La necessità di liquidità da parte delle imprese, soprattutto pmi, trascina il fintech italiano nell’anno del Covid. Ma cresce anche la domanda di polizze assicurative di protezione (insurtech), oltre a quella di pagamenti digitali. Bene anche il crowdfunding nei diversi ambiti equity, real estate e donazioni.
Nel nostro paese il settore, però, continua a soffrire di problemi strutturali. I dati sono stati diffusi dalla società di consulenza PwcItalia con la collaborazione di Leanus in aggiornamento alla terza edizione del rapporto Fintech 2020: un’analisi uscita lo scorso aprile che ha riguardato, quest’anno, 364 aziende.
Fintech in Italia 2020, vola il money management
Rilevante la crescita di fatturato del comparto registrata nel 2019: + 32% nel segmento fintech e + 23% nel segmento techfin. La crisi ha innescato risposte puntuali in area lending (digital lending, crediti commerciali, supply chain finance, tra gli altri). Cresce in tripla cifra, con un aumento che segna +118%, il settore del money management, la gestione digitale del patrimonio.
Se i bilanci evidenziano un buon equilibrio patrimoniale, criticità si riscontrano, però, nell’equilibrio economico: la crescita di fatturato, secondo PwC, non è stata accompagnata da margini operativi adeguati. Chiaroscuri anche punto di vista finanziario: buono il rapporto liquidità/ricavi e crediti commerciali, ma insufficiente il rapporto fra cash flow operativo e ricavi.
Non solo. A fronte di quasi il 60% delle aziende che evidenzia un rischio basso (43%) o medio (15%), oltre un terzo delle fintech italiane si è presentata al 2020 con un rischio elevato: un dato che potrebbe portare, nel 2020, a una mortalità più elevata fra le aziende più fragili.
Fintech, gli investimenti vanno alle grandi
Sul fronte degli investimenti, sottolinea PwC, nel fintech l’Italia è da sempre in posizione di debolezza rispetto al contesto internazionale. A essere penalizzate soprattutto le aziende in fase iniziale di sviluppo (concentrazione degli investimenti sulle aziende più resilienti e diminuzione dei deal).
Un problema che non riguarda, ovviamente, le scale up del settore: come Satispay, che pochi giorni fa ha chiuso un round di serie C da ben 93 milioni di euro.
Specializzazione, capacità di adattamento e user experience al livello dei migliori concorrenti sono i punti di forza, a livello nazionale, di un settore su cui la crisi pandemica non ha impattato in maniera rilevante. “Ma perché le fintech possano continuare a giocare un ruolo positivo come driver e facilitatori dell’innovazione finanziaria servono collaborazione, normative e fondi” sottolinea Rodolfo Pesati, Partner, Financial Services Consulting Leader di PwC Italia.
L’Europa è attesa alla sfida del futuro: una partita complessa da giocare in equilibrio tra istanze diverse e, in apparenza, contradditorie. Per sostenere il settore, e renderlo competitivo nei confronti dei giganti globali, Bruxelles dovrà abbandonare l’approccio meramente regolatorio. Per quanto lungimirante e necessario a evitare il far west riscontrato in altri settori del digitale (il cui scotto si paga, inevitabilmente, a distanza di anni), i tempi sono maturi perchè gli organi di governo dell’Unione Europea intraprendano un’attività orientata alla crescita.