La UEFA ufficializza quanto tutti si aspettavano: Euro2020 diventerà Euro2021. Ancora incertezza per Tokyo, destinata forse a slittare
A Nyon le riunioni sono ancora in corso, ma non c’è ormai alcun dubbio: gli Europei di calcio del 2020 slittano al 2021, per consentire (se tutto va bene) che quest’anno si concludano i campionati nazionali e le coppe europee. Si va dunque verso il rinvio da tutti auspicato, ma restano ancora da definire molti dettagli: soprattutto per quanto attiene come si concluderanno le leghe professionistiche dei vari paesi, come si riorganizzeranno le competizioni continentali. E, sullo sfondo, resta il dubbio su cosa accadrà a Tokyo 2020: le Olimpiadi sono ufficialmente confermate, ma sono in molti ad avere dubbi sulla effettiva possibilità che possano svolgersi regolarmente.
La decisione della UEFA
Il massimo organo calcistico del Vecchio Continente ha tenuto un comportamento abbastanza incerto durante questa epidemia Covid19: ha tentato fin all’ultimo di far proseguire regolarmente i match in programma, al limite predisponendo affinché i match si svolgessero a porte chiuse. Alla fine, però, ha prevalso un principio di precauzione unito alla volontà di far giocare le partite col pubblico allo stadio: da qui la decisione arrivata qualche giorno fa di sospendere Champions League ed Europa League, di fatto seguendo la strada aperta da Lega Serie A in Italia. Nulla fino a oggi era stato detto degli Europei, che per altro saranno per la prima volta itineranti ma che in Italia vedranno molti match importanti.
Ora a quanto pare i tempi sono maturi per rinviare anche gli Europei: ciò significa farli slittare al 2021, probabilmente rispettando lo stesso calendario previsto per quest’anno e facendo fuori una competizione (la Nation League) che fin qui non ha rivestito particolare interesse. La decisione semplificherebbe la gestione delle altre gare continentali di quest’anno: rimandare gli Europei significa poter far slittare in avanti le fasi finali della Champions e dell’Europa League, e di conseguenza semplificare la gestione dei calendari delle competizioni nazionali. In ballo ci sono molti soldi legati alle sponsorship, sia a livello nazionale che internazionale: da qui l’estrema lentezza nel prendere decisioni, bisogna valutare con attenzione tutte le pieghe dei contratti.
Restano poi da chiarire i rebus dei campionati: in Italia la sospensione delle attività sportive per ora arriva al 3 aprile, ma non è scontato che non venga ulteriormente esteso il fermo per questioni di emergenza sanitaria – tanto più che non mancano i calciatori di Serie A (e non solo) che sono risultati positivi al Coronavirus. Nella ipotesi che si possa tornare in campo ad aprile inoltrato o addirittura a maggio, restano pochi giorni utili per riuscire a chiudere tutte le competizioni se si vogliono recuperare tutte le giornate del Campionato: i contratti dei calciatori scadono il 30 giugno, e salvo proroghe inedite quella è la data ultima per completare tutte le gare.
In Italia si fa strada un’ipotesi fin qui mai sperimentata: play-off e play-out per assegnare lo scudetto e decidere chi retrocede in Serie B, rimettendo in discussione le posizioni fin quei determinate dalla regular season (una terminologia che di solito si associa al basket o allo sport nordamericano) in una final-four o una final-eight a eliminazione diretta. Non ci sono precedenti in questo senso: ma in circostanze straordinarie come queste tutto è possibile.
Il mistero di Tokyo
Il CIO, il Comitato Olimpico, ha detto chiaramente che le Olimpiadi di Tokyo non si terranno se non sarà possibile avere pubblico sugli spalti: niente Giochi a porte chiuse, non è una modalità compatibile con lo spirito della competizione. Il problema è che le Olimpiadi sono una macchina estremamente complessa: oltre al fatto che comprendono tantissime discipline, il percorso per qualificarsi è davvero intricato e il fatto stesso che siano state posticipate o annullate gare e meeting sportivi previsti in questo periodo ha reso praticamente impossibile capire con certezza chi avrebbe avuto diritto a scendere in campo, in acqua, sul tappeto o in pista.
Gli accordi tra Comitato e il Giappone dicono che la cancellazione, anche per motivi che mettono a rischio l’incolumità di spettatori e partecipanti, deve avvenire entro 60 giorni dalla cerimonia d’apertura: quella di Tokyo 2020 è fissata a oggi al 24 luglio, quindi in teoria ci sarebbe tempo fino a maggio per prendere l’iniziativa. Ciò detto, proprio in virtù della complessità di cui parlavamo, non è pensabile che si attenda fino ad allora: i diritti televisivi sono venduti, le sponsorship pure, poi ci sono le nazionali che devono prendere aerei per arrivare nella terra del Sol Levante e prendere possesso di villaggio atleti e hotel.
Infine, c’è da considerare che le altre competizioni sono spesso organizzate per lasciare spazio alle Olimpiadi: il quadriennio olimpico regola quando si disputano i mondiali di specialità, la Coppa del Mondo, non si può pensare insomma di spostare le Olimpiadi al prossimo anno così come pare si farà per gli Europei di calcio. Una delle possibilità contemplate è di posporre Tokyo 2020 al 2022: in quel caso ci sarebbe una parziale sovrapposizione con le Olimpiadi Invernali, ma lo sfasamento di qualche mese tra le due potrebbe consentire di disputare entrambi i Giochi nel corso dello stesso anno.