Dal caso Spyce all’automa di Rovereto: anche in Italia si spinge sull’automazione del personale di sala, che costerà sempre meno
Era il 2018. Ben distanti dai problemi di manodopera messi in evidenza dalla pandemia, il ristorante Spyce di Boston mostrava al mondo la propria brigata di cucina robotica. Realizzata da quattro laureati del Mit in collaborazione con lo chef Daniel Boulud, la cucina era completamente automatizzata, pronta a servire un pasto completo ed economico in appena 3 minuti. Tutto grazie ai robot.
Ricette gluten free e versioni vegane, salse e semi da aggiungere direttamente all’ordine sul touch screen. Una volta pronto il piatto, al garde-manger dello staff non resta che recuperare il prodotto finito, aggiungere il tocco dello chef e servire. Alle sue spalle, le macchine si occupano di lavare e sanificare, pronte a rimettersi al lavoro.
Il cameriere di Rovereto
Avanti veloce, fino ad aprile 2022. Il personale qualificato di sala scarseggia. Manca anche la bassa manovalanza. I ristoratori in crisi si guardano intorno e cercano soluzioni. L’imprenditore Flavio Biondo sta sperimentando BellaBot nel ristorante pizzeria La Brace, il suo locale di Rovereto. Ammette che il robot non potrà mai sostituirsi al rapporto che c’è fra personale e cliente, ma che può essere utile in molte altre mansioni.
Prodotto dall’azienda cinese Pudu Robotics, BellaBot ha sensori e videocamere avanzate, è altro un metro e mezzo e ha vari ripiani. Si può spostare agevolmente tra i tavoli, riconoscendo ogni spazio da utilizzare per portare uno o più piatti dalla cucina al tavolo designato. Al suo arrivo, non resta che prelevare le pietanze dal suo carrello intelligente.
Le ultime novità dal National Restaurant Show
Durante l’ultimo National Restaurant Show, sono stati presentati moderni aiutanti robotici, votati a risolvere i problemi “umani” del settore ristorativo. C’è Adam, il barista amichevole prodotto dalla Richtech Robotics, capace di fare un ottimo caffè (addio, sveglie impietose per i banconisti).
Poi c’è Blue Robot, l’automa creato per diffondere snack targati PepsiCo.
Ci sono aziende come la Autec, specializzate nella produzione di robot, che hanno dovuto mettere in lista d’attesa i ristoratori desiderosi di installare i loro sushi-maker robotizzati.
Per Ajay Sunkara, presidente e CEO di Nala Robotics, introdurre i robot nei ristoranti migliorerà le condizioni igieniche e andrà a rispondere alle esigenze legate alla mancanza di manodopera e alle assenze legate al non ancora scomparso Covid. I robot non devono essere addestrati: basta programmarli per fare sempre la stessa cosa. L’azienda conosce bene questi vantaggi, dato che ha creato il primo ristorante brandizzato a Naperville, Illinois, in cui c’è solo un essere umano, mentre tutte le operazioni sono effettuate dalle macchine.
Introducing Nala – World’s first AI powered fully automatic robotic chef.#NalaRobotics #TasteTheFuture #Naperville #Robotics #RoboticChef pic.twitter.com/nzowBW7L84
— Nala Robotics (@NalaRobotics) November 10, 2021
OrionStar Lucki, robot di servizio lanciato da TTT Robotics Venture, assiste il servizio, ma sa anche interagire con i clienti in ben 27 lingue. Con buona pace degli studenti degli istituti alberghieri che non vogliono saperne di imparare altri idiomi.
Quanto costerà questa rivoluzione?
I costi della manodopera ristorativa sono al centro delle polemiche sin dalla fine del primo lockdown. Tassazione troppo alta, salari troppo bassi, orari di lavoro sfiancanti. I robot che abbiamo raccontato vanno da un costo di mille euro per arrivare a 24mila euro. La discriminante è solo una: il valore aggiunto del contatto umano, del sorriso, della cortesia e della preparazione di chi arriva a tavola e può sia illustrare cosa c’è nel piatto, sia rispondere ad eventuali domande e curiosità.