Una delle startup «storiche» di Pi-Campus ha la sua exit ad una quotata londinese, che darà valore a tutto il gruppo di Trombetti. Gianluca Granero racconta a StartupItalia.eu la storia dell’azienda, dal 2007 ad oggi
Un’exit. Vera. Piccola magari, ma stando ai dati resi pubblici dalle aziende, finora la più importante del 2016. Defenx, azienda londinese quotata in all’AIM che si occupa di sicurezza informatica nel settore mobile, ha comprato per 2,3 milioni il 95,2% di Memopal. La Dropbox italiana. Ospitata in quella fucina di talenti chiamata Pi-Campus. Ma Memopal è nata un po’ prima di Pi-Campus. Ottobre 2007. Ed è in un certo senso, insieme a Translated, il motivo per cui Pi-Campus oggi esiste.
Il suo amministratore delegato, Gianluca Granero, è insieme a Marco Trombetti cofounder dell’azienda, ma anche l’anima del campus che si estende oggi in sei ville del quartiere Eur di Roma. «Abbiamo cominciato insieme. Entrambi volevamo che gente di talento venisse a lavorare con noi. Ci dispiaceva vederli andare all’estero, o finire in grandi aziende dove non venivano valorizzati. E’ stato allora che abbiamo pensato di creare Pi-Campus». Che oggi festeggia l’exit. Importante, perché completa la sua pipeline ideale di competenze: dalle startup early stage ospitate, alle digital company quotate.
L’accordo con Defenx: parte cash parte equity
Defenx, stando a quello che riferisce la società, verserà i 2,3 milioni in parte in cash. In parte cedendo proprie quote agli azionisti. Granero ne possedeva il 35%, Trombetti altri 35% e il resto tra 14 business angels e investitori privati. Di fatto Pi-Campus, di cui Trombetti è founder, si troverà quindi azioni di una società quotata a Londra. «Questo ci porterà un’esperienza che non avevamo» ha detto Granero a StartupItalia.eu, «avremo competenze in tutte le fasi, da startup che sono poco più di un’idea a società che hanno fatto l’exit in borsa. Sarà un valore per tutte le startup di Pi-Campus».
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Il modello Pi-Campus, spiegato
Memopal nasce nel 2007. L’idea è di Granero. Ingegnere, oggi 40 anni, in quel periodo comincia a pensare un sistema per salvare i file sul cloud mentre si sta lavorando. Un software in grado di salvarne ogni modifica. Piace a Trombetti che pensa a possibili applicazioni per il suo software di traduzioni, Translated: «Così i traduttori non avrebbero più rischiato di perdere il lavoro fatto per un crash del programma di scrittura». Un risparmio di tempo e di soldi per tutti.
Dall’idea del 2007 al primo bilancio in utile di Memopal
I traduttori di Translated diventarono i primi utilizzatori di Memopal. Da allora la società ha raccolto 1,5 milioni in funding (due round, uno 2008 e uno l’anno successivo). Arriva a contare 700 mila utenti attivi. I primi grandi contratti con Telecom Turchia e HGST (Hitachi). Fino all’exit di oggi. Dove andrà ad integrare l’offerta sulla sicurezza di Defenx (nata nel 2009 con 3,1 milioni di licenze antivirus vendute). Con l’obiettivo di sviluppare una suite completa per la protezione e gestione di dati e documenti di privati e aziende.
«Dire che è stato facile è impossibile. Abbiamo raggiunto il primo utile di bilancio nel 2012. 5 anni dopo. La nostra vita aziendale ha subito tutti gli up and down di una startup: cresci, exit in vista, no, la cassa brucia, necessario altro funding, cresci, altra exit possibile, no. E così via. Ci siamo andati vicini almeno sei volte» ricorda Granero. Defenx si occupa di sicurezza informatica. Con Memopal sposerà l’offerta sulla sicurezza dei software con quella dei dati conservati sul cloud. Un’offerta in più ai propri clienti: chiamatelo, se vi va, cross selling. Sono mercati vicini, che adesso saranno complementari. Come i team delle due aziende.
Cresci, exit in vista, no, la cassa brucia, necessario altro funding, cresci, altra exit possibile, no. Ci siamo andati vicini almeno sei volte
Oggi fare startup a 31 anni sembra una cosa facile, sulla carta perlomeno. Ma solo 10 anni fa non era facile nemmeno sulla carta. «Adesso sembra che tutti sappiano come fare startup. Tutti che stanno lì e te lo vogliono insegnare. Ma allora non lo sapeva nessuno. Io avevo esperienza nell’azienda di famiglia. Ma fare startup è un’altra cosa. Ha poco a che fare con l’azienda classica. Noi dovevamo imparare tutto da soli, non c’era nessuno che lo insegnava. Il fundraising, il prodotto, la crescita, il team. Una cosa che ho imparato? Beh che le persone sono molto più importanti delle competenze e delle idee che hanno. Le persone per una startup sono tutto».
Dieci anni bisognava imparare da zero cosa fosse una startup
A proposito di fundrasing: «Nel 2007, quando cercavo i primi soldi per sviluppare Memopal, mi trovai per caso a cena con l’ex ad di Buffetti. Gli spiegai l’idea, gli piacque, mi disse: quanto si serve? 700 mila euro, risposi. Ok, te ne do 100 mila, dove li devo mettere? Era un mondo nuovo per tutti».
Ancora un passo indietro. Perché il sodalizio tra Trombetti e Granero, che oggi vede i Memopal, Tranlsated e Pi-Campus i casi di maggior successo, ha radici ancora più antiche. «Ci conosciamo da sempre. Abbiamo fatto insieme l’asilo, le elementari, le medie e le superiori. L’università no, io ho studiato Ingegneria, lui Fisica».
Ma è in quegli anni da universitari che cominciano a lavorare insieme. Alla loro prima startup. WebChatWorld. Erano gli anni Novanta. Quelli delle chat, diventate community e oggi, se vogliamo, social network. Vendevano in esclusiva gli spazi pubblicitari a DoubleClick, comprata nel 2008 da Google. E’ da quel primo business che Trombetti ha creato Translated. Mentre Granero ha liquidato un socio della sua azienda di famiglia. Poi Memopal.
Dropbox? Hanno vinto loro, la California sarebbe una scusa
Memopal. Che abbiamo definito il Dropbox italiano. Ma con due grandi differenze: la prima è che oltre all’archiviazione il file su cui si lavora viene salvato in back up in tempo reale. La seconda è che Memopal è nata pochi mesi dopo rispetto a Dropbox. Che in California ha avuto altre fortune: 607 milioni raccolti (Crunchbase), e quasi 10 miliardi di valutazione (Bloomberg). «Siamo nati nello stesso periodo e con una soluzione simile. Magari la nostra era anche più completa. Ma hanno vinto loro, è giusto così. Perché? Credo che il loro software lato front end sia sempre stato migliore. No, non essere stati in California non può essere una scusa. Non può essere una scusa per nessuno faccia startup».
Arcangelo Rociola
Twitter: @arcamasilum