Dagli Open Innovation Board agli Open Innovation broker: con il manager di Electrolux Lucia Chierchia il punto su idee e strategia della multinazionale degli elettrodomestici
Guida un’unità internazionale con 2 sedi, in Italia e in Cina, e presto anche negli Stati Uniti, «che ha l’obiettivo di fare da ponte tra la rete esterna degli innovatori e l’azienda». Lucia Chierchia, Open Innovation Director dal 2011 per Electrolux, ci spiega subito dove siamo e qual è la strategia della multinazionale degli elettrodomestici con le startup. Agli inizi di giugno ad attirare l’attenzione era stata la collaborazione fra l’azienda (50 milioni di prodotti in più di 150 mercati) e OL3 Solution, startup bolognese (Premio Speciale per l’innovazione a Research To Business, il salone della ricerca industriale in contemporanea con Smau Business Bologna). Una collaborazione occasionale? Non proprio. «Il nostro compito è identificare opportunità di business, pronte o anche embrionali, e promuoverle agli Open Innovation Board», momenti dedicati alla selezione, che cadono ogni 2-3 mesi. Ogni anno il team di Lucia Chierchia valuta 2 mila idee, proposte da aziende consolidate, startup e persino inventori da garage. «Di queste circa la metà vengono analizzate per essere promosse ai board». Le startup rappresentano circa fra il 60-70% di questo ecosistema di innovatori.
Perché vi interessano le startup?
Nella rete degli innovatori, le startup sono l’ecosistema più potente e interessante. Hanno un’idea di business che fa leva su un team con forti competenze (che contano molto di più dell’idea) e con un DNA ibrido fra competenze tecnologiche e di business. Inoltre le startup partono da zero: non hanno barriere mentali nel prendere le decisioni e valutare i rischi, poiché non esiste un business esistente da “proteggere” e si giocano tutto con la loro idea di business. Pertanto, a differenza di una grande azienda con un business consolidato, poiché non esiste un business esistente da “proteggere” e si giocano tutto con la loro idea di business. Hanno la capacità di andare oltre l’esistente e quello che esiste sul mercato sia in termini di mercato che di modello di business.
Che idee cercate?
Tecnologie e componenti che rappresentino una nuova soluzione che può essere implementata in un prodotto o in un processo. Parliamo di sensori, materiali avanzati, soluzioni digitali, sistemi robotici, soluzioni per la gestione dell’energia. E’ cruciale identificare l’elemento di distintività di un’offerta, a volte rappresentato non dalla soluzione tecnologica, ma dalle competenze, conoscenze ed esperienze dell’azienda.
Da quanto Electrolux fa open innovation?
Abbiamo iniziato ad implementare il modello 5 anni fa. Ora abbiamo una strategia ed un team integrati all’interno del gruppo, a livello globale. La prima vera innovazione veniva da un inventore da “garage”. Adesso abbiamo un portafoglio di innovatori, un mix di collaborazioni con startup ed aziende consolidate. .
Che tipo di rapporti stabilite con le startup che avete selezionato?
Dipende dall’idea di business. Valutiamo l’esistenza degli elementi necessari per creare una partnership vincente per entrambe le parti. La forma della collaborazione dipende dagli obiettivi che vogliamo raggiungere: acquisto di brevetti, collaborazione R&D, supply agreement.
Quanto investite in open innovation?
Abbiamo creato un team di 10 persone che lavora al 100% su open innovation e che fa leva su un network interno in cui tutte le funzioni aziendali sono parte del gioco. In termini di rilevanza strategica, credo sia un messaggio forte da parte del gruppo, che ha riconosciuto l’importanza di creare accesso a soluzioni innovative da ecosistemi non-tradizionali.
Open innovation, come siamo messi in Italia?
Tra le aziende che dichiarano di fare open innovation la maggior parte in realtà collabora essenzialmente con fornitori, senza andare oltre la rete esterna di partner consolidati. Inoltre, sono brevi esperimenti per trovare soluzioni a problemi tecnologici noti, ma non una vera apertura ad ascoltare nuove proposte per stimolare le proprie direzioni strategiche. Infine manca una reale conoscenza del potenziale rappresentato dagli Open Innovation broker, che permettono di raggiungere gli innovatori “nascosti”. A Electrolux abbiamo circa 200 broker attivi, che ci aiutano a coprire diverse aree geografiche e diversi settori tecnologici.