La nostra rubrica prosegue con un focus sulle realtà che offrono servizi per assicurare cure puntuali e rapida guarigione agli amici pelosi e piumati: dalla telemedicina ai laboratori specializzati
La nostra rubrica Startup 4 Pets prosegue con un nuovo viaggio alla ricerca delle aziende che si occupano della cura dei nostri amici, pelosi o piumati. E in questa nuova tappa siamo andati alla scoperta delle realtà che semplificano l’accesso alle cure veterinarie. Cure che, spesso, sono purtroppo molto costose per le nostre tasche, mettendo in pericolo la vita dei nostri amici. Secondo un’indagine svolta da Altroconsumo e diffusa dall’ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali, infatti, per una prima visita veterinaria si potrebbe arrivare a spendere anche 85 euro. Per l’applicazione del microchip, si parte da un minimo di 25€ fino a un massimo di 65€. E le spese veterinarie sono totalmente a carico dei cittadini: nella dichiarazione dei redditi la detrazione fiscale prevista è pari al 19%. Mentre le città del sud risultano essere più economiche (in media, si spendono dai 39€ a Napoli ai 43€ a Roma), a Milano e Torino sono diverse le strutture che arrivano a chiedere più di 80 euro.
Alla luce di questa panoramica generale, esistono diverse realtà che si occupano di semplificare l’accesso alle cure veterinarie avvalendosi, in certi casi, della telemedicina. Le soluzioni tech, infatti, eccetto in casi gravi o complicati, possono rivelarsi fondamentali sia in termini di risparmio di tempo che di denaro. In questo nuovo viaggio nel mondo dei pets abbiamo approfondito Veterly, una piattaforma che aiuta i veterinari a semplificare il rapporto con i clienti, gestire gli appuntamenti e riscuotere i pagamenti in modo automatico ed EuBiome, un laboratorio specializzato nel trapianto fecale per combattere le enteropatie croniche di cui molti cani e gatti soffrono. Ma prima di scoprirle più a fondo scorriamo un po’ di dati utili a fare il punto della situazione.
Leggi anche: Startup 4 Pets | «Adottateli tutti!» Le aziende che aiutano gli amici pelosi a trovare casa
Amico mio, quanto mi costi!
Se, come anticipato, curare il proprio animale in certi casi può rilevarsi parecchio oneroso, secondo l’indagine avviata da Altroconsumo, in generale gli ambulatori risultano più economici delle cliniche. Per quanto riguarda le situazioni di emergenza, su 149 strutture intervistate, il 19% ha un servizio di pronto soccorso aperto 24 ore su 24, spesso però bisogna prima telefonare. E nel 54% dei casi, gli ambulatori sono aperti solo durante i giorni feriali e non sono reperibili fuori dagli orari di visita. Il 27%, invece, ha riferito che per le emergenze è possibile contattarli al telefono. Secondo Arianna Bolla, Presidente di AISA, l’Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese della salute animale a livello nazionale: «Una corretta prevenzione, associata a cure specifiche e mirate, ad una buona alimentazione e ad alcune semplici regole, aiutano a contenere le spese veterinarie».
In questo senso, Aisa ha stretto una collaborazione con Senior Italia FederAnziani per mappare e censire i canili e i gattili sul territorio nazionale e proporre alle istituzioni una serie di iniziative a sostegno. Ogni anno, lo Stato spende oltre 160 milioni di Euro per i soli cani (pari a circa 1.277 Euro di costo medio anno per un cane in un canile). La proposta di Senior Italia FederAnziani e Aisa è promuovere l’adozione da strutture per animali abbandonati, ad esempio mettendo a disposizione incentivi per chi adotta sotto forma di detrazioni/deduzioni di spese veterinarie, riduzione dell’IVA sui farmaci veterinari e sulle prestazioni obbligatorie. Secondo le stime disponibili, infatti, 3 milioni di over 65 spendono per il proprio pet più di 2 miliardi di euro l’anno, ovvero più di 55 euro al mese: cifre importanti, che potrebbero nel tempo, indurre le fasce più deboli a rinunciare alla compagnia di un animale domestico.
Veterly aiuta a trovare il veterinario
Veterly, startup nata all’interno dello Startup Studio Startup Bakery. L’attuale CEO, Laura Venturini, che nel 2003 ha lanciato un blog dedicato agli animali, oggi si occupa di semplificare il rapporto tra veterinario e clienti. Filologa e consulente SEO, Laura ha da sempre la passione per i pets. «Una volta mi trovavo in autostrada, mi stavo recando fuori con il mio cane in macchina. Durante il viaggio ho contattato un albergo trovato in rete chiedendo se accettasse anche i cani. Al rifiuto da parte della titolare ho deciso di aprire una pagina che si chiama “Cane in viaggio”, oggi ancora disponibile su Instagram – spiega Laura – Non mi sono mai vista nel mondo del business e non ero una startupper ma da quella pagina è iniziato il mio viaggio alla ricerca di una realtà che potesse essere utile ai nostri amici, pelosi e non».
Così è nata Veterly. «Con il team abbiamo iniziato a sviluppare un applicativo che permettesse ai veterinari di inserire la propria attività all’interno di un database – precisa Laura – Un anno fa abbiamo lanciato un crowdfunding dove abbiamo raccolto 2/3 terzi del nostro fabbisogno e siamo stati in grado di implementare il sistema in maniera automatica». Di fatto, i veterinari in Italia sono circa 33mila, ma ci sono pochissime cliniche, a differenza, ad esempio della Spagna, dove si evidenzia una situazione contrapposta. «Essendo un settore molto frammentato, in Italia c’è un problema di gestione della relazione col cliente – spiega Laura – Veterly soddisfa l’esigenza di aiutarli nella relazione con il cliente raccogliendo, in piattaforma, pagamenti per le consulenze e permettendogli di gestire in modo ottimale la propria agenda». Lato clienti, Veterly li aiuta con reminder circa le prestazioni sanitarie obbligatorie a cui deve essere sottoposto l’animale, offrendo la possibilità di richiedere una videoconsulenza – che spesso si afferma la soluzione più efficace per le patologie meno gravi e poco complesse. La piattaforma permette, inoltre, di avere sempre a disposizione lo storico della vita dell’animale, con la possibilità di inserire tutte le informazioni sanitarie necessari all’interno di un diario intelligente che può essere condiviso con il veterinario.
L’obiettivo della startup è quello di rappresentare un punto di riferimento per trovare le cliniche più vicine al cliente affinché o in telemedicina o recandosi fisicamente dal veterinario più vicino, si possa intervenire sul problema dell’animale nel miglior modo possibile. «C’è molto interesse per la piattaforma da parte dei veterinari: attualmente registriamo una 60ina di iscritti – afferma Laura – Non siamo un marketplace e lavoriamo per aiutare i veterinari nella gestione del rapporto con i clienti, al fine di creare una relazione sempre più stretta. Nel nostro futuro abbiamo l’ambizione di internazionalizzarci. Partiremo dalla Spagna e dalla Francia».
EuBiome, il laboratorio di donazione
EuBiome si occupa del trapianto fecale. Assieme a medici veterinari, questo spin off nato nell’Università di Padova nasce con l’obiettivo di rendere quanto più accessibile possibile il trapianto fecale, responsabile di enteropatie croniche che oggi colpiscono molti cani e gatti. «EuBiome è nato con l’idea di curare lo squilibrio della flora intestinale, con tassi di beneficio che superano l’80% – spiega Barbara Simionati, biologa e CEO di EuBiome – Nei casi di enteropatia cronica questo trattamento è centrale. Quando sorge la malattia, infatti, l’animale è sottoposto a grandi sofferenze. Noi, come team di esperti, biologi, ricercatori e professori esperti di microbioma forniamo il materiale necessario per fare il trapianto e una raccolta dati finalizzata allo sviluppo di nuovi approcci che vadano a lavorare sulla modulazione di questi microbi».
EuBiome è alla ricerca di donatori. «Rintracciamo proprietari di animali sani che possano donare le proprie feci da cui partiamo per produrre le capsule che vanno ad agire sulle enteropatie croniche. Si pensi che solo il 5% di chi si propone arriva ad essere idoneo, e in media non dona per più di 3 mesi – spiega Barbara – Prevalentemente lavoriamo a stretto contatto con i veterinari, che firmano le convenzioni e aderiscono ai progetti. Il mio cane è stato il primo ad essere sottoposto a questo tipo di intervento e a beneficiarne». Adesso EuBiome cerca di sensibilizzare il maggior numero possibile di veterinari affinché si crei una rete virtuosa che possa aiutare gli amici pelosi. «Nel nostro piccolo, facciamo da connettore di dati: effettuiamo analisi della microflora intestinale e decidiamo il trattamento migliore da eseguire. Nel caso di trapianto, il donatore viene scelto in funzione della struttura dei microbi dell’animale malato: per questo è molto importante accrescere il numero di donatori, affinché si possa costruire una rete di collezione di dati di campione», spiega Barbara. Dal 2019, anno di nascita di EuBiome, lo spin off lavora per accrescere il networking con i veterinari, con l’idea di andare sempre più verso la prevenzione di queste malattie, che oggi sono, spesso, legate all’abuso di antibiotici. «Siamo in crescita esponenziale, e siamo solo agli inizi – conclude la CEO – Inoltre, mi piacerebbe un giorno arrivare a fare una campagna di equity crowdfunding, che è nello spirito del nostro progetto, aperto e collaborativo».