esempio, ha toccato solo di striscio Twitter mentre ha costretto a interventi sempre più decisi Facebook che è stato accusato più volte di aver contribuito a una manipolazione delle informazioni risultata deleteria addirittura per la formazione dell’opinione pubblica mondiale.
Il gigante Facebook
Un altro dettaglio da tenere in considerazione nel variegato panorama social è il fatto che tre delle maggiori piattaforme, Instagram, Facebook e WhatsApp fanno capo all’unica mente di Mark Zuckerberg che sembra adottare su tutte analoghe strategie di sviluppo. Il nome di Facebook era stato fatto nel 2016 addirittura come possibile acquirente di Twitter dopo che altri nomi di peso come Google e Disney si erano tirati indietro. La fusione, poi, non ha avuto riscontri nella realtà. Certamente la prima – e più preziosa creatura – di Zuckerberg rimane Facebook e su quella continua a concentrare gran parte dei suoi sforzi. Da quando su Facebook si parlava di sé in terza persona, di passi avanti ne sono stati fatti. E sull’app oggi è possibile addirittura fare acquisti grazie alla sezione marketplace. Un algoritmo incrocia la nostra attività sul social, i nostri interessi e le nostre propensioni con i possibili oggetti che avremmo desiderio di acquistare. E gran parte della nostra vita è costantemente sotto osservazione.