Il programma per accelerare la digitalizzazione delle imprese e il ruolo del food: il punto con il responsabile dei progetti rivolti al settore agroalimentare di Digitaliani
Sostenere le aziende dell’agroalimentare nel processo di digitalizzazione, con strumenti legati alla connettività, all’acquisizione e all’analisi dei dati che arrivano dalla filiera. Dai campi, dalle cantine, dai mulini. Aiutare anche le startup digitali a lavorare perché l’innovazione sia effettivamente calata in un contesto agroalimentare. Digitaliani è il programma per accelerare la digitalizzazione di Cisco (che ha investito 100 milioni di dollari nell’arco di tre anni per aiutare il Paese nella sua trasformazione digitale): anche nel settore agroalimentare.
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Ne abbiamo parlato con Michele Festuccia, 46 anni, system engineer leader di Cisco Italia. Da gennaio 2016 è responsabile dei progetti rivolti al settore agroalimentare nel quadro del piano di investimenti di Digitaliani. Laureato in Ingegneria Elettronica, a Cisco da 18 anni, Festuccia è originario di Rieti «la patria del grano duro in Italia, dove l’agronomo Nazareno Strampelli sperimentò nuove tecniche di coltivazione». Sembra strano, ma proprio a Rieti «una valle, furono portati avanti studi sulla coltivazione del grano e tutte le sementi usate oggi sono frutto di quelle ricerche».
Michele Festuccia, System Engineer Leader (Cisco Italia)
Festuccia, che cos’è Digitaliani?
«Digitaliani è l’iniziativa che Cisco sostiene da un anno e che è rivolta ad accelerare l’uso delle tecnologie del digitale a livello nazionale. Su processi che sono strategici per il Paese. L’obiettivo è far sì che l’Italia capitalizzi al massimo dall’adozione del digitale».
Anche nel food.
«Il food è uno dei pilastri di Digitaliani, il settore che in Italia genera più crescita (contribuisce al PIL per i 17%). Come ecosistema di aziende (ad ogni livello) era necessario mettere a disposizione degli strumenti informatici, perché l’ecosistema fosse più efficiente e performante».
Che genere di strumenti avete messo a disposizione?
«Strumenti che vanno dalla connettività (compresa la condivisione delle informazioni) all’automazione dell’acquisizione dei dati che provengono da una filiera (campo, cantina, mulino). Fino alla capacità di mettere in correlazione e analisi di dati prodotti, perché diventino informazioni da comunicare a stakeholder del settore (imprenditori, consumatori, clienti, buyer e distributori).
Che ruolo hanno le startup?
«Ci sono le startup di settore (come un’azienda agricola che ha deciso di implementare in modo innovativo un modello o un processo di lavorazione) ma anche le startup strettamente digitali dell’agroalimentare. Come Cisco Italia ci stiamo muovendo in entrambi i campi, cercando di spingere le startup di settore a pensare che le nuove tecniche di coltivazione, l’analisi di processo, devono essere accompagnate all’uso dei nuovi strumenti informatici. Mentre stiamo aiutando le startup digitali a pensare invece a lavorare perché l’innovazione sia effettivamente calata in un contesto agroalimentare».