Un articolo dell’Economist racconta i progetti architettonici che stanno cambiando la Silicon Valley. Rinnovabili, open space e moltissimo verde. Così presto si parlerà di nuova Versailles portando molti più turisti. Ma c’è un rischio? Forse sì.
Cupertino è un piccola città situata nel nord della California, all’interno della Silicon Valley. Conta appena 60mila abitanti ma è diventata famosa perché sede di una delle più grandi aziende del mondo: la Apple. Ma non solo. Ospita anche altre importantissime realtà come Hewlett Packard, Symantec, Sun Microsystems. Già a fine 2016, però, potrebbe diventare anche una delle mete turistiche più ambite. Tutto per via del nuovi avveniristico edificio della Apple. E non è il solo, come ricorda quest’articolo dell’Economist.
Un grande anello, nel segno di Steve Jobs
Il progetto della Apple, costituito da un grande anello, è stato realizzato partendo dai desideri di chi l’azienda l’ha fondata e portata al successo: Steve Jobs. Nella sua mente, infatti, c’era il desiderio di «costruire la sede per uffici più bella del mondo». Un luogo così incredibile da poter entrare nell’immaginario delle persone e attrarre visitatori da ogni continente.
Il prezzo? circa 5 miliardi di dollari. La sede più costosa della storia.
Per trasformare un sogno in realtà, e nascondere l’avanzamento dei lavori, è stato eretto un grande muro, al cui interno hanno lavorato più di 13mila operai. Negli ultimi anni, tuttavia, gli unici elementi visibili sono stati una gru che muoveva il suo braccio all’interno di cantiere e un’enorme piramide di sabbia. Un cumulo così alto e imponente da far impallidire le sue gemelle egiziane. Del resto tutti i materiali sono stati scelti con grande cura. I vetri, ad esempio, che hanno una forma curva molto particolare, frutto di maestri provenienti dalla Germania.
Un santuario come ufficio
L’edificio è stato progettato da Norman Foster, archistar britannica, autore di opere come il Millennium Bridge, lo Stadio di Wembley la City Hall di Londra, ma anche il Two World Trade Center, grattacielo di 88 piani in costruzione a New York che sarà parte del nuovo complesso del World Trade Center.
Nella visione di Jobs, l’edificio sarà da una parte espressione della grandezza e della ricchezza di Apple e, dall’altra, un elegante santuario che permetterà di lavorare in completa serenità. Per questo sono state previste ampie distese di spazi verdi, sia all’interno che all’esterno. Spazi che ricorderanno i luoghi dell’infanzia di Jobs, pieni di alberi e frutteti. C’è molto fermento intorno all’opera, anche per una questione simbolica. L’approvazione del progetti infatti, coincide con una delle ultime apparizioni pubbliche del guru della Apple, avvenuto proprio all’interno del consiglio comunale della cittadina americana.
La Silicon Valley come Versailles
Louise Mozzino, professore della University of California, ha sottolineato che l’edificio sarà solo l’ultimo di una serie di eventi che stanno mutando la natura architettonica della Silicon Valley: «Sta vivendo il suo momento Versailles». Sì, perché Apple non è l’unica grande realtà che sta cambiando il proprio volto. Nel 2015 è stata la volta di Facebook, con il suo nuovo edificio a Menlo Park, considerato il più grande ufficio open space del mondo.
Ma anche Google, Samsung e Uber stanno pensando di rinnovarsi puntando su progetti altamente innovativi.
Il risultato? Cambierà radicalmente l’aspetto della Silicon Valley, con parchi, spazi aperti, trasparenze e comodità. Meno sfarzo e più respiro, meno imponenza e più leggerezza. La filosofia architettonica del nuovo millennio è indubbiamente questa.
Forster, più di tutti gli altri, non ha però voluto rinunciare alla tradizione. Ha optato per un design elegante corredato da un’estetica moderna: «Sembra la versione gigante del tasto presente su ogni iPhone. Sarà un prodotto che rimarrà legato alla società e che avrà la sua impronta».
La scelta minimalista e low-cost di Facebook
Facebook ha optato per una scelta diversa. Zuckerberg ha deciso di puntare su un progetto che non fosse un’icona o un tassello di una visione aziendale precisa. Pur ingaggiando probabilmente l’architetto più famoso del mondo, Frank Gehry, colui che ha cambiato il mondo dell’architettura con il Museo Guggenheim di Bilbao.
L’edificio, Building 20, non è né ricco né costoso, ma punta tutto sull’efficenza e la normalità
«Non volevamo nulla di particolarmente speciale ma qualcosa che promuovesse la produttività» ha affermato Lori Goler, vicepresidente del settore delle risorse umane. E non è un caso se la stessa Facebook, descrivendolo, parla di “Unarchitecture”.
Anche se presenta una lunga struttura in vetro, si tratta di un edificio abbastanza comune: il parcheggio è sotterraneo; i dipendenti collocati in un unico piano; c’è uno spazio aperto costruito all’esterno, sul tetto; travi e cavi elettrici sono in bella vista, come se fosse una sorta di hangar.
Neanche Zuckerberg ha un suo ufficio privato.
La modernità è racchiusa nel concetto di open space, diffuso in tutto il perimetro: «Connettere le persone è stata la fortuna di Facebook. E ora la sua sede lo rispecchia in pieno». Un’atmosfera da garage, da pura startup e un recupero delle origini.
L’ambiziosissimo (e mobile) progetto di Google
Chi invece vuole stupire il mondo è Google. Nei piani dell’azienda c’è un edificio che metterà in crisi il principio centrale dell’architettura: il fatto che gli edifici siano immobili. La nuova sede, infatti, sarà espandibile con strutture non fisse in vetro che potranno spostarsi come blocchi della Lego. La costruzione di un meccanismo così complesso è stato affidato a due architetti particolarmente visionari, Thomas Heatherwick e Bjarne Ingels.
Energie rinnovabili e apertura al mondo
Pur avendo obiettivi diversi, le tre aziende hanno fatto scelte simili. Ad esempio tutte hanno sposato la volontà di abbattere le pareti e di rivoluzionare il concetto di ufficio. Un ambiente che sarà sempre più orizzontale e aperto. In più, in puro stile olivettiano, si pensa maggiormente al benessere dei dipendenti: sono sempre più frequenti spazi dedicati all’intrattenimento, alla famiglia (soprattutto nursery), al confronto e all’analisi collettiva, al corretto mangiare.
Non meno importante è il desiderio di ammorbidire il tutto con una grande quantità di vegetazione e una luce naturale sempre più diffusa. E l’alimentazione delle strutture, come la navicella spaziale circolare della Apple, sarà affidata sempre più alle energie rinnovabili. Salvaguardare il pianeta, oltre a essere un’iniziativa rimarchevole e un risparmio notevole per le casse, migliora anche l’immagine dell’azienda.
Ma c’è un rischio?
Secondo Alexandra Suich, l’autrice del pezzo dell’Economist, sì. Uno degli elementi che ha fatto crescere esponenzialmente la Silicon Valley è la tranquillità di cui ha goduto nei decenni precedenti. Pur essendo visitata da moltissimi appassionati e addetti ai lavori, non è mai stata una meta turistica di massa e le idee vincenti sono nate anche grazie a questa sorta di isolamento. Ora, grazie a questa trasformazione, le cose potrebbero cambiare. Insomma, diventare bella e affascinante come una reggia potrebbe limitare la creatività di chi ci vive e lavora?