La nuova classe di catamarani varata dalla leggenda della vela Roussel Coutts. Che fa della tecnologia un elemento imprenscindibile della regata
Prendete un mito della vela, cavaliere dell’Impero Britannico e con una lista di trofei vinti lunghissima: Sir Russel Coutts. Mettetelo a capo di una società che ha l’ambizione di creare il più grande spettacolo mai visto sull’acqua, con attenzione massima alla velocità delle barche e alla possibilità per il pubblico di godersi al meglio la regata. Infine, il partner tecnico indispensabile per far funzionare tutto questo: quella stessa Oracle che ha portato a termine una serie di campagne vincenti in Coppa America. Il risultato si chiama SailGP: è una nuova classe velica e un campionato per nazioni che è appena nato e che questo fine settimana darà spettacolo in quel della Baia di San Francisco.
50 nodi controvento
Se vi è mai capitato di andare in mare, magari riuscirete a comprendere che cosa significa raggiungere i 50 nodi di velocità su una barca a vela: parliamo di circa 90 chilometri all’ora, una velocità tanto più impressionante se pensate che a bordo di una barca non ci sono certo i freni. Pilotare uno dei catamarani della nuova classe F50, dice il designer Mike Drummond, “è un po’ come tenere una scopa in equilibrio sulla punta di un dito: e sopra la prima, un’altra scopa ancora”. Un esercizio di bravura che si possono permettere solo una manciata di velisti al mondo, scelti tra i giovani più promettenti o con già una solida carriera nelle competizioni alle spalle.
Per raggiungere i 50 nodi di velocità i catamarani F50 sfruttano quella che è la tecnologia del momento nella vela: il sailing hydrofoil. Spiegare il funzionamento di questa tecnologia può essere complicato: diciamo che ricorda molto quella di alcuni appendici degli aeroplani, e quando la spinta del vento supera una certa soglia permette alla barca di sollevarsi dall’acqua e ridurre in questo modo la superficie bagnata e la resistenza opposta al movimento. Le barche che adottano questa tecnologia “volano” letteralmente sull’acqua: sono in grado di raggiungere il doppio della velocità del vento con cui navigano, grazie a una serie di fattori fisici che sono stati sfruttati dall’inizio degli anni 2000 anche sulle barche a vela.
La prima volta che l’hydrofoil ha raggiunto la popolarità planetaria è stato quando le barche di Coppa America hanno iniziato a sfruttarlo nelle competizioni della 34sima edizione della manifestazione. In un certo senso, gli F50 sono diretti discendenti di quel progetto: di base sfruttano lo stesso principio, ovvero coniugare la tecnologia (tanta) con un design che metta a dura prova le capacità veliche di chi è al timone e sul ponte dell’imbarcazione.
La barca più veloce del mondo
Forse non sarà davvero la barca più veloce del mondo, come dice Russell Coutts, ma di sicuro è uno dei prodotti tecnologicamente più avanzati che l’industria velica abbia mai sfornato: ci sono centinaia di sensori a bordo, che producono una quantità enorme di dati su come il catamarano viene condotto e che fluiscono dal mare a terra. Tutte queste informazioni, tra l’altro in chiaro e disponibili per tutti, vengono raccolte in un database Oracle – che ha partecipato attivamente allo sviluppo della piattaforma – per essere analizzate: gli equipaggi e gli altri membri del team possono utilizzare gli algoritmi di AI e machine learning per studiare le performance proprie ed altrui, così da migliorare come viene governata l’imbarcazione in manovra e guadagnare metri preziosi per la vittoria finale. È importante, per i promotori della formula, che sugli scafi F50 i velisti apprendano e facciano esperienza.
C’è anche un altro aspetto peculiare della nuova serie SailGP: l’intera esperienza è stata pensata da subito per essere fruita dal pubblico dal vivo o con uno schermo in mano. Anzi, preso atto che sempre più spesso mentre guardiamo lo sport anche dal vivo teniamo in mano uno smartphone acceso, le imbarcazioni sono dotate di telecamera disposte strategicamente in diversi punti e quegli stessi dati che sfruttano i team per migliorare le performance sono analizzati e trasformati in una grafica che renda il più possibile comprensibile chi sta vincendo e di quanto sul campo di regata. L’app SailGP è un vero proprio second-screen che aggiunge informazioni di qualità per chi sta seguendo una gara.
Anche questa è stata una sfida tecnologica non da poco da superare: il ritardo con cui dalle barche i dati raggiungono terra è inferiore ai 200 millisecondi, e vengono combinati i valori di 6 diverse imbarcazioni (compresi i flussi video in alta definizione) per rendere il più possibile godibile ogni regata. Il tutto avviene sempre all’interno del cloud Oracle, che ha abbracciato totalmente l’approccio open della nuova formula: non ci sono segreti sulle barche SailGP, tutte praticamente identiche l’una all’altra e in cui fa la differenza soprattutto il fattore umano. E in più anche gli appassionati possono studiare i dati: i progettisti hanno già ricevuto consigli e suggerimenti su come il design potrebbe essere migliorato.
Un gran premio nella Baia
Dopo l’esordio a Sidney, servito per testare per la prima volta in gara i nuovi scafi, la seconda tappa del circuito SailGP sarà praticamente una gara di casa per il Team USA: l’organizzazione di questo weekend è affidata al Golden Gate Yatch Club, che si affaccia sulla Baia di San Francisco e che è lo stesso che ha dato i natali alle due sfide vincenti di Oracle in Coppa America.
Sono sei in totale i team in gara, come già detto si tratta di squadre nazionali: formate cioè da atleti tutti con lo stesso passaporto – con qualche deroga, per esempio per la Cina, per consentire di accelerare lo sviluppo della barca e la formazione dell’equipaggio. L’obiettivo in questo caso è la promozione della crescita del movimento da un lato, offrendo magari la possibilità a giovani velisti di salire a bordo in una competizione internazionale di alto valore, e allo stesso tempo dall’altro di attirare gli appassionati offrendogli una ragione campanilistica in più per tifare per un team.
La formula è pensata prettamente per lo spettacolo: il villaggio che circonda il molo da cui si muovono le barche non è molto diverso da un paddock di un gran premio, e più in generale l’ispirazione all’esperienza motoristica è più che evidente. Anche la scelta di puntare forte sulla tecnologia ricalca quella della F1, sebbene sia decisamente più in chiave open: i numeri serviranno ad aumentare ulteriormente le performance delle barche, analizzati all’interno del cloud Oracle con il machine learning per scovare cosa affinare per renderli ancora più veloci. Dall’analisi dei dati sono già state ricavate informazioni utili per produrre due nuove configurazioni veliche – una per il vento debole e una per il vento forte – e già si pensa a una seconda versione dello scafo da lanciare entro un paio d’anni: capace di superare la soglia dei 55 nodi e dei 100 chilometri all’ora sull’acqua.