Differenze di genere, stagnazione dei salari, iniquità: sono i problemi che affliggono il mondo del lavoro. È possibile provare a mitigarne gli effetti con la formazione continua per rendersi sempre più appetibili. Da queste esigenze nasce UpSkill, la rubrica che racconta uno dei settori più importanti: l’Edtech
In una valle ai piedi delle Alpi svizzere sorge una cittadina raccontata da Thomas Mann nel suo romanzo La montagna incantata. Un luogo idilliaco che si ritrova una volta all’anno catapultato sui principali quotidiani di tutto il mondo: è Davos, sede dell’Annual Meeting del World Economic Forum, evento che riunisce i principali responsabili decisionali di governi, imprese e della società civile di tutto il mondo per affrontare le principali questioni e priorità globali per l’anno a venire.
L’edizione di quest’anno, svoltasi dal 16 al 20 gennaio, ha visto la formazione come uno dei temi protagonisti dei vari palcoscenici sotto il cappello tematico di “Cooperazione in un mondo frammentato”. Gli interventi hanno trattato tante tematiche: quiet quitting e il fenomeno delle grandi dimissioni, i lavori e le competenze della transizione green, il futuro del lavoro, la settimana lavorativa corta, intelligenza artificiale e lavoro. Un unico comune denominatore: la consapevolezza dell’importanza della formazione per fronteggiare la grande incertezza che abbiamo di fronte a noi; è solo con la costante acquisizione di nuove competenze che possiamo evolvere il modo in cui lavoriamo e riuscire a trovare nuove soluzioni a nuovi problemi. La formazione continua quindi come un’attività costante che ci deve accompagnare per tutta la vita, un mezzo che ognuno di noi ha a disposizione per creare una società più equa, un’economia più florida e per raggiungere una maggiore soddisfazione personale.
Sono i dati che, come sempre, ci danno conferma di questo scenario: ogni euro investito in formazione genera un ritorno pari a 2,3 volte il valore investito. In una situazione globale che prevede il recesso per almeno un terzo dell’economia, questo indicatore positivo genera speranza. Sarà sempre la formazione che potrà risolvere alcuni importanti problemi all’orizzonte: la stagnazione dei salari, previsti in decrescita (nel 2022 sono diminuiti dello 0,9%), così come il numero di lavori che verranno trasformati dalla tecnologia nel prossimo decennio, ovvero 1,1 miliardi. Questo numero impressionante ci racconta il futuro di 1,1 miliardi di persone, che per continuare a rimanere sul mercato del lavoro dovranno formarsi per acquisire nuove competenze.
E in Italia a che punto siamo con la formazione continua? La situazione è purtroppo ancora lontana dall’essere ottimale. Ce lo racconta l’ultimo rapporto Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che analizza gli investimenti in formazione fatti dalle aziende nel periodo 2018-2020 (soprattutto tramite i fondi interprofessionali). Partiamo da un dato iniziale: in Italia il tasso di partecipazione della popolazione 25-64 anni ad attività di istruzione e formazione è inferiore alla media europea. I paesi nordici sono sempre i primi della classe, ma davanti a noi anche Irlanda, Malta, Slovenia, Spagna, Portogallo. In particolar modo, sono le competenze di base in ambito linguistico, logico matematico e digitale che sono carenti; questo succede nonostante un quinto delle imprese sia convinto dell’importanza competitiva dello sviluppo di competenze digitali dei propri dipendenti.
Ci sono diversi divari evidenziabili, su base territoriale e sul livello di istruzione di partenza nonché di occupazione, ma il dato preoccupante riguarda le PMI, il vero nostro tessuto imprenditoriale: le piccole e medie aziende fanno poca formazione, molta meno rispetto alle grandi imprese. Un percorso ancora lungo di fronte a noi per posizionarsi alla pari di altri Paesi europei. Ma c’è un elemento che ci fa guardare con ottimismo al prossimo futuro: il fiorire di startup e aziende che si occupano di Edtech, il settore che riguarda l’innovazione e le nuove tecnologie a servizio della formazione e la formazione su tematiche di innovazione.
In questo articolo abbiamo fatto una panoramica delle principali startup Edtech in Italia, dove troviamo una prevalenza di nuove soluzioni che riguardano la personalizzazione dei contenuti, l’upskilling e il reskilling dei lavoratori, gli strumenti che offrono una esperienza di apprendimento più efficace. Questi sviluppi si muovono in un’unica direzione: favorire l’accesso a esperienze di formazione di qualità al più ampio numero di persone possibile, esattamente la direzione di cui abbiamo bisogno per colmare il divario di competenze, soprattutto su tematiche digitali, nel nostro paese.
Vogliamo dare uno spazio a questa evoluzione positiva, raccontare questo sviluppo virtuoso di un settore così strategico per il nostro futuro. In StartupItalia abbiamo sempre trattato con passione le tematiche relative all’educazione (le abbiamo riservato una sezione dedicata). Ora vogliamo creare un punto di incontro per le notizie sull’edtech, sull’impatto che può avere la combinazione di lifelong learning e innovazione: è per questo che inauguriamo il canale UpSkill. Racconteremo gli sviluppi più interessanti del settore, le attività più promettenti, le persone più autorevoli nell’Edtech: uno spazio dedicato, un punto di riferimento per tutti quelli che credono che la formazione sia uno dei fari di speranza per la nostra resilienza.
Un augurio di buona formazione continua a tutti noi!