In passato gli USA hanno preso di mira IBM e Microsoft
Intentata dal Dipartimento di Giustizia USA nel 2020, la causa contro Google ha inizio oggi, martedì 12 settembre, a Washington e dovrebbe durare alcuni mesi durante i quali accusa e difesa si confronteranno su questioni legate a tematiche antitrust. Se si dovesse riassumere in poche righe, la disputa ruota attorno al ruolo di Google da 25 anni a questa parte: secondo il governo USA la Big Tech di Mountain View avrebbe costruito un monopolio per quanto riguarda la ricerca online e affossato ogni tentativo da parte di competitor di inserire elementi di concorrenza, pagando peraltro miliardi di dollari società come Apple e Samsung per inserire il proprio motore di ricerca di default all’interno di device come smartphone e pc. «Pensiamo che ci sia molta concorrenza in questo spazio», è la difesa di Google riportata da Axios.
Secondo il Guardian la causa contro Google da parte del Dipartimento di Giustizia USA rappresenta una delle sfide più grandi a un membro del ristretto gruppo delle Big Tech degli ultimi decenni. La multinazionale guidata da Sundar Pichai rischia pene pecuniarie, ma gli esperti legali ritengono improbabile una soluzione spezzatino: Google, in altre parole, non rischierebbe di essere frammentata in più aziende per ridurne la posizione da monopolista.
A quasi un anno dal day one di ChatGPT, il nuovo gioiello di OpenAI (in cui Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari), Google ha reagito presentando Bard, il chatbot di intelligenza artificiale per continuare a rimanere leader nel campo della ricerca online. Sull’AI l’azienda investe come tante altre ingenti risorse. Negli Stati Uniti cause contro le Big Tech di questa portata avvengono ogni 20/25 anni come ha riportato Axios: la prima fu contro IBM negli anni Settanta, la seconda contro Microsoft tra fine anni Novanta e primi Duemila.