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Il vino è una delle colonne portanti del Made in Italy, ma la coltivazione dell’uva sta attraversando una vera e propria rivoluzione con l’obiettivo di rendere la filiera più sostenibile. E in campo scendono batteri ‘buoni’, software, sensori e perfino robot
Chiunque sia stato a Londra avrà notato che entrando in un pub molte persone hanno rimpiazzato la pinta di birra con il calice di Prosecco. Ma anche nei supermercati statunitensi sugli scaffali ci sono molte bottiglie provenienti dall’Italia. Già, perché il Belpaese è una potenza quando si parla di vino.
Nel 2021 abbiamo spedito oltre confine più di sette miliardi di euro di bottiglie, prodotte grazie all’uva raccolta nei 600mila ettari di vigneti sparsi per lo Stivale, dalla Valle d’Aosta fino a Pantelleria. Il vino italiano è sinonimo di tradizione, di legami con il territorio, ma anche di stile e genuinità. Non per questo però il metodo con cui vengono coltivate le viti e prodotto il vino deve smettere di innovarsi.
Il vigneto Italia vuole più sostenibilità
Le varietà di vite selezionate nel corso dei secoli hanno la capacità di produrre uve e quindi vini eccellenti. Ma hanno il grande difetto di ammalarsi facilmente, soprattutto a causa dei funghi. Per questo motivo i viticoltori sono costretti ad effettuare trattamenti ricorrenti con i fungicidi, prodotti che proteggono le foglie e i grappoli della vite. Senza questi trattamenti in cantina arriverebbero ben pochi acini e per di più in cattive condizioni.
L’Unione europea e i consumatori sono però preoccupati dagli impatti sull’ambiente e sulla salute delle persone che questi trattamenti potrebbero avere. E così la richiesta di sempre maggiore sostenibilità ha spinto tante aziende e startup a cercare alternative all’impiego dei classici fungicidi.
Secondo i dati di AgFunder, ad esempio, lo sviluppo di prodotti innovativi per la difesa delle colture e le biotecnologie per l’agricoltura hanno raccolto 2,6 miliardi di dollari di investimenti lo scorso anno. E il trend è in forte crescita, sospinto dalle richieste dei consumatori e dei legislatori.
Batteri contro funghi 1:0
Per fornire alternative alla chimica di sintesi alcuni ricercatori si sono affidati al potenziale nascosto nei batteri. In un grammo di suolo sono presenti da un milione ad un miliardo di microbi che svolgono le più svariate funzioni, alcune utili all’uomo e alle piante. La sfida è individuare quei batteri che possono difendere le viti dai funghi patogeni.
Un esempio di questa rivoluzione è rappresentato da Taegro, un fungicida sviluppato da Syngenta, uno dei principali gruppi dell’agribusiness a livello globale, che al suo interno contiene batteri della specie Bcillus amyloliquefaciens. Spruzzati sulle viti, questi batteri contrastano lo sviluppo dell’oidio, un fungo dannoso per la pianta.
In campo scendono i robot
Camminando tra i vigneti di Valdobbiadene, storico comune cuore della produzione del Prosecco, ci si potrebbe imbattere in robot intenti a curare le viti. Icaro X4 è infatti un rover a guida autonoma, in grado di muoversi tra i filari di un vigneto (di notte) e illuminare le piante di vite con lampade a raggi ultravioletti.
“I raggi UV-C sono in grado di devitalizzare l’oidio che si sviluppa sui grappoli e sulle foglie dalla vite”, racconta a StartupItalia Diego Tomasi, direttore del centro di ricerca di Conegliano del Crea. E proprio Tomasi sta portando avanti una sperimentazione per testare i robot costruiti dalla veneta Free Green Nature.
“Contro l’oidio l’efficacia di questi trattamenti è del 100%, ma devono essere eseguiti di notte, poiché di giorno il fungo ha attivi dei meccanismi di difesa che lo proteggono proprio dai raggi ultravioletti, naturalmente presenti nella luce solare”.
E così di notte il robot scende in campo e senza che nessuno lo piloti passa un filare dopo l’altro, sanificando le piante dal pericoloso fungo. Un metodo ancora sperimentale, ma che potenzialmente potrebbe rivoluzionare la difesa del vigneto.
L’agricoltore con il tablet in mano
In passato gli agricoltori trattavano le viti con i fungicidi con cadenza prestabilita, anche quando non era strettamente necessario. Ora non è più così, anzi, grazie a software predittivi i viticoltori più smart sono in grado di sapere quando nel vigneto ci sono le condizioni per lo sviluppo dei funghi e quindi è necessario intervenire.
Dietro questa rivoluzione ci sono degli algoritmi che utilizzano i modelli biologici del fungo e i dati sulle condizioni ambientali rilevate in vigneto dai sensori. Il sistema poi comunica all’agricoltore la necessità o meno di trattare. In questo modo si utilizzano gli agrofarmaci (i cosiddetti pesticidi) solo quando strettamente necessario.
“La filiera agricola, compresa quella vinicola, vive un contesto altamente mutevole e affronta ogni giorno nuove sfide di diversa natura e origine, come ad esempio il cambiamento climatico e la presenza di patogeni e insetti. Per far fronte a questa situazione, Syngenta continua ad investire in innovazione per fornire nuove soluzioni che affianchino gli agricoltori nella gestione delle colture e nel pieno rispetto dell’ambiente”, racconta a StartupItalia Mauro Coatti, Head of Technical Support di Syngenta Italia.
“Un posto di primo piano, in questo senso, è occupato dagli strumenti digitali a supporto dei protocolli di produzione, che per Syngenta rientrano in Cropwise, la piattaforma che racchiude i servizi e le più recenti tecnologie sviluppate e messe a disposizione nei vari paesi del mondo”.
Gli insetti nel mirino dell’Intelligenza artificiale
La vite può essere attaccata da insetti di vario genere e per questo motivo in vigneto vengono installate delle trappole speciali che hanno il compito di catturarli. L’agricoltore periodicamente si fa il giro delle trappole e se ci sono troppi insetti nocivi interviene con gli insetticidi per evitare che il raccolto vada perduto.
Trapview è una trappola smart, frutto di una partnership tra Syngenta e una startup slovena, che fotografa gli insetti catturati e carica le immagini in cloud. Qui un algoritmo di riconoscimento delle immagini identifica le ‘prede’ e se tra queste ci sono anche insetti pericolosi invia un alert all’agricoltore, che quindi può intervenire con il trattamento insetticida.
“Cropwise Protector, grazie all’uso della tecnologia digitale, supporta l’agricoltore nelle decisioni per la gestione delle colture. Trapview, un sistema di monitoraggio da remoto del volo di Lobesia botrana, permette di determinare il corretto timing di applicazione degli agrofarmaci, massimizzandone efficacia ed efficienza, e consentendo un raccolto con standard di qualità più elevati”, sottolinea Coatti.
Anche in questo caso dunque si evita di utilizzare agrofarmaci inutilmente, ma solo quando c’è la reale necessità di salvaguardare la salute del vigneto. E in effetti questi approcci permettono di tutelare la biodiversità in campo, coniugando produttività economica e salvaguardia delle specie di insetti che vivono in campo.
Su questo fronte un progetto interessante è Operation Pollinator, promosso da Syngenta tra gli agricoltori di tutto il mondo. I tecnici dell’azienda infatti forniscono alle aziende agricole dei miscugli di semi da spargere sulle aree incolte, come i bordi dei campi.
Le piante sono selezionate tra quelle che producono molto nettare e che quindi richiamano gli insetti impollinatori, come le api, che in questo modo possono trovare nutrimento. E proprio le api rappresentano un indicatore importante della salubrità di un territorio e la coesistenza con la moderna viticoltura è la prova che si può produrre un’ottima uva (e vino) salvaguardando l’ambiente.