La polpetta statunitense 100% da proteine vegetali arriva nelle hamburgerie bolognesi Welldone. Ed è subito polemica
Alla fine il “non burger” è arrivato anche in Italia. La rivoluzione della neocarne, decollata ormai anni fa negli Stati Uniti e che abbiamo seguito a lungo, approda anche nel nostro Paese. Grazie a Beyond Burger, la polpetta composta al 100% da proteine di origine vegetale prodotto da Beyond Meat e distribuito in anteprima in Italia dalla catena di hamburgerie bolognesi Welldone.
Come è fatto?
Di cosa si tratta? Di qualcosa che, a detta di chi l’ha già provato, ricorda in tutto e per tutto la carne. Non un banale veggie burger ma qualcosa di uguale ma diverso, di minore impatto ambientale e sulla salute. Ha infatti l’aspetto, il gusto, la succosità, il profumo e la consistenza della carne di mucca.
L’arrivo del neoburger, che si inserisce nel filone dei cibi 2.0 come la (non)maionese di Hampton Creek o gli stessi burger di Impossible Foods, ha un altissimo apporto di proteine ed è ricco di ferro quanto la carne bovina ma non contiene ogm, soia, ormoni o antibiotici ed è ovviamente privo di colesterolo e di glutine. Ideale per chiunque: sia i pescivoriani che non mangiano carne ma pesce, sia per gli onnivori che vorrebbero ridurre che, chiaramente, per vegetariani e vegani.
Più buono col pianeta
Da Welldone, la catena bolognese di hamburgerie gourmet fondata da Andrea Magelli e Sara Roversi nel 2013 inserita tra le 5 migliori hamburgerie d’Europa dal Wall Street Journal, fanno infatti sapere che il risparmio rispetto alla lavorazione della carne animale equivale al 95% di terra utilizzata, al 75% di acqua, con un abbattimento delle emissioni di gas serra dell’87%.
Da pochi giorni Beyond Burger è dunque inserito nel menu di tutti i Welldone d’Italia, dando così la possibilità di provare due ricette: il Beyond Classic e il Beyond Welldone proposti senza alcun cambiamento di ricettazioni e di prezzo, per lasciare l’esperienza del consumatore uguale nel sapore ma più ricca di salute e sostenibilità.
Il dibattito (in parte) inutile
Il lancio italiano ha sollevato il solito dibattito fra tribù di contrapposti estremismi alimentari. Ma le chiacchiere stanno a zero. Quella delle proteine di origine alternative è una scelta obbligata per il pianeta, se pensiamo che secondo la Fao entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà di un terzo e la Terra non avrà risorse sufficienti per sopportare un’alimentazione come quella attuale, basata prevalentemente su base animale. Basti pensare agli insetti autorizzati anche in Europa.
Se a questo si aggiunge che il 25% dei gas serra è causato dall’agricoltura intensiva e l’allevamento intensivo contribuisce al riscaldamento globale per un 40% in più rispetto a tutto il settore mondiale dei trasporti nel suo complesso, si capisce perché le diatribe sul Beyond Burger restino esercizio di stile per polemici di professione.