Ha fatto pivot parecchie volte. Il suo ultimo business riguardava gli imballaggi sostenibili. In passato ha superato la valutazione di 2,2 miliardi di dollari
Fondata nel 2015 in Silicon Valley, Zume è arrivata a raccogliere complessivamente quasi mezzo miliardo di dollari. Il business di questa startup farebbe rabbrividire qualsiasi purista della pizza: margherita, capricciosa o al gusto ananas, non importa, a tutto pensava un robot pizzaiolo, installato all’interno di un furgoncino stile street food. Potrebbe suonare come un’idea bizzarra, che però in passato ha convinto un gigante come SoftBank a versare 335 milioni di dollari nelle casse di Zume (valutata 2,25 miliardi). In meno di dieci anni l’avventura si è conclusa, tra numerosi progetti e altrettanti flop.
Zume è fallita e starebbe liquidando i propri beni secondo The Information. Oltre a un braccio robotico incaricato di preparare una pizza e servirla ai clienti, la startup ha lavorato anche a sensori per il controllo della temperatura del cibo e su imballaggi sostenibili. I pivot sono vitali nel percorso di un’azienda innovativa, ma nel caso specifico non hanno portato da nessuna parte.
Ormai Zume non si occupava più di pizze da anni. Nel 2020, a causa della pandemia che ha sconvolto i piani di tantissime imprese, la startup USA ha licenziato parte del proprio personale, buttandosi nel settore del packaging sostenibile. Ma non è soltanto l’emergenza sanitaria la ragione per cui il robot pizzaiolo non è mai decollato. Secondo la stampa c’erano anche problemi tecnici: come il formaggio che colava in forno quando il furgoncino era in movimento.