Dal 20 al 25 settembre nel capoluogo lombardo eventi e passerelle per mettere in mostra le ultime tendenze in fatto di abiti, scarpe e accessori. Ma non bisogna perdere di vista chi cerca di modernizzare il settore con la tecnologia. Qui qualche esempio
Milano ospita come ogni anno la Settimana della Moda. Dal 20 al 25 settembre il capoluogo lombardo sarà palcoscenico di una serie di eventi sull’industria del fashion nel nostro paese: 63 sfilate, 94 presentazioni, 20 eventi in calendario, 159 collezioni sono i numeri di questa edizione. Il 24 settembre ci sarà spazio anche per l’interesse ecologico che la manifestazione ha deciso di mettere in primo piano quest’anno. L’appuntamento diventerà internazionale con la premiazione al Teatro La Scala dei Green Carpet Fashion Awards, in cui si parlerà delle migliori idee di moda sostenibile. In attesa di capire dalle passerelle e dagli eventi in programma le tendenze per i prossimi mesi, abbiamo raccolto qui alcuni esempi di startup che hanno fatto di scarpe, abiti e accessori il materiale da cui partire per innovare il settore con la tecnologia.
1. Lanieri
È stata premiata nel 2016 come miglior ecommerce dell’abbigliamento al pari di portali di alto livello come Zalando. Si distingue dagli altri siti perché si dedica agli abiti su misura e punta quindi all’eccellenza italiana. Ha siglato un accordo con i lanifici biellesi che ha portato nelle casse della startup di Simone Maggi e Riccardo Schiavotto un investimento da 3 milioni di euro. Lanieri è tutto questo. Un ecommerce che per le sue particolari caratteristiche è in grado di dare nuovo slancio a produzioni destinate a rimanere locali, aiutandole ad affacciarsi al mercato globale e a utilizzare la vetrina di internet.
2. Dress you can
Si passa dalla vendita al noleggio con Dress you can, startup milanese che ha puntato sul desiderio di molti di indossare abiti inarrivabili o outifit completi di accessori e scarpe. L’azienda è stata fondata nel 2015 da Caterina Maestro con un team tutto al femminile e ha aderito al programma di accelerazione del Fashion Technology Accelerator. L’utente che vuole usufruire del servizio può cercare sul portale l’abito più adatto all’occasione che deve celebrare e procedere quindi a prenotarlo per pochi giorni a un prezzo medio di 109 euro. Potrà quindi vestire capi di alta moda, anche se solo per poche ore, senza preoccuparsi delle spese per il lavaggio o per le piccole riparazioni. La startup gestisce anche uno showroom che rappresenta la giusta integrazione tra offerta online e offline. Dress You can offre quindi una sorta di armadio condiviso con più di mille capi che contribuisce a ripensare all’idea stessa di possesso degli oggetti. La startup è stata inserita da Forbes nel 2016 tra le 10 imprese in grado di rivoluzionare il mondo della moda.
3. Vegea
A proposito di sostenibilità, la startup Vegea ha trovato un modo per ottenere la pelle dal vino. L’idea di Gianpiero Tessitore e Francesco Merlino è stta incubata all’interno del Progetto Manifattura di Rovereto, la factory green di Trentino Sviluppo. L’innovazione sta nella realizzazione di un materiale ecologico che ha le stesse caratteristiche della pelle di origine animale, ma che si ricava dalle fibre e dagli oli presenti nella vinaccia. Il materiale Wineleather ha anche vinto il Global Change Award di Stoccolma nel 2016.
4. Italian Artisan
Del contatto tra i grandi brand e i piccoli artigiani che rappresentano il tessuto produttivo italiano si interessa la startup fondata da David Clementoni, Italian Artisan, che partecipa al programma di accelerazione del Fashion Technology Accelerator. Si tratta di una piattaforma che mette in comunicazione gli esperti della manifattura italiana con designer emergenti e grandi clienti in giro per il mondo. Si rivolge quindi a grandi brand interessati alla produzione artigianale di una determinata collezione o a designer che sono alla ricerca di un particolare metodo di produzione e hanno difficoltà a interfacciarsi con le botteghe sparse sul territorio del nostro paese senza un intermediario. Italian Artisan offre quindi supporto anche a chi voglia digitalizzare la distribuzione dei propri prodotti made in Italy attraverso l’esposizione online.
5. Bookalook
Tra le startup più giovani nel portfolio del Fashion Technology Accelerator c’è Bookalook, piattaforma lanciata nel 2017 da Melissa Fernandez e Carolina Molossi. La startup è per metà italiana e per metà britannica e si rivolge ai professionisti della moda. Mette in contatto gli stylist, editor, influencer interessati a realizzare un servizio fotografico di una collezione con il settore PR dei grandi brand, con i designer, con le agenzie. In pratica, consente di digitalizzare interamente il processo che porta poi alla realizzazione degli scatti per la presentazione e la promozione dei prodotti. Gli operatori del settore editoriale possono accedere ai cataloghi e selezionare i campioni che più interessano, mentre le agenzie di pubbliche relazioni possono scegliere e gestire con maggiore velocità le richieste ricevute.