Intervista alla psicologa napoletana e oggi startupper di successo, fondatrice e AD di Unobravo. Pochi giorni fa il round da 17 milioni di euro guidato dal fondo Insight Partners. Un successo senza precedenti per la startup a impatto sociale
Che Unobravo si stesse distinguendo per crescita, team e servizi non è una novità, la sua è una storia di successo che seguiamo con interesse sin dai primi passi. La notizia vera è il completamento di un consistente round di investimento di 17 milioni di euro guidato da Insight Partners, società di venture capital e private equity con sede a New York, che per la prima volta investe in Italia. Nata nel 2019 per mettere la tecnologia al servizio della psicoterapia, Unobravo ha mostrato di sapersi muovere con decisione verso i propri obiettivi raggiungendoli uno alla volta con costanza e visione, ingredienti fondamentali per accendere l’interesse degli investitori. Un momento importante per Unobravo ma anche per tutto il settore della salute mentale, di cui abbiamo parlato con Danila De Stefano, CEO e Founder dell’azienda.
Insight Partners ha contribuito alla crescita di startup e scaleup d’eccellenza come Calm, servizio leader mondiale di meditazione e mindfulness, ma anche Twitter, Delivery Hero, Shopify, Trivago, Qonto e tanti altri. È il primo round del fondo in Italia, ma anche il primo per Unobravo. Come li avete conquistati?
Siamo molto felici di questo traguardo, risultato di tre anni di scelte strategiche e crescita ottenuta con le nostre forze. Essere cresciuti in bootstrap è stato uno degli elementi che li ha conquistati: hanno osservato la crescita di Unobravo per dei mesi, si sono convinti della bontà del business e ad aprile di quest’anno ci hanno fatto una proposta, così come altri fondi. Soprattutto a causa dei cambiamenti che ha visto il mercato ultimamente, gli investitori sono molto interessati alle aziende economicamente sostenibili e a quelle che mostrano risultati solidi mese dopo mese. Dà più sicurezza. La nostra traction, solida grazie ad un servizio che funziona molto bene e si sta diffondendo nella popolazione, è sicuramente stato uno dei fattori più di impatto.
Tra gli Angels Investors strategici si contano anche Thomas Plantenga, CEO & Founder di Vinted, Olivier Bonnet, CTO di BlablaCar e Anne de Kerckhove, serial founder e attualmente CEO di Freespee. Un osservatorio di tutto rispetto che si aggiunge al sostegno di CDP Venture Capital già nella compagine azionaria. Pensando al percorso di Unobravo, possiamo dire che questa fiducia sia arrivata al momento giusto?
Assolutamente. Per questo ci tengo anche a dare un suggerimento a chi è in cerca di investimenti: è fondamentale conoscere i punti d’interesse degli investitori ma anche avere ben chiaro che tipo di supporto si vuole ricevere, cosa cerchiamo nel percorso di crescita della nostra azienda e in che momento ci serve quell’aiuto economico, indipendentemente dall’entità. L’azienda è e deve essere sempre in movimento, cresce e cambia: quello che oggi possiamo fare è possibile grazie a quello che abbiamo fatto in questi primi 3 anni.
L’operazione di Insight Partners incorona Unobravo riconoscendole un primato europeo. Che fotografia faresti del mercato della mental health in Europa?
Negli Stati Uniti ci sono aziende come Calm che si muovono con successo offrendo servizi di qualità in tema mindfulness e meditazione, ci sono anche servizi come Alma, Talkspace, Betterhelp nostri competitor giganti di terapia online. In Europa non c’era un leader di mercato in questo senso, parlando di terapia online. Il contesto europeo in cui si inserisce Unobravo era ed è particolarmente frammentato e quindi le soluzioni sono poche e poco conosciute ai potenziali utenti, soprattutto se si cercano la qualità e la possibilità di intraprendere percorsi con nature differenti, che siano one-to-one, terapia di coppia o di gruppo, con personale specializzato su tutte le dinamiche di difficoltà psicologica e relazionali. Per questo nel settore della mental health in Europa c’è tanto spazio di crescita e di miglioramento, superando il modello dei marketplace generalisti. Noi ci stiamo facendo spazio qui, imparando da diverse expertise.
Quali sono i punti di forza di Unobravo?
Unobravo dal 2019 ha sempre cercato di mantenere alta l’asticella della qualità del servizio partendo dal suo core business, i percorsi one-to-one e di coppia. L’ho sempre immaginata così, con un modello fondato sull’eccellenza clinica e su un know-how tecnologico che permette il match tra il paziente e il terapeuta più adatto alle sue esigenze e preferenze. L’attenta scrematura tra i professionisti è andata di pari passo con i percorsi di formazione ed empowerment terapeutico, la modalità flessibile, un’idea democratica e inclusiva. Il punto di forza è che la terapia online di Unobravo è di alto livello e avviene in una cornice tecnologica in continuo sviluppo, e anch’essa mira all’eccellenza così come l’offerta clinica.
Questo round mette sul piatto 17 milioni: come userete il capitale raccolto?
Immaginiamo un “mental health hub” che ragioni in ottica sempre più internazionale – innanzitutto consolidandoci in Spagna, dove siamo già presenti – e includa diverse modalità di fruizione, accesso e conoscenza del benessere mentale, perché la salute mentale non è solo un problema da risolvere, non riguarda solo “chi sta male”. L’esperienza di Insight Partners ci aiuterà molto a capire come lavorare in termini di sviluppo sia tecnologico, sia internazionale. Per questo vogliamo crescere potenziando il team e l’équipe clinica, con l’obiettivo di raggiungere quota 3.000 psicologi e psicoterapeuti entro l’anno prossimo, garantendo loro piani di formazione continua. Vogliamo continuare a migliorare il servizio dal punto di vista tecnologico, perché l’esperienza dei pazienti sia sempre più semplice, accessibile, diversificata. Ma grazie alle competenze dei nostri terapeuti e specialisti vogliamo anche dedicarci anche alla costruzione di contenuti, per raggiungere chi vuole approfondire, per fare informazione e diventare un punto di riferimento se si vuole capire come funziona la nostra mente quando ci troviamo in una relazione conflittuale, davanti ad un ostacolo, o un dolore. Stiamo dando il via a un grosso piano di assunzioni: abbiamo bisogno di persone capaci e di costruire valore umano per dare un servizio sempre più di qualità.
La distanza obbligata dalla pandemia ha aumentato disturbi come ansia e depressione e la psicologia online ha svolto un ruolo importante e duplice: rispondere ad un bisogno con un approccio compatibile a molti stili di vita e superare ritrosie e timidezze. Qual è la sfida più grande?
La difficoltà più grande è culturale, soprattutto se pensiamo ai servizi di welfare aziendale. Lavoriamo già con circa 20 aziende partner che credono in noi e considerano il benessere mentale fondamentale anche sul lavoro, ma in Italia c’è ancora molta reticenza e poca consapevolezza. Noi organizziamo focus group, terapie di gruppo e percorsi personalizzati ma l’ostacolo maggiore non è tanto coinvolgere gli utenti finali quanto favorire l’acquisizione di consapevolezza a livello dirigenziale. Purtroppo la salute mentale è vista ancora come un qualcosa di marginale, di cui vergognarsi o respingere totalmente.
Per quanto riguarda i percorsi one-to-one e le terapie di coppia, fino ad ora abbiamo sostenuto più di 40 mila persone. Si rivolge a noi soprattutto una platea digitalizzata, che non “teme” la tecnologia e la vive come opportunità. La sfida più grande, in sintesi, è abbattere il tabù culturale sulla salute mentale e migliorare il benessere della comunità, italiana oggi e anche europea domani.