Nel 1994 venne pubblicata questa foto con Bill Gates, sorridente, su un albero mentre mostra un CD. Ecco come un’immagine di tecno-archeologia può raccontarci una radice del nostro pensiero tecnologico.
Un sorridente Bill Gates su un albero. Nella sua mano sinistra mostra un candido CD-ROM in grado di contenere tutta l’informazione delle due altissime pile di carta sottostanti. Siamo negli anni ’90. Una foto che promuove la relativamente nuova (per l’epoca) tecnologia del CD-ROM, che promette di compattare in pochi lucidi centimetri quadrati (anzi tondi…) tutta l’informazione cartacea. Il disco sottile che sostituisce le sottilissime pagine di carta, a centinaia e centinaia.
Come (ri)pensare la tecnologia
Si tratta di un’immagine che cattura alcuni dei nostri modi di pensare la tecnologia. Si nota innanzitutto una certa mancanza di disinvoltura. Non so quante volte in vita sua Bill Gates si sia arrampicato su un albero. Al di là della destrezza personale di Gates, è un mondo tecnologico che non emerge in modo naturale dalla foresta, come un suo risultato, ma è messo lì, letteralmente appeso.
Gli occhiali sono gli stessi che Gates usa per scrivere relazioni in Word in ufficio, così come i pantaloni e le scarpe.
Con quella pesante imbragatura su un vestito non da naturalista, l’impressione è che sia stato issato direttamente dall’ufficio dai suoi solerti collaboratori e press agent. Il senso del rischio viene ridotto a zero, con la mano destra che sembra afferrare il cavo metallico che tiene ferma la prima pila di carte. Stabilità ulteriore rispetto a funi e moschettoni. Forse è solo per non oscillare e per rimanere ben fermo di fronte all’obiettivo, ma genera un senso di stabilità (superfluo, visto che è fissato).
Due strati sovrapposti (tech e natural)
Il tutto produce una sovrapposizione senza mescolamento fra due strati: business tecnologico e uno sfondo naturale. In questa immagine, la tecnologia si aggiunge alla natura, non si ibrida con essa. Qualche richiamo fra tecnologia e natura è nel bianco del CD che evoca il bianco delle pagine. Ma è richiamo indiretto, visto che la carta non è in sé natura, ma natura già lavorata in modo industriale.
Le due alte pile di fogli formano due tronchi, accostati a un tronco vero — marrone — e agli altri alberi nella rigogliosa foresta. Una foresta un po’ scura, con un sottobosco lì in fondo che non fa vedere neanche dove inizi. Le uniche zone di luce sono il CD-ROM, naturalmente, e le due colonne di carta. Luce in colonna che richiama il cerchio di candida luminosità del CD, compressione estrema della due alte colonne di carta.
Un passaggio di stati
La foto riassume un passaggio di stati:
- Natura: la confusione delle foglie e la rugosa superficie della corteccia. La varietà cromatica, anche se poco illuminata, della foresta.
- Natura in tecnologia: la bianca pila di fogli lisci, tronchi d’albero artificiali. Ogni colonna forma però degli angoli non allineati che creano una loro rugosità, anche se più morbida del legno, dato che è cartacea. Una natura non ancora “tecnologizzata”, una tecnologia ancora imperfetta.
- Tecnologia: l’ordine perfetto del cerchio del CD e del suo candore. Luna luminosa dentro l’oscuro bosco.
L’evoluzione come marcia ordinata dalla confusione rizomatica di una foresta alla perfetta geometria del cerchio, passando attraverso le imperfette sbavature di inchiostro della pagina stampata. Un’evoluzione diretta da un uomo tecnologico che appare un po’ estraneo, anche se mite, in quel contesto.
Cosa è cambiato da quel 1994? La tecnologia ha un approccio diverso rispetto alla natura? Sono stati fatti molti passi avanti. La tecnologia per alcuni è addirittura una delle espressioni della natura. Ma tornare ad alcune delle radici del nostro pensiero tecnologico può essere utile per capire se la tecnologia futura sarà una rigogliosa pianta che cresce.
Stefano Pace
Post originale pubblicato su Medium Italia: https://medium.com/italia/1994-bill-gates-un-cd-rom-e-una-foresta-dfa932ab8b34#.z44hpn2es