E’ il primo fornitore di luce e gas in Italia ad aver scelto di vendere i propri servizi solo sul web. Fornisce 300 utenti tra i quali la più grande rete italiana di coworking, e in 5 anni vuole un fatturato a 2 cifre
L’era dei call center che molestano le nostre case per offrirci tariffe vantaggiose per gas e luce sta per finire. Non ora, ma presto. La pensa così Massimo Bello, co-fondatore di Wekiwi, prima società di fornitura di energia elettrica e gas naturale completamente online. Creata da una divisione del gruppo bolognese Tremagi, Wekiwi è il primo operatore approdato sul web per permettere ai clienti di gestire tutto dal sito, dalla sottoscrizione di contratto all’assistenza. “Abbiamo un numero di telefono
a cui le persone possono chiamarci, ovviamente, ma per chi sceglie di scriverci via mail, Facebook o chat, c’è uno sconto in bolletta”, spiega Bello. Quindi il digitale conviene eccome.
Tra i primi a scegliere il servizio Talent Garden di Davide Dattoli
Wekiwi inizia la sua avventura a metà marzo 2016. Attualmente conta 6 dipendenti, di cui la metà appena neolaureati. “Mi piace lavorare con persone che hanno poca esperienza. Sono più motivate”, racconta il fondatore di Wekiwi. La startup ha iniziato il suo percorso grazie al sostegno del gruppo Tremagi, senza partecipare a progetti di accelerazione di impresa o a gruppi di incubazione. “Tuttavia siamo una startup e vogliamo far parte di questo mondo. Per questo abbiamo impiantato la nostra sede a Milano, la città delle startup. Tra i nostri clienti c’è anche Talent Garden” racconta a Startupitalia.eu Bello. Wekiwi ha al suo attivo 300 clienti: da qui a 5 anni l’obiettivo è portarne a casa 50 mila insieme a un fatturato da 30 milioni di euro.
Wekiwi scelta del nome, fresco, ma che non è un frutto
Un nome curioso, Wekiwi, per una società che vende gas e luce. Bello lo spiega così: “Volevamo creare un brand che fosse distante dalle normali logiche del mondo dell’energia in cui si adoperano sigle, a volte anche un po’ fredde”. Tutto nasce dal kiwi, non il frutto, ma l’unità di misura dell’energia: “Questa parola ha richiamato alla nostra mente una specie di versione web del kilowatt. Ci ricordava anche wi-fi, Wikipedia… Da lì è nato Wekiwi, anteponendo una parolina semplice ma importante,
“we”, che significa noi. Perché Wekiwi sarà una comunità aperta, trasparente e social”.
Il consumo stimato lo decide il cliente, sempre
La rivoluzione operata da Wekiwi nel mondo del commercio dell’energia passa dal fatto che il cliente si relaziona con la società di fornitura solo sul web. Tramite un’app e un’area riservata si può controllare il proprio contratto, gestire le modifiche e monitorare le proprie spese. Quando si sceglie Wekiwi come proprio fornitore, è il cliente a stimare il proprio consumo medio mensile. “Noi la chiamiamo Carica“, aggiunge Bello. Mettiamo che si stimi un consumo energetico equivalente a 50 euro al mese per la nostra casa. Wekiwi vi fatturerà quell’importo: “questo riduce i reclami per errori sugli importi e consumi stimati dalle società”, spiega Bello.
Ma ciò che fa davvero la differenza non è solo la libertà di scelta, ma gli sconti ricevuti in seguito a comportamenti virtuosi adottati dagli utenti. Innanzitutto, i tempi di fatturazione: se si sceglie una fattura quadrimestrale, la fatturazione è gratuita. Se si preferisce pagare bimestralmente, la fatturazione diventa un costo. Inoltre l’importo della Carica viene fatturato all’inizio del mese di competenza, in modo che sia più facile fare i conguagli con il consumo effettivo, e restituire al cliente il dovuto. In più, grazie ad alcuni dispositivi in vendita nella sezione shop del sito Wekiwi, è possibile rendere efficiente la propria casa, arrivando a risparmiare fino al 20% sulla bolletta. Tutto grazie al kit Wiser un dispositivo che con la domotica riuscirà a rendere più efficiente l’ambiente domestico.
Il problema della trasparenza delle bollette in Italia
Per esperienza diretta tutti sanno quanto è complicato non solo comprendere ma anche avere una certezza che sia una su quanto paghiamo per l’energia – sia gas, sia luce – che consumiamo nelle nostre case. “La mancanza di trasparenza comincia in bolletta”, spiega il fondatore di Wekiwi. “Poi con la bolletta 2.0, introdotta per legge quest’anno, si dà più evidenza agli importi, mentre i costi unitari non ci sono più”. Ciò per cui Wekiwi vuole differenziarsi sul mercato è la trasparenza.
“Non ci interessa solo offrire il miglior servizio al miglior prezzo. Basti pensare che, per assicurare la massima trasparenza, sul nostro sito spieghiamo ai nostri clienti anche qual è il nostro ricarico sul prezzo dell’energia all’ingrosso. Inoltre la nostra proposta di contratto non ha sorprese, non ci sono componenti strane come i costi di gestione, di attivazione o depositi cauzionali”. Rispetto al mercato tradizionale, Wekiwi elimina un altro costo quasi occulto: il marketing. “L’altra tematica che porta a una mancanza di trasparenza da parte dei fornitori tradizionali sono i prezzi: quelli del mercato libero spesso sono più alti di quelli del mercato tutelato. Per battere la concorrenza infatti è necessario affidarsi al marketing, che rappresenta un costo. Il web, il nostro canale di comunicazione privilegiato, risolve questo problema e ci permette di offrire dei prezzi più competitivi“.
Il futuro di Wekiwi passa dalla domotica
Se gli si chiede qual è la personalità a cui si ispira, Massimo Bello non cita grandi nomi americani: “Per me è Francesco Bernardi, fondatore del gruppo Tremagi, il modello a cui ispirarmi. Mi ha trasmesso ottimismo, fiducia e la voglia di guardare oltre il breve termine”. Nel futuro di Wekiwi c’è innanzitutto lo studio: per ora tutta l’attività di comunicazione e marketing è sul web, sui comparatori d’offerta, sui social, “ma stiamo valutando anche il canale PR, che ci ha già portato buoni riscontri”. Inoltre Bello mira a sviluppare meglio il canale e-commerce per imporre sul mercato dispositivi virtuosi che aiutino i clienti a risparmiare. La scommessa sembra quella di educare i clienti a una maggiore consapevolezza della propria casa, del suo funzionamento e del suo costo. Come in tutte le buone scuole, non si può imparare da soli: ci vuole sempre un noi: il “we” di Wekiwi sembra che voglia fare proprio questo.