Più innovazione, meno burocrazia. “Le risorse non sono infinite. Oggi recuperiamo solo il 5% delle acque reflue e nei campi frutta e verdura sono arse dal sole”. Intervista a Tania Tellini di Utilitalia, federazione delle aziende che operano nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas
Al momento in Italia ci sono in funzione 79 impianti per la produzione di acque di riuso, ma rappresentano solo il 5% del potenziale nazionale. Questo perché vige una normativa (decr.185/2003) che pone parametri molto elevati in merito alla qualità che le acque reflue depurate devono avere prima di essere utilizzate per usi irrigui o civili.
Invece che il Decreto 185 del 2003, secondo l’indagine “Il riutilizzo delle acque reflue in Italia” realizzata dalla Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche (Utilitalia), sarebbe auspicabile adottare il Regolamento europeo 741 del 2020, più flessibile e quindi più adattabile alle misure richieste dalla corrente crisi.
Secondo Tania Tellini, Coordinatrice delle attività del settore Acqua di Utilitalia, intervistata da StartupItalia, in Italia siamo abituati al concetto di “risorse disponibili e infinite”, ma non è più così e dobbiamo abituarci in fretta.
Acque reflue depurate, un adeguamento normativo necessario
Il Regolamento europeo sul trattamento delle acque reflue depurate prevede diversi aspetti positivi che faciliterebbero un utilizzo sostenibile delle risorse. In particolare, gestisce e regolamenta tutti i diversi steps della filiera. Ciò significa una maggiore centralizzazione delle decisioni e una semplificazione delle stesse in termini di investimenti infrastrutturali.
Tale Regolamento, prosegue la dott.ssa Tellini, in caso di adozione, sarebbe destinato a regolamentare solo l’uso irriguo delle acque depurate, anche se, secondo lo studio Water Use Europe della European Environment Agency, sarebbe anche potenzialmente applicabile a usi industriali o civili (come l’irrigazione dei parchi o il funzionamento delle fontane ornamentali).
“Per acque affinate si intendono le acque reflue urbane trattate conformemente alla direttiva, sottoposte poi a ulteriore affinamento”, ci ha spiegato la dottoressa Tellini.
Acque reflue depurate, un adeguamento strutturale già in corso
In termini di adeguamento strutturale, non sarebbero necessari grandi investimenti, in quanto, dal campione analizzato da Utilitalia (equivalente a circa 21 milioni di abitanti serviti) è emerso che sono già esistenti e funzionanti 79 impianti per la produzione di acque di riuso con una potenzialità complessiva pari a 1,3 milioni di metri cubi al giorno (475 milioni di metri cubi in un anno). Di questa quota il 51% è destinato a uso agricolo e il 20% a uso civile.
“Realizzare un’infrastruttura che sia valevole dell’investimento, quindi, non è solo una questione di volontà, ma è responsabilità e decisione di tutta la filiera” Tania Tellini
Di contro, l’uso diretto per l’irrigazione attraverso reti dedicate è ancora piuttosto scarso: di questi 79 impianti, solo 16 sono dotati di una specifica rete di trasporto e distribuzione dell’acqua affinata. L’utilizzo agricolo indiretto, quello che si avvale per lo più di preesistenti canali irrigui, rimane la pratica più diffusa. Oltretutto sono 23 le installazioni per le quali non è ancora definita una specifica utilizzazione finale, a dimostrazione delle incertezze e dei dubbi che ancora sono presenti a livello di utilizzatori finali potenziali.
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Nonostante le acque non siano riutilizzate al massimo della loro potenzialità, le strutture ci sono e sono funzionanti. La difficoltà risiede nel semplificare le direttive e trovare accordi tra i diversi attori.
“Realizzare un’infrastruttura che sia valevole dell’investimento, quindi, non è solo una questione di volontà, ma è responsabilità e decisione di tutta la filiera” sottolinea Tania Tellini.
Si distinguono, inoltre, alcune soluzioni innovative tutte italiane nel trattamento delle acque reflue depurate, tra cui:
- sistema di monitoraggio in continuo, messo a punto dal Gruppo CAP che calibra il sistema di depurazione in base a dei parametri variabili. Seguendo i princìpi dell’economia circolare, il Gruppo promuove l’utilizzo dell’acqua non potabile per gli usi non domestici, come l’irrigazione di colture e aree verdi, il lavaggio delle strade dei centri urbani e l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento industriali.
- progetto Value Ce In (“Valorizzazione di acque refluee fanghi in ottica di economia Circolare e simbiosi industriale”), coordinato da Enea (mediante il laboratorio Lea, afferente alla Rete ad Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna) e con la partecipazione del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale “Fonti Rinnovabili, Ambiente, Mare ed Energia” dell’Università di Bologna, e con il Gruppo Hera come partner industriale. Nell’ambito del progetto è stato messo a punto un sistema innovativo prototipale per il riuso delle acque depurate destinate all’irrigazione di peschi e pomodori, sperimentato con successo presso il depuratore Hera di Cesena.
- impianto Iren di Mancasale, che mette a disposizione della bonifica 7 milioni di metri cubi di risorsa idrica di elevata purezza da utilizzare durante la stagione irrigua. Si tratta di un impianto pilota per il recupero e il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura realizzato presso il depuratore di Reggio Emilia, che verrà utilizzato a pieno regime come primo impianto di riuso delle acque in Emilia Romagna.
- l’acquedotto di Fiora, modello efficiente di riuso dell’acqua e impianto di eccellenza della Toscana che ha messo nel proprio Piano Stategico al primo punto elementi di pianificazione in merito al cambiamento climatico, investendo risorse ed energia nella ricerca di soluzioni alla carenza idrica della Regione.
Le collaborazioni estere per contravvenire alla siccità
Il lavoro di ricerca e sviluppo dei grandi gruppi non si ferma mai e lo fa anche attraverso le collaborazioni con l’estero. Un’ampia delegazione di società italiane di servizi idrici ha recentemente concluso una visita in Israele per cercare collaborazioni e partnership sulle tecnologie idriche, incontrando rappresentanti di startup, autorità governative ed entità commerciali. Questa mossa di collaborazione strategica è dovuta al fatto che da sempre Israele rappresenta il paese con gli impianti di depurazione e desalinizzazione più all’avanguardia del mondo.
Arriveranno, quindi forse, nuovi spunti in merito all’innovazione nel campo del trattamento delle acque reflue depurate. Per il momento occorre rendere più flessibili i parametri normativi italiani, valutando di adottare l’approccio del Regolamento europeo, e creare sinergie tra i diversi attori della filiera, al fine di prendere decisioni condivise e sostenibili per l’ambiente di domani.