Quattro decadi di eroismo, coraggio, azioni spesso controverse riassunti in un libro fotografico di pregio
La bandiera è quella, classica, dei pirati. Con tanto di Jolly Roger: un teschio ornato dall’incrocio di un bastone e di un tridente. Anche lo stile di vita dei marinai che hanno deciso di giurare fedeltà al carismatico capitano Paul Watson è quello dei pirati. Non perché assaltino le navi rubando e depredando, ma perché hanno scelto di essere liberi, vivendo al di sopra della legge, pur di raggiungere il proprio ideale, che è nobile a ammirevole: salvare lea biodiversità marina. Per fare questo, proprio come i pirati, la flotta di Sea Shepherd non ha paura di ingaggiare vere e proprie battaglie navali, soprattutto con le baleniere.
Istituita sul finire degli Anni ’70 da Paul Watson, uno dei tre, storici, fondatori di GreenPeace, Sea Shepherd si è contraddistinta proprio per le sue campagne contro la caccia nipponica alle balene che l’ha portata a misurarsi in mare in veri e propri scontri con la flotta giapponese o azioni di sabotaggio. Nel 2007, per esempio, gli eco-pirati assaltarono la Nisshin Maru, una delle più note baleniere nipponiche.
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I gommoni di Sea Shepherd tentarono di svitare le piastre di metallo sopra le prese nello scafo della nave giapponese per impedire il deflusso del sangue delle balene macellate al grido: “In questo modo non dimenticherete l’odore della carne putrefatta“. Nello scontro, due attivisti finirono nelle acque gelide e rischiarono la vita. Anche per questo, associazioni come GreenPeace, pur portando avanti le medesime battaglie, si sono sempre schierate contro Sea Shepherd per le sue condotte eccessivamente piratesche.
Paul Watson, il capitano degli eco-pirati
Se esternamente Sea Shepherd è spesso isolata, l’intera ciurma si raccoglie sempre attorno al suo capitano carismatico: Paul Watson, un uomo dalla vita leggendaria che ha iniziato a battagliare contro i governi nel 1969, nel periodo dei test nucleari nelle isole del Pacifico. La decisione di abbandonare GreenPeace e di fondare una associazione molto più combattiva viene fatta risalire al 1975, quando Watson, non potendo fare altro per salvare la vita a una balena braccata da una nave sovietica, decise di frapporsi tra il cetaceo e l’arpione russo. La balenottera venne comunque predata. Il capitano Watson, soffocato dai lacci e lacciuoli del codice etico di GreenPeace, decise di abbandonare l’associazione per fondare la sua ciurma di eco-pirati Sea Sheperd.
Oggi, il movimento ha un sito internet di sicuro impatto, quasi da multinazionale. E, come una vera multinazionale, vanta sedi in oltre venti Paesi, dagli States all’Australia. Ma, naturalmente, il suo cuore continua a essere la sua flotta: e che flotta! Dodici navi e migliaia di volontari appassionati pronti a tutto che lavorano insieme in campagne di azione diretta negli oceani di tutto il mondo per la salvaguardia delle specie marine. Inoltre, oltre a essere sostenuta da migliaia di attivisti privati in tutto il mondo, ha ottenuto il sostegno pubblico da celebrità quali: gli ex 007 Sean Connery e Pierce Brosnam, Brigitte Bardot e Vivienne Westwood.
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40 anni di Sea Shepherd in un volume fotografico
In quarant’anni anni di attività, Sea Shepherd ha intrapreso oltre 200 viaggi attraverso gli oceani di tutto il mondo per difendere e salvare la vita degli animali marini. La sua storia può agevolmente essere ripercorsa nel volume fotografico edito da Skira. Rilegatura d’eccezione, foto di sicuro impatto (tra cui alcune di quelle che corredano questo articolo) e testi scritti – in inglese – dal capitano Paul Watson e da un’altra figura chiave di Sea Shepherd, Paul Hammarstedt. Sfogliare le pagine di quel volume sarà un po’ come essere arruolati nella ciurma degli eco-pirati di Paul Watson.