Nel 2023 oltre 6mila professionisti hanno perso il lavoro a livello globale. Oltralpe invece…
Il 14,4% delle software house francesi ha dichiarato vendite superiori ai 10 milioni di euro nel 2022 (nel 2020 erano il 6,4%); per l’85% dei team il Paese è attrattivo per chi opera nell’industria dei videogiochi; e oltre la metà ha intenzione di assumere ancora nel 2023. Sono questi i numeri pubblicati dall’ottava edizione del barometro sull’ecosistema gaming d’Oltralpe realizzato dal French Video Games Syndicate. La ricerca è stata condotta nella prima metà del 2023 ed è riferita alle cifre del 2022, coinvolgendo 577 software house. Il quadro è interessante: Parigi, ad esempio, non sembra essere l’unica meta, dal momento che una società su due si trova in aree regionali e una su tre ha scelto la modalità full remote. Il 76% dei contratti è a tempo indeterminato. Sul fronte raccolta fondo quasi il 10% ha chiuso un’operazione di fund raising nel 2022.
Se guardiamo poi all’aspetto creativo, la ricerca evidenzia che il 68% dei videogiochi pubblicati sono originali. In Francia ha un peso notevole inoltre il mondo dei publisher indie (39% del totale). Va sottolineato infine il dato sull’occupazione femminile: le donne nelle software house francesi rappresentano il 24% dei team di produzione (+10% in 4 anni) e il 20% occupa posizioni manageriali o esecutive (+9% punti rispetto al 2020). In Francia la situazione sembra dunque positiva, soprattutto per l’ecosistema startup e indie. Numeri che fanno contrasto con un quadro internazionale tutt’altro che roseo per l’industria.
Non si può certo parlare di una crisi dei videogiochi come prodotto di intrattenimento, ma a livello aziendale il 2023 è stato un anno drammatico, con migliaia di licenziamenti in decine di software house. In ordine sparso citiamo Epic Games (Fortnite), Naughty Dog (The Last of Us), Ubisoft (è appena uscito con Assassin’s Creed Mirage) e Sony. Secondo i dati si parla di oltre 6mila professionisti licenziati per varie cause, a cominciare dalle vendite in calo rispetto al periodo pandemico e alle conseguenze dovute all’inflazione. Ma in alcuni casi le riorganizzazioni aziendali avrebbero portato a sostituire determinate mansioni con l’intelligenza artificiale.