Il disegno a mano è un marchio di fabbrica del genio giapponese. Ma in alcuni suoi capolavori è presente l’utilizzo della CGI
Il ragazzo e l’airone, l’ultimo capolavoro di Hayao Miyazaki, ha vinto i Golden Globe come miglior film di animazione. Secondo molti esperti del settore questo potrebbe essere un buon punto di partenza nella stagione dei premi, in vista soprattutto degli Oscar (in calendario l’11 marzo). Miyazaki ha già vinto una prima statuetta nel 2003 con La città incantata. Sul nostro magazine non ci capita spesso di parlare di cinema, ma di fronte al genio di Miyazaki è utile ragionare sul rapporto che il cofondatore dello Studio Ghibli mantiene con la tecnologia. C’è chi lo ha definito un dio tra gli artisti nel mondo dell’animazione. In un articolo pubblicato quasi vent’anni fa sul Guardian, emerge il rapporto misurato che Miyazaki ha maturato nei decenni con l’innovazione e computer grafica. Se in passato aveva definito le immagini realizzate a computer come superficiali, col tempo ne ha riconosciuto il valore artistico restando però sempre fedele al proprio stile. «Penso che la CGI abbia il potenziale per eguagliare o addirittura superare ciò che la mano umana può fare. Ma per me è troppo tardi per provarla», ha detto nel 2005.
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In realtà la CGI, ovvero la tecnica di Computer-Generated Imagery, è stata utilizzata in alcuni capolavori dello Studio Ghibli, come Il Castello Errante di Howl. Miyazaki non ha però mai abbracciato ciecamente la tecnologia, utilizzandola soltanto nei casi in cui si è rivelata preziosa per il valore artistico nei film di animazione. Il suo è dunque un approccio selettivo, ponderato, che non ha mai messo in secondo piano il disegno a mano. Molto si è detto e scritto su Il ragazzo e l’airone, pellicola che potrebbe sembrare come una sorta di testamento dell’83enne Miyazaki. Il film ha esaltato il suo stile, in cui la CGI non spicca mai ma rimane in posizione defilata.