Data science leader per CVS Health e tra i talenti Forbes 30 Under 30, Eugenio Zuccarelli riflette sul futuro che attende ChatGPT e le altre AI. E indica la via da seguire nella creator economy
«Come spesso accade in fatto di tecnologia, l’Europa e gli Stati Uniti stanno adottando approcci diversi riguardo l’adozione di tecnologie come ChatGPT. L’Europa sta approcciando la situazione con estrema cautela, sia a livello di politiche nazionali e transnazionali, che a livello aziendale. Negli Stati Uniti, invece, nonostante ci sia comunque una intrinseca paura relativa alla perdita di lavori, la filosofia generale è di adottare la tecnologia il più velocemente possibile, per aumentare la produttività aziendale e, anzi, trovare nuove fonti di reddito» ha spiegato a StartupItalia Eugenio Zuccarelli, Data Science Leader per CVS Health, il colosso americano nel campo della salute. Inserito tra i Forbes 30 Under 30 e TEDx Speaker, Eugenio è un 29enne italiano che, dopo la laurea in Ingegneria Elettronica e Tecnologie dell’Informazione all’Università di Genova, è volato a Londra, prima, per un Master in Biomedical Engineering with Neurotechnology all’Imperial College e, negli USA poi, per un secondo Master of Business Analytics al MIT di Boston. Durante gli ultimi anni, con il suo team, ha sviluppato un modello predittivo in grado di riconoscere con anticipo l’insorgenza di malattie (come l’ipertensione e il diabete) e ha co-fondato la Covid19 Policy Alliance all’MIT di Boston. Il suo lavoro ha aiutato La Casa Bianca e i principali istituti di ricerca statunitensi a prendere decisioni in situazioni critiche nella lotta contro il Coronavirus e ha vinto nel 2022 il prestigioso Premio di ricerca “John McCarthy” per ricercatrici e ricercatori under 35. Gli abbiamo chiesto di raccontarci dal suo «osservatorio internazionale» come Europa e Stati uniti stanno vivendo l’evoluzione dell’AI, quale il futuro che vede per il settore e, in che modo, la scelta di «bloccare» ChatGPT in Italia possa rappresentare un rischio competitivo. «Se l’Europa ha una filosofia che tende a limitare il più possibile prima, per poi, in caso, abilitare funzionalità – spiega Zuccarelli – gli USA stanno invece cercando di testare le capacità di queste tecnologie per poi capire, in seguito, come limitarle».
Nella tua esperienza, quale approccio è da considerarsi «giusto» o «sbagliato»?
Non c’è un approccio che si possa definire giusto o sbagliato, va detto che l’approccio americano è più rischioso, ma sta già dimostrando le potenzialità dello strumento. Per la maggior parte delle applicazioni, l’innovazione a rotta di collo porta a una crescita rapida con il rischio però di causare problemi nel frattempo. Favorire l’innovazione senza nessuna regolamentazione di solito significa grandi scoperte ma anche grandi rischi. Regolamentare completamente qualcosa potrebbe sembrare allettante, allora. Non vi è alcun rischio (di fuga di dati, violazioni dei dati, pregiudizi, ecc.) ma non si registrano nemmeno progressi. L’ultima decisione dell’Italia di bloccare solo ChatGPT è una di quelle facili da implementare ma che andrà a scapito della competitività.
Cosa potrebbe fare l’Italia per migliorare in questo senso?
Decisioni come vietare completamente una tecnologia sono la via più semplice per uscire da un problema complesso. È molto più difficile sedersi con esperti di etica, privacy, tecnologia e politica – come Luciano Floridi e Francesca Rossi – per capire il giusto compromesso tra limitare e innovare. In un momento storico in cui i problemi delle nazioni sono di larga scala, come questo, servono strumenti scalabili per trovare soluzioni. Negli Stati Uniti, ChatGPT si sta dimostrando un ottimo strumento per risolvere alcuni di questi problemi.
Un esempio?
Per esempio, nell’ambito della Software Engineering e Data Science, i developer devono spesso riscrivere lo stesso blocco di codice più volte con leggere differenze e cambiamenti minimi. Compiti tediosi che non richiedono la creatività o l’intelletto di un esperto. ChatGPT sta aiutando proprio in questi compiti, venendogli delegate le task più ripetitive e permettendo ai developer di focalizzarsi sui temi ad alto livello e le decisioni più complesse. In questo modo, non si va a rimuovere un impiegato ma, semmai, si va a migliorare la sua condizione di lavoro. Lo stesso sta accadendo per altri impieghi e mansioni come la generazione di idee o di articoli. Spesso, ci si trova a dover identificare interessanti spunti, idee o aree in cui focalizzarsi ma mancano le idee. A volte, è necessaria solo una spinta, che ChatGPT può dare, fornendo una bozza iniziale di un qualcosa, un po’ come un apprendista può costruire le basi, per poi lasciare all’esperto il raffinamento dell’opera”.
Facciamo un salto… in avanti. Quale futuro vedi per ChatGPT?
Ora che i modelli hanno dimostrato di essere estremamente capaci in fatto di testo e immagini, il prossimo passo è sicuramente quello dei video. La Creator Economy, l’industria che gira intorno a piattaforme come TikTok, Reels, YouTube Shorts e altro è un settore in continua espansione, soprattutto ora che le persone stanno diventando sempre più imprenditoriali e creative nei social. Tool basati su GPT aiuteranno a generare video virali con solamente un input testuale che descrive le scene. Questo porterà lo sviluppo di un video e l’editing relativo dal prendere giorni a pochi minuti.
Ultimamente si è parlato spesso delle API di Chat GPT come una rivoluzione dell’AI. Come potranno aiutare il lavoro di aziende e programmatori?
Una delle fonti di maggiore crescita sia dell’industria che di GPT stesso è il fatto che OpenAI, i creatori dell’algoritmo, forniscono ora anche le API di GPT. Se ChatGPT è un prodotto, che viene utilizzato “out-of-the-box” cioè come fornito da ChatGPT, con l’interfaccia utente e senza possibilità di modificarlo, le API sono funzionalità che permettono agli sviluppatori di applicazioni di accedere alle funzionalità di GPT “as-a-service”, cioè come un servizio. Nello specifico, questo vuol dire che uno sviluppatore può scrivere codice in vari linguaggi di programmazione che si invia una richiesta ai computer di OpenAI, GPT acquisisce l’informazione e risponde alla richiesta per poi inviarla indietro all’applicazione, in un modo abbastanza simile a come due amici possono inviarsi un messaggio su WhatsApp. Questo sta sbloccando un enorme numero di applicazioni. Un utente che vuole parlare ad una compagnia aerea non dovrà più interloquire con il chatbot dell’azienda, o dover aprire il sito di OpenAI, ma avrà semplicemente a disposizione nella stessa area in cui prima c’era il chatbot, la stessa interfaccia fornita dalla compagnia aerea, ma il “cervello” del chatbot sarà in realtà GPT sotto mentite spoglie. Questo creerà un cambiamento fondamentale per ogni azienda, americana o italiana, che potrà alimentare i propri servizi con GPT.