Nella principale area metropolitana del Paese, Milano, che sta progettando la sostenibilità del suo futuro, il progetto MUSA dice la sua, mettendo in campo un approccio olistico ultra-innovativo e le competenze e la creatività di ricercatori e ricercatrici giovanissimi. L’obiettivo? Creare filiere di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico che da Milano possano allargarsi all’intera Italia del futuro, ha commentato la Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, che ha messo in luce, oltre all’apporto di tantissimi giovani talenti, gli scambi pubblico-privato sperimentati dal progetto.
MUSA, un progetto di rigenerazione sostenibile del territorio
MUSA (Multilayered Urban Sustainability Action) è un Ecosistema dell’Innovazione che ha il suo primo punto di forza nella collaborazione tra quattro grandi atenei milanesi – l’Università di Milano-Bicocca, l’Università Bocconi, il Politecnico e l’Università degli Studi di Milano -, è finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca attraverso un investimento di 116 milioni di euro da fondi del PNRR e ha già presentato alla città alcune delle attività di ricerca portate avanti, come l’algoritmo che aiuta a individuare le falde acquifere nascoste nel terreno, la dashboard che abilita l’assistenza della telemedicina, il progetto di desealing per utilizzare l’acqua piovana in agricoltura, il software di intelligenza artificiale che tiene sotto controllo l’hate speech in rete.
«L’aspetto di massimo valore di MUSA è l’ambizione di costruire un sistema integrato che metta a lavorare sulla rigenerazione sostenibile del territorio in chiave ambientale, economica e sociale quattro prestigiose università, una ventina di partner molto rilevanti del mondo dell’impresa, enti territoriali e fondazioni, in un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato nel quale è previsto anche il coinvolgimento attivo di parte della cittadinanza», dice Vittorio Biondi, Direttore Generale e Programme Manager di MUSA Scarl. Mondo accademico, industria, enti locali e società civile sono chiamati a disegnare una nuova visione di sviluppo e un impatto positivo nel medio-lungo termine sul territorio. «Si tratta di un autentico salto di qualità rispetto al dialogo o alla collaborazione saltuaria fino a oggi praticata tra partner di questa entità, rinforzato dall’aspirazione di fare cooperare stabilmente anche in futuro gli attori di questa sinergia», continua Biondi.
Partenza dai campus universitari
«La rigenerazione urbana di MUSA è partita dai campus universitari, che saranno meno cementificati e beneficeranno di sistemi di riutilizzo dell’acqua piovana: ora contiamo che l’esperienza negli atenei rappresenti l’avvio di un processo di rigenerazione di altri ambiti del territorio». Nello specifico, il 12 giugno è scattato il processo di transizione energetica dell’Università Milano Bicocca, che è tra l’altro l’ente proponente del progetto, che sfrutterà l’energia geotermica e quella fotovoltaica per diventare un campus a zero emissioni.
Oggi stanno lavorando ai progetti pilota di MUSA 979 ricercatori, per il 43% si tratta di donne. I nuovi assunti sono 194 e di questi il 56% è donna, con un’età media di 32 anni. «L’ambizione è costruire risposte interdisciplinari alle sfide della sostenibilità, attraverso progetti pilota che possano essere replicati anche in altri contesti: in Musa collaborano economisti, ingegneri, informatici, giuristi, psicologi, geologi, botanici… Fare operare insieme profili disciplinari molto diversi è un altro punto di forza del progetto, anche questo per niente scontato, visto che il mondo della ricerca lavora spesso su specializzazioni e traiettorie verticali. Peraltro, vedo che nelle analisi fatte c’è sempre una forte attenzione a quanto accade in altri contesti: stiamo lavorando affinché il progetto sia anche l’occasione per stringere partnership con altri gruppi di ricerca».
Viabilità, gestione dei rifiuti, piattaforme digitali
Disegnando un nuovo modello di sviluppo che sia in grado di costruire crescita e sostenibilità, MUSA sta progettando nuovi modelli di viabilità e sistemi di gestione dei rifiuti, processi produttivi più circolari in settori strategici come la moda, il design, il benessere, soluzioni più intelligenti di energia rinnovabile, piattaforme digitali per la gestione del territorio, per la raccolta e l’uso di dati biomedici, soluzioni fintech e strumenti di apprendimento per supportare il processo decisionale in area finanziaria.
Forte l’attenzione all’inclusione sociale, al contrasto delle disuguaglianze materiali e culturali, al superamento del gender gap e dei divari tecnologici, alla promozione dell’impegno civico individuale e di comunità, ai progetti che puntano su cultura, arte e scienze per favorire l’innovazione sociale. «Attraverso l’hub Human Hall sono già stati avviati 18 progetti rivolti a diverse fasce a rischio della popolazione, dalle donne vittime di violenza agli stranieri, per intercettarne e monitorarne i bisogni, mentre il laboratorio di ricerca partecipata B- Youth Forum vede il coinvolgimento diretto di giovani tra i 14 e i 25 anni negli spazi pubblici».