L’istituto finanziario ha investito quasi 20 milioni di dollari nell’affare Twitter. Dopo un 2023 di rivoluzione interna e sparate contro gli investitori, Musk correggerà il tiro?
Fidelity, società di investimento che ha aiutato Elon Musk ad acquisire Twitter per 44 miliardi di dollari a fine 2022, ha fatto circolare una stima sul valore della piattaforma. Rispetto al momento di chiusura del deal, oggi l’azienda varrebbe il 71,5% in meno, ovvero circa 13 miliardi di dollari. Fidelity ha investito quasi 20 milioni di dollari in una delle operazioni più clamorose del panorama social degli ultimi anni. Il sito di news Axios ha riportato la notizia, segnalando che una stima così drammatica potrebbe anche essere esagerata dal momento che Fidelity non dispone di informazioni sulle effettive performance economiche di X. La situazione resta comunque non facile per l’ex Twitter, alle prese con la rivoluzione decisa da Musk. Non si tratta peraltro della prima volta in cui Fidelity ha deciso di tagliare il valore delle proprie quote di X.
Elon Musk ha chiuso il 2023 senza venire meno al proprio stile. In un’intervista ha suggerito a quegli inserzionisti che decidono di abbandonare la piattaforma di andare a quel paese (in inglese l’espressione era più colorita). Secondo Bloomberg lo scorso anno l’ammontare degli investimenti pubblicitari è stato di appena 2,5 miliardi di dollari (l’azienda poteva contare su 1 miliardo di dollari a trimestre grazie all’advertising). La Ceo Linda Yaccarino ha comunque detto che X diventerà profittevole nel 2024.
A pesare sulle sorti di X c’è senz’altro la politica del free speech adottata da Elon Musk, che subito dopo l’acquisizione ha deciso di riabilitare diversi utenti messi al bando per aver violato le condizioni e le regole nell’utilizzo della piattaforma. Ha cominciato riconsegnando le chiavi del suo profilo all’ex presidente USA Donald Trump e a fine 2023 ha deciso di mettere ai voti il ritorno su X di Alex Jones, podcaster USA molto controverso, ottenendo dal sondaggio uno schiacciante sì. Nemmeno le accuse da parte dell’UE di non contrastare la disinformazione online hanno però dissuaso Musk dal proseguire sulla propria strada.