A StartupItalia la giovane imprenditrice ripercorre la storia della sua testata-startup, oggi in cerca di nuovi investitori. “I giovani non leggono i giornali perché i giornali non parlano ai giovani. C’è ancora troppa gente che pensa che su Instagram non si possa fare business”
Bianca Arrighini e Livia Viganò sono state nominate da Forbes tra le under 30 più influenti, ma non se la tirano affatto: sorrisoni a 32 denti, approccio diretto e una curiosità per tutto che è probabilmente alla base del loro successo imprenditoriale. Perché, nel giro di pochi anni, Factanza è diventato, da nome buffo capace di strappare una risata a punto di ritrovo per una community di oltre 450mila persone, quasi tutte under 30 (“ci sono pure gli over 35 e partecipano un botto”, confida Bianca scoppiando a ridere). E ora, appunto, il nuovo round: “da qui a dicembre vogliamo raccogliere altri capitali: al momento il nostro modello di business si incentra sui branded content, ma sappiamo che non possono essere il futuro”, spiega sempre la cofounder di questa startup innovativa votata all’innovazione. “Non sappiamo dove andremo ma sappiamo che non resteremo sempre e solo una pagina Instagram”.
Tu e Livia avete entrambe 24 anni, siete bocconiane… com’è che a un certo punto avete deciso di buttarvi nel mondo dell’informazione?
È successo tutto nel 2019: io e Livia ci siamo conosciute in Bocconi e parlando tra noi ci chiedevamo spesso come fosse possibile che due persone curiose come noi non leggessero i giornali…
E che risposte vi siete date?
Che i giornali non sono letti dai giovani perché non parlano ai giovani. È proprio un tema di incomunicabilità intergenerazionale: non siamo il loro target e non trattano argomenti che ci interessano. Anzi, nella pandemia ogni momento era buono per tirare fuori l’articolo che i contagi erano tutta colpa della movida dei giovani…
Credi che i giovani non si fidino delle testate tradizionali, quelle blasonate?
Assolutamente sì. E molto lo si deve alla pandemia, con articoli sensazionalistici sulle conseguenze del Covid o dei vaccini buttati sui social solo per fare clic. Ma ciò che ti fa guadagnare qualche utente oggi valido solo per l’adv rischia di farti perdere credibilità domani…
Anche Factanza ha avuto il suo boom nella pandemia…
Già, nel settembre 2020. Nel 2019 io e Livia ci dicevamo spesso “pensa quanto sarebbe figo se Instagram oltre a intrattenere informasse: se fosse l’informazione a cercarti mentre sei lì che cazzeggi”…
E quindi siete nate da quell’intuizione? Avete sentito prima qualche coetaneo per capire se fosse la direzione giusta?
I nostri amici ci dicevano: ma chi vi caga…
Incoraggianti… E il nome com’è nato? Ammetterai che è particolare…
Eravamo in pieno Erasmus, io e Livia ci confrontavamo via WhatsApp sul nome della testata, a un certo punto ho proposto “Factanta, lol”, volevo giocare sul concetto di essere fatti, ma di fatti, tant’è che il nostro payoff è rimasto “L’informazione che crea (in)dipendenza… a lei è subito piaciuto… a investitori più grandi e seriosi meno: spesso rimangono dubbiosi, soprattutto quando spieghiamo il processo creativo dietro!
Dato che siete arrivate fin qui, avrete capito cosa interessa ai giovani e cosa vogliono trovare quando vogliono informarsi, no?
Con pandemia e lockdown c’è stata fame di contenuti che hanno a che fare con la salute mentale, in più i giovani vogliono che si parli di divario generazionale, dato che pensano che le loro istanze siano ignorate dai media ma soprattutto dalla politica. Poi vogliono informarsi sui diritti civili, sull’educazione sessuale… Parlando coi ragazzi che vanno alle superiori ci siamo accorte che manca proprio una educazione di tipo pratico che li aiuti a fare fronte a tanti problemi quotidiani… Quel che è certo è che odiano le prese in giro del clickbait, le notizie ingigantite, i titoloni per attrarre pubblico, le fake news…
E voi come fate a difendervi dalle fake news e dalle notizie ingigantite, se ci cascano pure giornalisti di vecchio corso?
A tutti i nostri collaboratori insegniamo a procedere con metodo scientifico: occorre risalire sempre agli studi originali, se sono stati tradotti, bisogna arrivare al testo in lingua, se sono già stati ripresi da qualche testata, idem, occorre poi analizzarli per comprendere se dicono davvero quello, se il campione è significativo, se sono stati distorti. Factanza ha 450mila followers: siamo costantemente giudicati da una giuria di 450mila persone. Perdere credibilità è un attimo.
I giovanissimi sono notoriamente squattrinati, qual è il vostro modello di business?
In realtà ci hanno sorpreso: a fine 2020 abbiamo pubblicato un libro, 2020 In A Nutshell: la storia di un anno che ha cambiato la storia, che ha venduto tantissimo. Noi comunque non ci abbiamo fatto un soldo perché i ricavi sono andati in beneficienza vista l’emergenza sanitaria in corso. E abbiamo anche provato la via di abbonamenti estivi strutturati come quadretti da tenere in camera, con un QR Code che ti sblocca sul cell un contenuto differente al giorno… c’è stato riscontro. Poi ovviamente ora ci sosteniamo sui branded content, un modello b2b. Tra i nostri clienti ci sono istituzioni, come la Commissione europea o la Regione Lazio e grandi aziende, come Vodafone. Parallelamente, produciamo anche contenuti per i social delle aziende, senza il marchio Factanza. In futuro sperimenteremo approcci b2c, siamo consapevoli che i branded servono ora, ma non saranno il nostro futuro…
E sul futuro di Factanza che puoi dirci?
Che non resteremo una pagina Instagram: si è ostaggi di una piattaforma della quale non abbiamo le chiavi…
Torniamo al presente: il nuovo round?
Ad aprile 2021 avevamo chiuso con Primo Venture il primo aumento di capitale da 230mila euro che ci ha permesso di strutturarci. Ora i tempi sono maturi per raccogliere, da qui a dicembre, nuovi capitali.
Qual è il profilo dei vostri investitori?
Cerchiamo figure che portino lead commerciali, contatti, o che ci permettano di raggiungere più notorietà o che portino in dote know-how in fatto di media, giornalismo, ma anche nuove tecnologie…
Quindi cercate contemporaneamente editori classici, ma anche chi possa aiutarvi a creare la nuova sviluppare e testare nuovi modelli di business…
Sì, una delle soddisfazioni maggiori è che alcuni attori del mondo editoriale tradizionale, che nei primi tempi tendevano a guardare con sospetto la nostra realtà in quanto basata sui social, oggi tornano da noi chiedendoci di aiutarli a raggiungere il nostro target.
Insomma, grazie a Factanza avete abbattuto qualche pregiudizio, anche tra i più anziani!
Sicuramente sono stati fatti tanti passi avanti, ma c’è ancora bisogno di fare tanta educazione alle persone delle generazioni precedenti sulla potenzialità e sul funzionamento dei nuovi media.