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In metà delle famiglie italiane c’è almeno una persona che acquista online. No, non è tanto. Anzi, è ancora troppo poco. Soprattutto considerando il mercato digitale globale in cui si muove il contesto italiano. Sono 1,2 miliardi le persone che a livello planetario comprano prodotti online, parte di un ecosistema formato da 2,6 miliardi di potenziali consumatori connessi a internet. 

Tutti i limiti dell’e-commerce italiano

Le imprese italiane che vendono online sono solo il 4% del totale, la media europea è del 15%. Questi dati sono stati diffusi dal consorzio del commercio elettronico Netcomm durante un incontro tenutosi alla Camera dei deputati la scorsa settimana.

“In Italia siamo in ritardo sia per la percentuale di vendite online sia per le imprese che sono sul web” ha osservato il presidente del consorzio Roberto Liscia, aggiungendo che “l’accesso alla banda larga è carente e la copertura finanziaria per gli investimenti è ancora un interrogativo non risolto”.

Il fatturato delle vendite online italiane è di 14 miliardi di euro, siamo dietro alla Spagna dove si raggiungono i 17 miliardi. Eppure qualche segno positivo c’è, visto che negli ultimi tre anni i consumatori italiani online sono passati da 9 a 16 milioni.

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La spinta del mobile

Il merito della crescita della domanda va soprattutto ai dispositivi mobili, visto che il 23% di chi ha fatto acquisti online negli ultimi sei mesi, ha utilizzato un’app da smartphone o tablet. Secondo le  ultime rilevazioni di Netcomm, infatti, ogni 100 acquisti online 15 partono dal mobile. Si tratta, inoltre, di un segmento di consumatori che acquista con importi medi più elevati e con frequenza maggiore della media.

Una vera e propria nuova tipologia di consumatore che Netcomm ha definito Superconsumatore, “un individuo abituato alla multicanalità e che possiede il pieno controllo sul processo di acquisto per soddisfare i propri bisogni”.

Secondo il consorzio del commercio elettronico è possibile sintetizzare le cause che ispirano i comportamenti degli acquirenti in cinque punti:

1.       la crescente familiarità con i servizi online da parte di oltre metà della popolazione italiana maggiorenne;

2.       l’aumento di banda, anche se in Italia rimane molto da fare il trend è positivo (+54% nell’ultimo anno);

3.       la diffusione dei dispositivi mobili connessi alla rete. L’accesso da pc è in declino, ma l’aumento del numero di utenti da dispositivo mobile più che compensa la diminuzione: il saldo finale è quindi positivo. La quota di utenti che dispongono di una connessione mobile a banda larga è pari al 47%, in linea con la media europea;

4.       la crescita dell’offerta online, sia in termini di varietà che di qualità del servizio offerto;

5.       la qualità del sistema di trasporto e consegna dei prodotti fisici acquistati in Rete.

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Settori, il turismo vince su tutti

Il turismo è il settore in cui le vendite online sono più sviluppate, attualmente vale 5 miliardi e 273 milioni e nel 2014 è cresciuto del 10%. La maggior parte dei servizi turistici acquistati sul web (equivalenti al 73%) è composto dai biglietti dei trasporti (treni, aerei, autobus), seguiti da soggiorni in hotel  (21%) e pacchetti viaggio (6%). Subito dopo, c’è il settore dell’abbigliamento, cresciuto lo scorso anno del 25% e capace di generare valore per 1 miliardo e 848 milioni di euro. Segua l’informatica – naturalmente perfetta per essere venduta online e proprio per questo molto più gettonata sul web che nei negozi tradizionali – che nell’ultimo anno ha fatturato poco più di un miliardo e mezzo ma è cresciuta addirittura del 31%. A sorpresa (ma non troppo) è cresciuta più di tutti l’editoria, con un picco del 34%, ma un valore di soli 399 milioni. Chiude la classifica dei singoli settori quello delle assicurazioni, che grazie alla spinta delle Rcauto online ha generato nel 2014 ben 1 miliardo e 214 milioni, con un salto del 5%.  

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Cosa succede in Europa e nel resto del mondo

Secondo i dati forniti dal consorzio Netcomm, la rilevanza dell’e-commerce è evidente nei mercati più maturi, principalmente l’Europa con 363 miliardi di euro nel 2013 e l’America Settentrionale che nello stesso periodo si è fermata a 333 miliardi di euro. Non sono da meno i paesi emergenti e in via di sviluppo che si rivelano i mercati con il maggior potenziale di crescita online.

Esempio lampante è la Cina che genera un turnover di 247 miliardi di euro (la seconda nazione a livello mondiale per valore, preceduta dagli Stati Uniti) e ha una potenzialità di crescita online del 95% circa, peccato però che resti un mercato troppo concentrato e quindi difficilmente penetrabile. Anche realtà più piccole come ad esempio Arabia Saudita e Algeria possono rivelarsi però più attrattive di quanto si pensi. I paesi con il maggior potenziale di crescita dell’export italiano (ossia i mercati emergenti e in via di sviluppo) “sono quelli che tendenzialmente mostrano anche le maggiori opportunità di sviluppo per la nostra offerta online”, spiega Netcomm. In questo contesto, le aziende italiane potranno affrontare i mercati stranieri nei prossimi anni sia presidiando quelli più maturi a livello di export, dove perseguire prevalentemente strategie difensive, sia lavorando più di attacco nei paesi emergenti. Così l’e-commerce potrà diventare un canale primario di esportazione in entrambi gli scenari.