Dolcetti con coleotteri e larve da sgranocchiare: è vero che la gente ha conati al solo pensiero? No, un italiano su tre non avrebbe problemi a mangiarli. La dieta mediterranea in futuro sarà rivoluzionata? I risultati del report condotto dall’Università di Bergamo
Pasta con farina di grilli, insetti sale e pepe: un italiano su tre è disposto ad acquistarli e a mangiarli. A fotografare il mondo dell’insect food è l’Università di Bergamo, che ha analizzato un settore che in Europa vale oltre 260 milioni e offre importanti opportunità anche al Made in Italy. La ricerca dal titolo “Insect Food e Consumatori” svela il crescente interesse e l’attenzione che l’Unione Europea, così come l’Italia, ripongono in questo tipo di alimentazione oggi considerata “alternativa”, ma domani chi lo sa. Mangeremo tutti pasta di grilli?
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Normative europee sull’Insect Food
Nel 2018, con l’entrata in vigore della normativa europea che legittima il consumo degli insetti, il cosiddetto “novel food”, e la possibilità di allevare e introdurre sul mercato questo tipo di alimento, il settore è cresciuto notevolmente. E si stima possa crescere ancora: in Europa, in particolare, il valore di mercato del novel food si appresta a triplicare, passando da 82 milioni di dollari del 2018 ai 261 milioni previsti nel 2023, aprendo importanti opportunità alle aziende. Attualmente, il settore europeo degli insetti è composto per la maggior parte da piccole e medie imprese e startup, ma anche grandi aziende che prima erano attive in settori diversi come quello del pet food. Se la produzione si basa su qualche migliaio di tonnellate (volumi destinati sia al settore feed che food), gli investimenti hanno già superato il miliardo di euro e si stima arriveranno a 3 miliardi nel 2025. Secondo la ricerca, il settore degli insetti, grilli compresi, raggiungerà entro il 2030 oltre 30 mila impiegati full time. «Come qualsiasi altro prodotto alimentare in Europa, gli insetti commestibili devono rispettare la legislazione alimentare europea esistente, compresa l’etichettatura degli alimenti – spiega Steven Barbosa, Public Affairs Manager di International Platform of Insects for Food and Feed, a StartupItalia –Abbiamo ottenuto la prima autorizzazione nel 2021 e ci sono altre 13 domande al vaglio dell’Autorità Europea. Tuttavia, dobbiamo immaginare che gli insetti siano paragonati a qualsiasi altro animale d’allevamento. Questo significa che dobbiamo ancora lavorare per una legislazione che tenga conto delle specificità degli insetti. In questa direzione, IPIFF (ndr International Platform of Insects for Food and Feed) con i funzionari della Commissione Europea si stanno occupando della pubblicazione di specifici metodi di produzione biologica per gli insetti».
Gli insetti di allevamento sono per lo più nutriti con prodotti alimentari provenienti dalle industrie di produzione agroalimentare. Pertanto, al fine di ampliarne il consumo è necessario ingrandire lo spettro di questo tipo di alimenti. «Tale misura consentirebbe una riduzione fino al 30% dello spreco alimentare attualmente esistente nell’UE – continua Barbosa – Le pratiche di allevamento degli insetti sono circolari: gli insetti consumano ex alimenti delle industrie agroalimentari non più utilizzati, senza alcun rischio per la salute. Ciò che non è più necessario può quindi essere dato agli insetti che lo trasformano in prodotti preziosi come cibo per l’uomo, mangime per animali o fertilizzanti per il terreno. L’allevamento di insetti permette anche di utilizzare molto meno terreno e risorse idriche rispetto alla produzione di altre proteine animali. Tutti questi fattori contribuiscono a ridurre l’impronta alimentare ambientale nell’UE».
Il consumo di insetti commestibili è in aumento, principalmente da parte delle giovani generazioni, più preoccupate per l’impronta ambientale e anche più consapevoli del ricco valore nutritivo degli insetti (contenuto proteico molto elevato, con importanti aminoacidi e altri caratteristiche benefiche per la salute) e il fatto che gli insetti siano altamente versatili permette loro di essere facilmente inclusi come ingrediente in molti prodotti alimentari. Ma ci vorrà ancora del tempo prima che l’insect food venga consumato su larga scala. «Paesi come il Belgio o i Paesi Bassi sono quelli più preparati al consumo di insetti commestibili in Europa – conclude Barbosa – Allo stesso tempo, le persone devono diventare più informate e consapevoli».
Insect Food in Italia
Un’opportunità interessante anche per la filiera del Made in Italy, che già dispone di competenze adeguate e, come emerge dalla ricerca, anche di consumatori propensi all’acquisto. Già, perché se sino a poco tempo fa c’era ancora molta reticenza anche soltanto a discutere dell’argomento, oggi un italiano su tre dichiara di essere disposto ad acquistare e mangiare questo alimento alternativo. In particolar modo, il 9% degli intervistati si è detto “altamente propenso” a consumare insect food, il 21% “mediamente propenso”, mentre il restante 70% si è dichiarato poco propenso. «Il consumatore target è ancora da definire con precisione – spiega Carlotta Totaro Fila, founder di Alia Insect Farm – La curiosità verso questi tipo di alimenti è alta ed è guidata dalla valenza nutrizionale degli insetti commestibili, ma influisce molto il valore della sostenibilità ambientale e, ovviamente, agli aspetti legati al gusto e alla facilità d’uso del prodotto».
Ad oggi, in Europa la disponibilità della materia prima è ancora limitata, soprattutto quella destinata all’ambito alimentare: i volumi sono bassi e i costi alti per chi produce. «Andando avanti nel tempo, anche le farine di insetto e grilli ridurranno il loro costo mentre oggi mettere in piedi una filiera 100% made in Italy che rassicuri il consumatore sulla produzione locale e a catena corta non è un’impresa semplice», commenta Carlotta.
Identikit dei reticenti e “non”
Secondo la ricerca condotta dall’Università di Bergamo si possono ravvedere 3 profili in coloro che sono stati intervistati. Tra questi ci sono gli “edonisti” (15%, 181 individui): tra i più aperti all’acquisto, uomini fino ai 25 anni d’età, per lo più onnivori, con un livello di istruzione medio e una vita attiva (dichiarano di praticare sport fino a 5 volte a settimana). Rispetto agli altri cluster, registrano la percentuale più alta di soggetti che hanno già avuto esperienze passate con il consumo di cibo a base di insetti e l’interesse più basso verso le dimensioni di salubrità ed etica nelle decisioni alimentari. Altrettanto interessati all’insect food sono i “progressisti” (18%, 208 soggetti): over 40 equamente suddivisi tra uomini e donne, per lo più liberi professionisti e imprenditori e un livello di scolarizzazione universitario. Si definiscono onnivori e praticano sport individuali con una media di 1 o 2 volte a settimana. Sono i più interessati a provare alimenti inusuali nuovi e compiono scelte di acquisto alimentari che tengano conto delle proprietà salutistiche degli alimenti e della loro dimensione etica. I meno interessati all’insect food sono gli “inconvincibili” e i “follower”. Gli “inconvincibili” (33%, 391 partecipanti) sono composti soprattutto da donne tra i 18 e 25 anni, con un livello di istruzione medio-alto, onnivori e non hanno avuto esperienze pregresse con il cibo a base di insetti. Non vogliono esplorare alimenti nuovi e sono poco interessati alla dimensione salutistica degli alimenti. I “follower” (33%, 390 consumatori), sono rappresentati soprattutto da donne over 26, con istruzione intermedia e sedentarie. Interessati alla salubrità e alla dimensione etica degli alimenti acquistati, tendono a volersi conformare alle opinioni altrui, non hanno mai avuto esperienze pregresse con il cibo a base di insetti e non vogliono variare i loro consumi alimentari.
Grilli nuovo “Made in Italy”?
Se il quadro di chi realmente mangerebbe farina di grilli e chi, invece, neanche sotto tortura è ancora poco chiaro, una cosa lo è: quello che oggi è un mercato poco fruttuoso – principalmente per la mancanza di domanda – un domani potrebbe non esserlo. «Penso, e spero, che anche l’Italia possa dare valore a questa filiera, che ancora vede davanti a sé una barriera burocratica iniziale altissima – risponde Carlotta a StartupItalia – La domanda di prodotto possiamo dire che ancora non esiste nel nostro paese, perché di fatto non c’è ancora una vera e propria disponibilità e, quindi, non abbiamo un mercato di riferimento strutturato. Tuttavia, l’interesse non manca, e sono fiduciosa proprio perchè siamo in Italia: la patria del cibo fatto bene e di gran gusto».
Se al momento Alia Insect Farm, la startup agricola di Carlotta di ricerca e sviluppo nel novel food a filiera corta, non vede competitor, le carte sono ancora da mettere da tavola. «Da sempre in Europa, e anche nel nostro paese, sono stati introdotti “nuovi alimenti” che poi sono diventati parte integrante della dieta mediterranea. Il settore degli insetti commestibili può essere un’opportunità per innovare il settore e per creare valore nella filiera agro alimentare dei novel food made in Italy – afferma la founder – Per adesso non abbiamo competitor diretti in un mercato che deve ancora nascere ma considero i colleghi che operano in questo settore (e che in futuro opereranno) come partner. Più operatori saranno attivi in questo segmento, più il mercato potrà crescere e diventare maturo. E anche in questa direzione, un prodotto made in Italy potrà fare la differenza».