Si occupano di sostenibilità, economia circolare, trasformazione dei rifiuti, monitoraggio atmosferico le 30 startup di VeniSIA. Bagnoli (VeniSIA): “A Venezia vogliamo mettere le basi per la costruzione di un laboratorio con importanti tecnologie”
Trasformano rifiuti plastici in carburante; monitorano i cambiamenti climatici; puntano a ridurre l’inquinamento fluviale e marino e adottano nuove soluzioni di economia sostenibile. Trenta startup, provenienti da diverse parti del mondo, arrivano a Venezia per il secondo programma di Co-Innovation lanciato da VeniSIA – Venice Sustainability Innovation Accelerator, l’ecosistema di innovazione sostenibile dell’Università Ca’ Foscari. “Questo acceleratore di imprese è focalizzato sulla sostenibilità, finalizzato al ripopolamento di Venezia e al supporto dei remote workers, per consentire loro di lavorare in questa città con gli innovatori – afferma Carlo Bagnoli, direttore scientifico di VeniSIA, durante la conferenza di presentazione del progetto – Per fare di un punto di debolezza uno di forza. Venezia ha problemi di sostenibilità ambientale e sociale, conta meno di 50.000 abitanti ed è un terreno perfetto per le startup. Siamo partiti l’anno scorso con la collaborazione di Eni, Enel e SNAM. Quest’anno si sono aggiunti Atlantia, Cisco e De’ Longhi. Andiamo in giro per il mondo a cercare startup in grado di risolvere queste sfide e oggi dobbiamo scegliere i team con i quali avviare un progetto pilota. Tra le candidate, 13 provengono dall’Italia, due sono europee e 15 extraeuropee. In particolare, le straniere hanno sede in: Canada, Stati Uniti, Israele, Kenya, Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca. Completeremo il percorso a dicembre per concluderlo ad aprile 2023 con il Demoday. Abbiamo anche intenzione di mettere le basi per la costruzione di un laboratorio che porti qua importanti tecnologie, con l’intento di fare di Venezia un acceleratore. Pensiamo, ad esempio, a un hub all’interno del porto e alla creazione di ulteriori hub dislocati sul territorio con altre corporations”.
“A Venezia vogliamo mettere le basi per la costruzione di un laboratorio con importanti tecnologie”
Le startup selezionate inizieranno ora il percorso di Co-Innovation insieme alle aziende partner, con l’obiettivo di offrire idee e soluzioni tecnologiche innovative per la sostenibilità ambientale. L’iniziativa è sostenuta dal Main Partner Eni con Joule, la sua Scuola d’Impresa, da Enel in qualità di Premium partner, da Atlantia, Cisco e Snam come Core Partner, e da De’ Longhi Group e Goppion Caffè come Tech Partner. “Venezia è perfetta per il nostro piano strategico di innovazione e sostenibilità. Siamo qui per trovare soluzioni concrete e stiamo cercando soluzioni proficue”, dichiara Stefania Ratti, Chief Innovation Officer di Atlantia. “Guardiamo a questo lab con particolare interesse. Siamo venuti più di un anno fa qua a sperimentare il mondo del lavoro e abbiamo deciso di proseguire verso le comunità digitali – spiega Enrico Mercadante, Director Architecture Sales and Innovation South Europe di Cisco – Vogliamo lavorare con realtà internazionali e italiane con idee nuove per creare il nuovo futuro del lavoro. Per essere più sostenibili dobbiamo essere più digitali. Lo si fa rivolgendo un’attenzione particolare, oggi, ai settori del Green e dell’IoT, verso un modo di lavorare più sostenibile. Mi piace pensare questo laboratorio come un luogo all’avanguardia nel mondo”.
“Mi piace pensare questo laboratorio come un luogo all’avanguardia nel mondo”
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Le startup di VeniSIA
Abbiamo conosciuto faccia a faccia i coautori del tessuto imprenditoriale innovativo di Venezia. Tra questi ci sono i team di:
- Jupiter, un’azienda americana che ha creato una piattaforma per fornire dati e servizi di analisi al fine di prevedere e gestire meglio i rischi legati all’innalzamento del livello del mare, all’intensificazione delle tempeste e all’aumento delle temperature causati dai cambiamenti climatici a medio e lungo termine. “L’Italia è considerata tra le nazioni che più sono e saranno soggette al cambiamento climatico – spiega Stuart Large, business development director di Jupiter – Analizziamo i dati atmosferici ma anche le perdite in termini economici che questi causano, oltre all’impatto ambientale;
- Beworm, di Monaco di Baviera, ha sviluppato un processo di riciclaggio che decompone i rifiuti di plastica in preziose materie prime. Il processo utilizza dei batteri per attaccare il polietilene, il materiale plastico più utilizzato al mondo. Gli enzimi prodotti da questi batteri possono scindere la plastica in sostanze chimiche di base utili per la produzione di nuove bioplastiche o altri prodotti petrolchimici. ” Si tratta di un processo di riciclaggio circolare che porta ai materiali di qualità vergine – racconta il team – Bisogna sviluppare un processo diverso per ogni tipo di plastica che esiste e che si basa su ricerche che vanno avanti da 20 anni”. Il core team, che ha sede all’Università di Monaco, vanta un mix di competenze e culture che garantiscono alla startup un approccio internazionale.
- Levante, fondata a Milano da una coppia italo-norvegese, richiama il sole che sorge ad est con i pannelli fotovoltaici richiudibili, come gli origami. “L’idea è nata dalla nostra passione come velisti – spiegano Sara Plaga e Kim-Joar Myklebust – Durante i nostri viaggi abbiamo bisogno di energia ovunque, pertanto abbiamo tratto ispirazione dai pannelli usati dai satelliti, mixati con le competenze nel settore automotive. Così ha preso forma un tipo di design innovativo. Il fotovoltaico oggi non è pensato per la mobilità, mentre questi pannelli, richiudibili e mobili, possono essere utilizzati come fonte di energia proprio per i veicoli come le barche a vela, i camper, ma possono anche essere posti sul balcone di casa. Il loro peso e volume sono minori rispetto ai pannelli tradizionali e si possono tranquillamente smontare per essere trasportati in una comune sacca. Sono composti da carbonio riciclato ricavato dagli scarti delle auto da corsa e nascono con l’idea di sostituire generatori a combustibile, diventando kit per generare energia pulita e gratuita per veicoli ma anche per la casa. É un prodotto resistente al vento, alla salsedine e all’acqua”.
- La startup Pyro-Degrade Energy, fondata nel 2019 a Nairobi, produce un carburante simile al diesel ma più ecosostenibile a partire dai rifiuti plastici: il pyro-diesel, un sostituto ecologico del diesel quasi privo di zolfo che ha una bassa impronta di carbonio. L’impianto, che può essere inserito in un container standard, è progettato per essere autosufficiente e in grado di funzionare in modo autonomo grazie al carburante che produce;
- La tedesca Solmove costruisce “smart solar roads”, strade intelligenti in grado di fornire alle auto elettriche energia pulita e informazioni. I loro moduli solari flessibili possono produrre grandi quantità di energia pulita su superfici orizzontali, risparmiare il 100% di CO2 e consentire la mobilità elettrica grazie alla tecnologia di ricarica induttiva;
- Aquaseek nasce nel 2019 come spin-off del Politecnico di Torino e dell’Università di Princeton. Ha brevettato una tecnologia rivoluzionaria che filtra l’umidità e produce acqua pura grazie a uno scambiatore che assume vapore e rilascia acqua. “Abbiamo messo a punto un prototipo funzionante e, nel 2024, lanceremo il prodotto sul mercato. Ne abbiamo costruiti di diverse misure, a seconda delle esigenze. Il nostro prodotto risulta utile, ad esempio, in agricoltura, per l’irrigazione di soccorso, nelle viticolture e negli oliveti ma anche per l’agricoltura intensiva e in tutti quei casi in cui vi sia necessità di acqua, anche ad uso domestico”, spiega Luigi La Vecchia, Business Developer di Aquaseek;
- Bettair è una startup spagnola che ha progettato un dispositivo in grado di monitorare l’ambiente urbano e, in particolar modo, i parametri che potrebbero essere dannosi per la salute come il particolato, il biossido d’azoto, l’ozono tramite particolari sensori di precisione. Inoltre è stata progettata anche per rilevare il rumore ambientale. “La sua applicazione è pensata soprattutto per le pubbliche amministrazioni, gli aeroporti, i cantieri edilizi che hanno a cuore il benessere delle città – spiega il team – In questo senso, creando un network di dispositivi, si può, ad esempio, monitorare un intero quartiere o un perimetro di particolare interesse, per avere un controllo costante della qualità dell’aria o del rumore cittadino. Siamo nati in Spagna e, in Italia, abbiamo già installato Bettair a Pordenone e a Roma. Tra i mercati di nostro interesse c’è, senza dubbio, quello inglese, più maturo e che già ha adottato soluzioni di questo tipo. Guardiamo con attenzione anche a quello francese, tedesco e statunitense.
- Bufaga, tra i vincitori di Start Cup Lazio, ha progettato un dispositivo smart che può essere montato su qualsiasi veicolo al fine di catturare le polveri sottili e dare loro una seconda vita. Bufaga è in grado di monitorare gli inquinanti presenti nell’aria e il livello di inquinamento delle città e la particolarità di questo strumento innovativo risiede nel fatto che può essere montato su qualsiasi mezzo di trasporto, sul tetto. All’interno contiene un filtro antiparticolato in grado di trattenere gli inquinanti che passano nel dispositivo e i sensori per la raccolta dati sono alimentati da un pannello solare. “Il nostro target sono, principalmente, le pubbliche amministrazioni e le corporates con le flotte aziendali, coloro che usufruiscono di car sharing e le navette portuali, i gestori di porti e aeroporti che soffrono il problema dell’inquinamento – spiega il team – Ci siamo costituiti a inizio settembre e stiamo partecipando a programmi di accelerazione. Durante questo inverno lanceremo il primo prototipo. Il nostro curioso nome deriva dalla bufaga, un volatile che vive in Africa e si posa sul dorso degli erbivori per pulirgli la pelle”.
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- Duedilatte è una startup di fashion tech nata in Toscana. “Partiamo dal latte di scarto per realizzare fibre, filati e tessuti – racconta Antonella Bellina – Recuperiamo tutto il latte da buttare, estraiamo la caseina, otteniamo gli amminoacidi. Da questi si realizza il primo filamento che, una volta essiccato, diventa fibra. Con queste fibre si produce un tessuto antibatterico, anallergico e termoregolatore con proprietà naturali. I possibili ambiti di applicazione sono quelli della biomedicina e dell’automotive, per gli interni, oltre al settore del fashion. Realizziamo anche tessuti da materiali composti, che sono già stati impiegati nell’ospedale di Cisanello, in dermatologia, e collaboriamo con il Politecnico di Milano. Abbiamo lavorato sul campo con il sostegno di partner industriali per industrializzare il prodotto e, dal 2017, produciamo circa 4 tonnellate al mese di fibra con cui realizziamo il filato e i tessuti. E’ un filato adatto anche a chi è allergico al lattosio perché viene denaturato e perde, così, il suo potenziale allergene, divenendo naturalmente anallergico. La stessa cosa facciamo anche con le fibre di riso 100% vegetali, che assorbono umidità, e le fibre di caffè, utili per la riattivazione della circolazione e per il riscaldamento corporeo. Collaboriamo anche con un beauty lab di Torino per la realizzazione di creme e maschere per il viso. Abbiamo sede in Italia e in Svizzera e dall’anno prossimo apriremo un nostro laboratorio proprio in Svizzera”.
- Appcycled, startup nata a Milano nel 2021, semplifica il processo di upcycling per ridurre i rifiuti dell’industria tessile recuperando gli scarti e aiuta le aziende nel circolo ricreativo. “La mission del nostro processo di upcycling è quella di dare una nuova vita agli scarti tessili attraverso la creatività propria dei designer. Oggi siamo alla ricerca di brand con cui poter collaborare e investitori”, spiega Diletta Pollice, CEO di Appcycled;
- HydroNet connette i device sott’acqua con soluzioni di gestione integrata. HydroNet, che ha il suo headquarter a Boston, combina dati meteorologici e idrici con modelli e conoscenze per generare panoramiche, previsioni e avvisi personalizzati su misura per le esigenze dei clienti e degli interessati per una gestione ottimale della risorsa idrica. “La si può utilizzare in fiumi, oceani, mari”, spiega il team.
- Cervest si occupa di climate intelligence analizzando i dati di insight e le condizioni atmosferiche previste nei prossimi anni. É una soluzione pensata per le organizzazione e le corporate a livello globale. “Noi ci occupiamo di fare un monitoraggio atmosferico e mettere, poi, in connessione le imprese che ne usufruiscono con le aziende di consulenza”, spiegano i fondatori;
- Runwithit Syntetic, del Canada, ha sviluppato una piattaforma di intelligenza artificiale che trova spazio in particolar modo nel metaverso ed è in grado di riprodurre intere regioni alimentate a energia rinnovabile per supportare i decision makers nella definizione degli obiettivi futuri;
- Reco2 realizza pavimentazioni da materie prime seconde e recupera gli scarti siderurgici del vetro e dei minerali che sono sottoprodotti per altre aziende. “Realizziamo pavimentazioni per esterni appoggiandoci allo stabilimento in provincia di Frosinone – spiega il team – Si tratta di pavimentazioni in sabbie e vetro riciclato, principalmente. Ci avvaliamo di un impianto dove non si cuoce niente, pertanto si risparmia sia in termini energetici che economici. Il nostro mercato riferimento è l’Italia, ma dovremmo esternalizzare brevetto. Parallelamente, stiamo sviluppando prodotti per l’edilizia strutturale con blocchi per la costruzione e isolanti per le abitazioni, rivestimenti, piastrelle. A marzo abbiamo realizzato la prima piazza nella villa comunale di Frosinone”.
- River Cleaning ha messo a punto una serie di tencologie per ridurre e prevenire l’inquinamento fluviale e marino bloccando gli inquinanti con sistemi concepiti come barriere modulari e galleggianti posizionati diagonalmente ai corsi d’acqua, così da coprirne l’intera larghezza. Funzionano anche contro gli inquinanti che si trovano in superficie e possono operare 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in autonomia;
- RFC Power, nasce come spinoff dell’Università di Londra per sviluppare batterie per l’energy storage in grado di trattenere dalle 4 alle 10 ore di energia accumulata grazie a un’app. “Si tratta di batterie di long duration che redistribuiscono il carico in una giornata e supportano una rete elettrica. Sono a base di manganese e idrogeno, 10 volte più economici rispetto ad altri materiali utilizzati per immagazzinare energia – spiega Stefano Mezzavilla, chemistry lead di RFC Power – La densità di potenza di queste batterie è adeguata ai bisogni soggettivi con il vantaggio di separare l’energia dalla potenza. Nel Regno Unito vantiamo una serie di partner e Venezia, per noi, è importante nella definizione del business case”.
Nei prossimi mesi, i team delle startup selezionate potranno trasferirsi in città dando vita a una comunità internazionale che farà di Venezia stessa un acceleratore. Questi innovatori lavoreranno insieme ai partner di VeniSIA sull’accelerazione di idee e soluzioni, usufruendo di agevolazioni nelle spese di vitto e alloggio ed essendo coinvolti in progetti pilota e attività di community building. Per le sole startup finaliste, che saranno scelte all’inizio del 2023, è previsto un premio di 20mila euro.