Coltivate senza usare un centimetro di terra, passando per i social, queste piantine arrivano nelle cucine stellate e nelle nostre case (anche con kit per l’autoproduzione) pronte per essere gustate nel momento di massima concentrazione di sostanze nutritive. Lo startupper a Si: “Ho sempre sognato di fare l’agricoltore, ma non ho mai avuto un campo…”
Un garage di famiglia, un informatico, un brevetto, il sogno di costruire una startup e tanta passione… ma per l’agricoltura. Non siamo, quindi, nella Silicon Valley bensì a Ravenna anche se con Steve Jobs e Steve Wozniak, Nilo Sori, ha in comune la passione per la tecnologia. Unita, però, a una più grande: quella per la coltivazione e la natura.
La startup dei micrortaggi
E da questa fusione nasce Prime Foglioline, la startup che, senza possedere un fazzoletto di terra, coltiva micrortaggi in idroponica sfruttando l’energia dei pannelli fotovoltaici, la fibra di cocco e un programma informatico di gestione delle coltivazioni ideato dallo startupper e capace, tra le altre cose, di riciclare continuamente l’acqua. I microgreen, ogni settimana, così, arrivano nelle cucine dei migliori chef della riviera romagnola o nelle nostre case pronti per essere tagliati nel momento di massima concentrazione di vitamine e sali minerali, per poi viaggiare in rete, sui social dei food blogger e dei cuochi che, utilizzando questo super food, inventano e postano ricette, molte delle quali raccolte in un e-book gratuito. Un’agricoltura 4.0, circolare e sostenibile, quella di questi microgreen, capace di andare oltre la terra e unire virtuale, reale e sogno generando curiosità e profitto a impatto quasi zero.
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Ottenere il massimo dal minimo: i micrortaggi
“Ho sempre avuto il sogno – racconta a StartupItalia Nilo Sori – di diventare coltivatore. Ma non ho mai avuto un terreno. Allora dopo la laurea in informatica presso l’Università di Bologna e studi da autodidatta su novel food e coltivazioni innovative, nel 2019 sono partito da quello che avevo (un garage di 8 metri quadri, conoscenze informatiche, energia dei pannelli solari e fibra di cocco) per creare un’azienda che mi permettesse di inseguire il mio sogno non facendomi restare incollato per diverse ore a una scrivania”. Un progetto che si sposa bene con le nuove tendenze della cucina e del benessere, visto l’aumento della richiesta di microgreen anche in Italia.
“In 8 metri quadrati riesco a coltivare su più livelli – continua Nilo Sori – ogni settimana, un migliaio di porzioni di micrortaggi tra piselli, girasoli, ravanelli, crescione, amaranto, borragine, basilico rosso, erba medica, coriandolo e piante aromatiche. Il sistema informatico che ho progettato mi permette di controllare temperatura, luce e apporto idrico dei microgreen piantati sulla fibra di cocco in idroponica, in modo che nulla venga sprecato. L’acqua non assorbita viene rimessa in circolo dal sistema alimentato interamente dall’energia dei pannelli solari. Inoltre, grazie agli ordini informatizzati, il sistema mi avverte quando piantare, in modo che la consegna dei prodotti ai clienti avvenga il giorno ottimale senza che il micrortaggio venga sradicato. Può così essere tagliato e utilizzato freschissimo”. Sono diversi i ristoranti e gli chef del ravennate che usano i micro ortaggi per impreziosire i loro piatti gourmet con sapori e colori decisi ma naturali.
I microgreen nelle cucine degli italiani con il kit di auto coltivazione e non solo.
Chef stellati e food blogger non sono i soli ad apprezzare i microgreen che, a differenza dei germogli, ricevono la luce e compiono la fotosintesi sviluppando al proprio interno un concentrato di antiossidanti, sali minerali, carotenoidi e vitamine fino a 40 volte superiore a quello dei comuni ortaggi, come testimonia lo studio condotto dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dall’Università del Maryland. Visto che i microgreen possono essere utilizzati per la creazione di ogni tipo di piatto (dall’antipasto al dolce, passando per primi, secondi, insalate e cocktail), che sono ideali per l’indoor farming e il vertical farming (coltivazione fuori suolo agricolo), che non necessitano di particolari cure se non l’annaffiamento frequente, che crescono velocemente (il ciclo di vita di un microgreen va dai 7 ai 15 giorni massimo), sono riusciti a guadagnarsi, negli anni, una fetta sempre crescente del mercato italiano dei super food, vista anche l’attenzione posta nel nostro Paese alla preparazione e al consumo di cibi e pietanze più salutari.
“Già distribuisco – aggiunge Nilo Sori – un kit per l’auto produzione di micro ortaggi ai clienti del mercato di Campagna Amica di Coldiretti Ravenna. Le mini serre, pronte per l’uso, permettono di coltivare, per due cicli, 3 tipi di microgreen. A casa bisogna solo innaffiare. A chi vuol continuare con l’autoproduzione, poi, fornisco le ricariche. Sono a lavoro, però, per produrre micro serre di nuova generazione che contengano all’interno un sistema di auto innaffiamento e autoriciclo dell’acqua, in modo che nessuna goccia vada sprecata. Il mio sogno, ora, oltre che riattivare l’e-commerce (che comunque sui miei social ancora funziona), è quello di coltivare fiori e foglie eduli, insalate e zucchine gialle, questa volta su un terreno vero per poi aprire un punto vendita e commercializzare insalate già pronte con i micrortaggi. Sto pensando anche al crowdfunding per realizzare quest’altro progetto”.
Un settore in crescita, quello del microgreen, capace di attrarre investimenti.
Utilizzati per la prima volta in America negli anni ’80 per impreziosire i piatti di chef stellati, i micrortaggi ne hanno fatto di strada arrivando ad attrarre, oggi, molti investitori. Secondo i dati diffusi da PichBook, infatti, il settore delle coltivazioni indoor sta crescendo del 25% l’anno, capace di attrarre, solo nel 2021, circa 2,7 miliardi di dollari di nuovi investimenti per un volume di affari mondiale stimato intorno ai 4 miliardi di dollari. Anche in Italia, il settore si sta ritagliando una fetta di mercato sempre crescente come testimoniano le numerose neonate aziende che hanno scommesso sull’ indoor farming sulle nuove tecniche di coltivazione idroponica e acquaponica, sul vertical farming e sui microgreen. Per citarne alcune: Circular Farm (Firenze), Planet Farms (Milano), The Circle Food (Roma), SGS Microgreen (Milano), Ortogourmet (Laterza, Ba), GrowLife Superfood (Palermo). L’aumento della richiesta di microfood, ha spinto anche la GDO (grande distribuzione organizzata) alla commercializzazione dei microgreen e prodotti di indoor farming che, secondo il nuovo regolamento interministeriale (Ministero Politiche Agricole e Forestali e Ministero della Salute) in via di approvazione, avranno un’etichetta ben visibile e diversa rispetto agli altri ortaggi di quarta gamma (confezionati). Ovviamente la normativa è stringente: possono essere considerati microgreen solo le giovani e tenere plantule commestibili di ortaggi e erbe aromatiche.
Alcune perplessità restano sulla sostenibilità. In effetti, per quanto non consumino suolo, non abbiano bisogno di pesticidi, siano adatti a un’agricoltura circolare e per quanto gli investitori si stiano spingendo su aziende che puntano su risparmio e sostenibilità energetica, l’impiego di illuminazione a led e quello di areazione nell’ indoor farming, hanno dei costi di gestione troppo elevati se non provenienti da fonti rinnovabili aziendali. I microgreen per colori, sapori e proprietà nutritive sono oggi sicuramente attraenti in cucina, sul web e sul mercato degli investimenti, ma per diventare i super food del futuro, la loro produzione dovrà costantemente innovarsi per autosostenersi.