Alla scoperta delle stelle che hanno animato negli anni il nostro StartupItalia Open Summit. In attesa di SIOS23 Winter di giovedì 21 dicembre, un viaggio a ritroso nelle passate edizioni. Oggi con noi c’è Max Pezzali
Il SIOS23 Winter Edition torna giovedì 21 dicembre a Milano nel prestigioso Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana. Scopri qui tutti gli speaker e il programma completo e vieni a trovarci dal vivo iscrivendoti qui. Intanto riavvolgi con noi il nastro sulle precedenti edizioni e riascolta le stelle che hanno popolato il firmamento del SIOS.
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«Negli anni ’90 chi viveva in provincia si sentiva in qualche modo lontano e distante da chi viveva nella metropoli. Per me, che sono di Pavia, anni fa la distanza da Milano veniva percepita come incolmabile. Ci sentivamo inferiori o inadeguati perché non sapevamo cosa succedesse di bello nella grande città. E proveniva da Pavia o da Lodi a Milano veniva riconosciuto subito. Oggi, invece, sappiamo in tempo reale quello che accade in tutto il mondo, mentre quando io ero adolescente dovevamo “unire dei puntini” per capirlo. Ad esempio sapevamo che a New York stava accadendo la rivoluzione del pop e del rap, ma lo leggevamo in due o tre pubblicazioni al massimo. Arrivavano i dischi e dovevamo ordinarli, trovarli ecc.. In quell’unione dei puntini c’era la creatività. Oggi, invece, sapendo quello che accade ti demoralizzi un po’ e sapere troppo ti mette nella condizione di sentirti un po’ frustrato».
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«Il GPS è stata una cosa recente, mentre prima c’era solo il “Tuttocittà” che finiva quando finiva la città, ma l’idea di perdersi aveva un “che” di romantico e rappresentava anche un’opportunità che oggi non c’è più. La provincia ti crea sempre un rapporto di amore-odio, anche se la mia è una provincia importante con centri di studio di eccellenza ma noi autoctoni non avevamo tanto accesso al mondo degli studenti e ci sentivamo diversi. Era un mondo un po’ a parte, e come in ogni mondo chiuso si giudicano gli altri. Si era come immersi in un social network visivo, in un grande palcoscenico: tu osservavi ed eri osservato. In provincia tu sei come ti vedono gli altri e sei lo stesso che eri quando eri più piccolo e scrostare l’immagine pubblica che hanno di te è molto difficile. Oggi per condividere emozioni ed esperienze non è più così necessario esserci fisicamente ma il gruppo diventa un elemento essenziale e di aiuto dinanzi alle difficoltà».
«Come nella “dura legge del goal”, nella vita di tutti i giorni non c’è una coppa ma, alla fine, non verrai giudicato in base ai premi che hai ma al ricordo che lasci. Per questo anche un giocatore spettacolare che però ha sacrificato il risultato per un gioco di squadra sarà ricordato di più rispetto, ad esempio, a un altro campione».