Cento famiglie di Oakland faranno parte di un progetto di sostegno contro la diseguaglianza. Lo guida il più importante degli acceleratori di startup tecnologiche
Cento famiglie di Oakland, California, faranno parte di un progetto che ha l’obiettivo di introdurre il reddito universale minimo in Silicon Valley. È un esperimento pilota e a condurlo non è lo Stato della California, ma il più importante degli acceleratori di startup tecnologiche, YCombinator. Dalla sede di Y Combinator di Mountain View a Oakland downtown ci sono una settantina di chilometri, meno di un’ora in macchina. 60 minuti che vogliono dire anche 40mila dollari annui di differenza nel reddito delle famiglie (51mila Oakland, 98mila per la Silicon Valley). Oakland, la città scelta per l’esperimento, è tra i simboli della diseguaglianza che c’è nella regione, dell’insostenibilità della corsa tecnologica e imprenditoriale per molti abitanti della San Francisco Bay.
Un vaccino di 2 mila dollari al mese per un anno
Può sembrare paradossale, ma in Silicon Valley ci sono da tempo diverse voci a favore di un reddito universale minimo, un fronte che unisce personaggi diversi tra loro, come il venture capitalist Marc Andreessen e il guru dell’open source Tim O’Reilly. La sigla è UBI – Universal Basic Income, il tag è: «vaccino del 21 secolo». La prima somministrazione, per queste cento famiglie di Oakland, avrà un dosaggio tra i 1000 e il 2000 dollari al mese, per un arco di tempo tra i sei mesi e l’anno. A maggio del 2017 si potrà tracciare un primo bilancio: l’idea di Y Combinator è raccogliere dati e indicatori per poterlo proporre su una scala più larga.
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Il welfare alternativo di Y Combinator
La domanda è: perché? Una prima risposta l’ha data a Quartz la direttrice per la ricerca di Y Combinator, Elizabeth Rhodes: «Se la tecnologia cancella diversi lavori, molte persone non potranno mettere insieme un reddito con i propri stipendi». La tecnologia distrugge reddito, i creatori di tecnologia vogliono creare un welfare alternativo, sembra questo lo scenario prospettato da Y Combinator. «Un premio di consolazione per chi ha avuto le vite sconquassate dall’innovazione» lo ha definito il Guardian. Il reddito immaginato da Y Combinator serve a compensare anche i buchi nei lavori intermittenti: gli autisti di Uber sono l’esempio più citato. Una stampella per la sharing economy.
Nuovi imprenditori non spaventati dalla povertà
Un’altra lettura è quella del «venture capital per esseri umani». Il reddito universale viene sostenuto, in questa ottica (da Steve Waldman, per esempio, programmatore ma anche opinionista influente, si definisce un «libertario alla danese») non solo come una compensazione ma come uno strumento per creare una nuova classe di imprenditori, non più spaventati dal rischio e dalla povertà. Come aveva scritto Waldman sul suo blog nel 2014, il suo scopo sarebbe «alterare il comportamento delle persone, renderle più tolleranti al rischio».
Un unico assegno, che elimina tutti gli altri
E i soldi? Dove si trovano? Per i sostenitori di questa forma di reddito universale, i soldi verrebbero dall’eliminazione di qualunque altra forma di welfare. Non più edilizia pubblica, food stamp, medicaid, sostegno all’istruzione: tutti gli strumenti di welfare sarebbero sostituiti da un unico assegno onnicomprensivo, per altro la stessa somma per tutti, a prescindere dal reddito. Questo eviterebbe, secondo i suoi sostenitori (come scrive James Surowiecki sul New Yorker), l’obiezione assistenzialista. Anche se resta da capire in che modo si combatterebbe la diseguaglianza dando lo stesso assegno agli abitanti di Mountain View e Oakland.