Per il Ceo di Tesla la ketamina sarebbe un’opzione migliore rispetto agli antidepressivi
Non scopriamo oggi che diversi imprenditori della Silicon Valley fanno uso di sostanze a scopo ricreativo e non solo. Sulla vicenda è però tornato il Wall Street Journal con un’inchiesta dettagliata dalla quale emerge un quadro a dir poco psichedelico della terra dell’innovazione, dove a quanto pare non è così raro l’utilizzo di droghe, di allucinogeni e di farmaci ai vertici delle più importanti società tecnologiche. Stando alle ricostruzioni sarebbero state organizzate anche feste a tema utilizzando la piattaforma Signal tanto sponsorizzata da Elon Musk in funzione anti Meta.
Come dicevamo, però, non si scopre oggi che gente di quel calibro ha un’opinione tutt’altro che negativa sull’utilizzo di sostanze psichedeliche come l’LSD. Come ha spiegato Fortune, il mercato globale valeva quasi 3 miliardi di dollari nel 2021 ed è destinato a crescere a 9 entro fine decennio. In base ad alcune ricostruzioni è emerso che Elon Musk farebbe uso di cheratina, mentre Sergey Brin, il cofondatore di Google, di funghi allucinogeni.
Anni fa ha fatto il giro del mondo il video di Elon Musk mentre fuma uno spinello nello studio del podcast di Joe Rogan. Secondo l’inchiesta del Wall Street Journal l’imprenditore sudafricano farebbe uso di microdosi di cheratina per contrastare la depressione. A questo proposito ha pubblicato un post su Twitter nelle ultime ore dichiarando che, a suo avviso, la depressione sarebbe sovra-diagnosticata negli USA e che i farmaci rischiano di far diventare le persone degli zombie. La ketamina, a suo avviso, è un’opzione migliore.
Trattandosi di un argomento particolarmente delicato, soprattutto negli USA dove la prescrizione scriteriata di farmaci ha generato dipendenze e distrutto vite, la questione fatta emerge dall’inchiesta del WSJ va affrontata con le dovute cautele. Nel 2021 il numero di morti provocati da overdose negli USA ha raggiunto un nuovo picco (oltre 107mila persone) con l’oppioide sintetico fentanyl responsabile dei decessi nel 70% dei casi.