L’autorità continentale della protezione dei dati ha ordinato all’agenzia di polizia europea di eliminare le informazioni sensibili di migliaia di persone raccolte violando le norme europee
Una enorme mole di dati sensibili di circa 250.000 persone per formare un database di 4 petabyte (equivalenti a 4 milioni di gigabyte), provenienti da una raccolta illegale durata sei anni. Questa è l’accusa per la quale il Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) ha ordinato all’Europol di cancellare i dati inerenti gli individui collegati solo indirettamente con chi è sospettato di terrorismo e altri gravi crimini, ma anche di migranti e richiedenti asilo politico che non hanno commesso reati, né sono sospettati di averlo fatto.
La richiesta dell’autorità europea contro l’agenzia di polizia dell’Unione Europea, fondata nel 1998 come coordinamento delle varie forze di polizia nazionale, è di eliminare le informazioni raccolte in violazione delle leggi, a partire da quelle più datate, cioè più vecchie dell’ultimo semestre. L’ordine è stato impartito lo scorso 3 gennaio al termine di un lungo braccio di ferro, iniziato nell’aprile del 2019 e tutt’altro che concluso. A far scattare l’azione del Garante è stato il caso di Frank Van der Linde, attivista olandese finito nella black list della polizia dei Paesi Bassi per aver guidato un’occupazione di un palazzo disabitato ad Amsterdam. Nei mesi successivi, dopo essersi trasferito a Berlino e tornato in patria, il ragazzo ha scoperto di essere sorvegliato dalla polizia del suo paese, ma pure da quella tedesca, allarmata dalla segnalazione dei colleghi olandesi. A quel punto Van der Linde si è rivolto a Wojciech Wiewiórowski, avvocato e docente universitario polacco, prima vice di Giovanni Buttarelli e poi dal dicembre 2019, dopo la morte di quest’ultimo, Garante europeo della protezione dei dati.
Con gli evidenti segnali di una raccolta di dati in violazione delle norme europee, l’inchiesta si è trasformata in un duello fra le parti, con l’Europol a cercare di prendere tempo e l’appoggio di figure istituzionali per rimediare alla propria condotta illegale. Dovuta alla raccolta di dati personali di individui che avevano, ad esempio, la colpa di abitare nei paraggi di un sospettato, oppure di possedere il suo numero di telefono. Informazioni sensibili di cittadini europei e stranieri rimasti nel database di Europol, con il rischio per queste persone di essere collegate in maniera errata ad attività criminale in tutta Europa e i conseguenti potenziali danni per la loro vita personale e familiare. A scoperchiare il caso è stato il Guardian, i cui giornalisti hanno visionato diversi documenti, con l’agenzia di polizia colpevole di non aver individuato e rispettato una finestra temporale adeguata per conservare le informazioni personali utili per le indagini ed eliminare gli altri dati.
Davanti alle accuse, l’Europol ha ricordato la necessità di alleggerire le maglie per prevenire il terrorismo e altri reati su scala continentale, e ha affermato di aver lavorato con il GEPD “per trovare un punto di equilibrio tra il mantenimento della sicurezza dell’Unione Europe e dei suoi cittadini, pur aderendo ai più alti standard di protezione dei dati”. Trovando appoggio tra alcuni figure di spicco, come Ylva Johansson, commissario per gli affari interni dell’UE, che sul caso ha mostrato vicinanza alla polizia continentale. “Europol ha bisogno di strumenti, risorse e tempo per aiutare le polizie nazionali”. Un supporto concreto, tanto che la commissione ha proposto cambiamenti profondi al regolamento che stabilisce i poteri di Europol (che allo stato attuale consentono alla polizia de L’Aia di raccogliere e gestire i dati di chi si macchia di reati, dei sospetti e dei testimoni), con un intento che secondo molti mira a introdurre nuove norme con valenza retroattiva al fine di mitigare le attuali accuse. Dall’altra parte, invece, gli esperti di diritto e privacy vanno oltre le violazione e mettono in guardia sui pericoli di operazioni mirate a favorire la sorveglianza di massa. In attesa di capire cosa succederà, sembra evidente che la questione pare ancora lontana dalla risoluzione definitiva.