Se dovessimo riassumere in una sola parola l’ambizione di OnePlus non potremmo che dire: premium. Ma la nuova ammiraglia ha le carte in regola per piazzare la zampata vincente?
Questa è una review di un terminale senz’altro atipica. Un po’ perché ho avuto la possibilità di provarlo in anticipo rispetto al suo lancio sul mercato: un po’ perché quello che ho tra le mani è a tutti gli effetti un punto di svolta per OnePlus. Con il lancio del 7T Pro, lo smartphone oggetto di questa review, di fatto il marchio costola di Oppo fa un passo deciso in una direzione precisa: quella che vede per sé una vocazione decisamente premium, è la parola che più spesso risuona nella comunicazione dedicata ai nuovi terminali (cui si unisce il piccolo, grande, 7T).
Così facendo OnePlus fa una scommessa: quella di poter puntare a crescere nel segmento che offre i maggiori margini, magari anche a scapito di altri marchi che attraversano un momento di difficoltà politica. Ma per vincere questa scommessa deve dimostrare di avere le carte in regola per proporre qualcosa di più che un semplice “flagship killer”, come un tempo recitava lo slogan che ha segnato un punto di svolta dell’intero settore.
Com’è il OnePlus 7T Pro
Il nuovo smartphone OnePlus è, senza ombra di dubbio, di taglia forte: si impugna comodamente con una mano, ma per usarlo al meglio avrete sempre e comunque bisogno di due mani alla volta. Colpa (o merito, decidetelo voi) dello schermo imponente da 6,67 pollici di diagonale: confermato un AMOLED Samsung di ottima qualità, sempre con refresh da 90Hz che lo rende uno spettacolo per gli occhi e che consente di sfruttarlo al meglio come strumento multimediale per esempio per fruire dei video o giocare (ci sono tutte le certificazioni HDR che servono). Una leggera rastrematura sul lato lungo rende la cornice più comoda da impugnare.
Dimensioni a parte, ci sono diverse conferme sul 7T Pro: a cominciare dalla fotocamera frontale a periscopio, l’espediente adottato da OnePlus (e altri) per far sparire il non sempre gradito notch (tacca) dallo schermo. Anche il periscopio, comunque, è una soluzione che può non piacere a tutti: detto questo, è tutt’altro che mal riuscita sul OnePlus e il sistema di rientro automatico in caso di caduta sembra sempre efficace. Altri elementi presenti sul terminale sono il cursore che serve a regolare la suoneria (attiva, solo vibrazione, muto), tanto utile che dopo pochi giorni di utilizzo ti domandi perché non ce l’abbiano tutti gli smartphone, e il doppio microfono in basso che si unisce al terzo sulla parte superiore dello smartphone.
Manca, ormai lo possiamo dare per spacciato definitivamente, il jack audio. Così come, con la sparizione del notch, ci tocca dire addio al LED di notifica. Fare l’abitudine a questa mancanza non è così semplice se ci avete fatto conto per anni, ma non è la fine del mondo: certo resta da capire perché OnePlus non consenta l’Always On Display con le icone delle notifiche in bella vista (si chiama Ambient Display nel software OnePlus), preferendo gesture come il doppio tocco per la riattivazione. L’audio dell’altoparlante di sistema è stereo, con certificazione Dolby Atmos, e sfrutta anche la capsula auricolare quando si mandano in riproduzione video e videogiochi: ma c’è un leggero sbilanciamento tra i due, vista la differenza di potenza.
Sotto il cofano le novità sono limitate: la batteria integrata è da 4.085mAh (con ricarica rapida WarpCharge 30T da 30W), il processore montato è lo Snapdragon 855+ che altro non è che uno speed-bump rispetto all’855 precedente. La fotocamera non fa un passo in più: monta un sensore Sony IMX586 da 48 megapixel con lente f/1,6 stabilizzata, poi c’è l’ultra-wide da 117 gradi di campo di ripresa con un sensore da 16 megapixel (stabilizzato elettronicamente), un tele da 8 megapixel con zoom 3x e luminosità f/2,2. Lato software da sottolineare che si possono girare video 4K anche 60fps, e le modalità ritratto e notturna ora lavorano rispettivamente anche col sensore zoom e quello grandangolare. Il design della fotocamera posteriore è stato modificato leggermente (la messa a fuoco laser è stata spostata a sinistra), ma resta il semaforo centrale.
Come va il OnePlus 7T Pro
Dare un giudizio definitivo per questo terminale, lato software, è complicato: alle prese con una beta non definitiva abbiamo sperimentato un po’ di stranezze, più che altro dal punto di vista della coerenza nel comportamento del terminale, ma nel complesso il livello di maturità raggiunto dall’interfaccia di OxygenOS ormai è notevole. E ci sbilanciamo nel prevedere che sia scontato che la versione finale del software sistemi tutto: aggiorneremo la review quando avremo testato la build definitiva. C’è poi una coerenza di fondo notevole, nelle forme e nelle possibilità di personalizzazione dell’interfaccia stessa (su tutte la font personalizzata OnePlus dona un look originale al terminale), la schermata Shelf è poi una delle trovate più interessanti delle varie personalizzazioni di Android in circolazione: infine il refresh da 90Hz, anche se consuma un po’ più velocemente la batteria, è una gioia per gli occhi (e lo schermo ora raggiunge i 1000nits di luminosità all’aperto).
La velocità di lancio delle app è, semplicemente, allo stato dell’arte: gli 8GB di RAM aiutano il processore Qualcomm a tenere a bada qualsiasi esigenza, lo storage UFS3.0 è una scheggia anche nell’installare le app, nonostante la beta non abbiamo visto esitazioni particolari in generale in tutto lo smartphone. Dal punto di vista delle performance non c’è nulla di cui lamentarsi quindi, e anche in chiamata la qualità del segnale e dell’audio in capsula auricolare appare di ottimo livello. Molto bello il feedback aptico rinnovato, che fa più che far vibrare lo smartphone: è netto, definito, se si opta per tenerlo attivo durante la digitazione restituisce un’ottima impressione. Migliorato il sensore per le impronte sotto lo schermo: un po’ meglio che sul 7 Pro, purtroppo non ha ancora raggiunto la rapidità e la precisione di quelli vecchio stile che semplicemente stavano sul posteriore.
Uno degli aspetti più soddisfacenti del OnePlus 7T Pro è però appunto l’estetica del posteriore: la colorazione haze blue in prova è semplicemente splendida, trattiene pochissimo le impronte e la finitura opaca è decisamente di moda. Unendo il colore della scocca agli sfondi animati in tinta si ottiene una combinazione azzeccata, che viene un po’ smorzata se si decide di montare la cover di silicone presente nella scatola. Ci sono poi gli accessori, che storicamente hanno un aspetto piuttosto rugged se si scelgono quelli originali (ad esempio la cover in fibra di carbonio), ma nel complesso il OnePlus 7T Pro è senza dubbio molto bello da vedere sebbene il design scelto risulti davvero imponente.
Veniamo a due delle perplessità che riguardano il 7T Pro. La batteria, cominciamo da qui: nonostante i 4.000mAh e oltre non pare ancora aver raggiunto il livello di alcuni concorrenti, in parte anche per via dello schermo con il refresh accelerato e la risoluzione QHD. Ci sarà da tornare su questo particolare con il software finale, ma a giudicare da come si comportava il diretto predecessore (7 Pro) non è necessariamente questa la qualità di punta del terminale: arrivare a fine giornata non è un problema, ma sotto stress può mostrare qualche difficoltà.
L’altro aspetto da considerare è la fotocamera: parliamo di un dispositivo di fascia alta, quindi è lecito attendersi prestazioni da ammiraglia. L’app adottata da OnePlus è forse uno degli elementi meno riusciti della sua interfaccia: è essenziale, forse troppo nel tentativo di semplificare l’approccio alla fotografia di chi utilizza lo smartphone, ma si potrebbe giovare di un po’ di lavoro per renderla più intuitiva nell’utilizzo. Video di buon livello, compreso il 4K, ma lasciate perdere la modalità “Super Stabile” che non pare ancora del tutto matura (e taglia la risoluzione massima a 1080P). Gli scatti sono di ottimo livello: porterete a casa delle belle immagini, ma nel confronto con altri pesi massimi non sempre il OnePlus la spunta – soprattutto con lo zoom attivo. Bene i selfie, che pure però soffrono un po’ alla sera – come nel complesso tutta la fotocamera. Ribadiamolo, stiamo sempre parlando di un terminale di fascia alta: le nostre considerazioni sono relative a questo segmento, OnePlus ha fatto ottimi passi avanti ma deve pur sempre rincorrere Apple, Huawei e Samsung, che hanno ormai una tradizione consolidata in questo campo.
Un nuovo flagship killer?
Il OnePlus 7T Pro arriverà ufficialmente in vendita il prossimo 17 ottobre, assieme al fratello minore 7T (con cui condivide praticamente tutte le specifiche essenziali): il prezzo ufficiale è fissato a 759 euro per la versione 8/256GB, mentre il 7T resta su un più familiare 599 euro (8/128GB). Accanto a questi due sarà disponibile in tiratura limitata anche il McLaren Edition: in tutto e per tutto identico al 7T Pro nelle specifiche, tranne la RAM da 12GB, con finiture arancio e una decorazione carbon-look sul posteriore ispirata al design delle vetture britanniche. Quest’ultimo sarà in vendita dal 5 novembre e il prezzo sarà di 859 euro.
Sicuramente viste le prestazioni e la dotazione, il 7T è un telefono molto interessante: design ricercato (ma senza schermo curvo frontale), tanta birra dal processore, display ottimo, tripla fotocamera. È più grosso dei suoi predecessori, ormai le preferenze asiatiche condizionano il mercato mondiale in generale, ma l‘equilibrio tra prezzo e prestazioni pare più che adeguato: difficile trovare di meglio a questo prezzo in circolazione.
Dal canto suo il 7T Pro si sbilancia un po’ di più: pesa più di 200g, è più ingombrante, e non offre alcun vantaggio particolare rispetto al fratello minore (se non lo zoom 3x per la fotocamera, contro 2x, e lo schermo curvo senza notch). Per 759 euro nella confezione non troverete le cuffie, e manca la certificazione per resistenza ad acqua e polvere: con la concorrenza agguerrita che c’è in giro diciamo che il 7T Pro ha davvero una sfida complicata da affrontare, ma qui veniamo al punto da cui siamo partiti con questa review. Se dovessi scommettere un euro sul futuro di OnePlus, non ci penserei neppure una volta: sarà il Pro, e non il 7T semplice, a dettare la strada futura sia per quanto attiene le dimensioni che le finiture, senza dimenticare il prezzo.
Quello che sembra chiaro, anche alla luce del prossimo debutto in grande stile del terzo marchio Oppo in Europa (RealMe: ci torneremo presto con la prova dei dispositivi di questo brand), è che OnePlus si piazza ora in cima alla piramide dell’offerta del produttore cinese. Quindi sempre più spazio sarà riservato al design ricercato, alle collaborazioni come quella con McLaren, al posizionamento nella fascia premium (appunto) del mercato: la scatola rossa di questa serie T, essa stessa un elemento di design (è davvero bellissima), è la dimostrazione più palese di questa tendenza consolidata. Il prossimo OnePlus spingerà ancora di più in questa direzione, c’è da scommetterci: anche perché c’è di mezzo il grande successo in India, un mercato che conta moltissimo e sui cui gusti si modellano i nuovi terminali.
Il salto da flagship killer a premium phone è stato compiuto: è una scommessa davvero importante per il futuro di OnePlus, che già ha spiazzato i suoi utenti più affezionati con l’aumento graduale del prezzo base della sua offerta e con l’aumento delle dimensioni degli smartphone. Senza dubbio il 7T Pro è un ottimo prodotto, degno di competere con i suoi pari-grado, che sconta ancora qualcosa in termini di specifiche fotografiche (manca per esempio il sensore TOF) mentre guadagna terreno grazie al software. Se si apriranno davvero spazi per veder crescere il marchio, che per ora conta soprattutto su uno zoccolo di appassionati più che su una notorietà di massa, lo vedremo nei prossimi mesi: anche e soprattutto se le vendite della linea 7T subiranno l’accelerazione sperata dal CEO Pete Lau e la sua squadra.