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DND Biotech è una startup che ha sviluppato un rover in grado di muoversi autonomamente su terreni contaminati e di bonificarli attraverso l’uso di ceppi selezionati di microrganismi in grado di degradare le sostanze tossiche
I terreni inquinati nascondono la chiave per la loro bonifica. È questo il concetto su cui si basa la soluzione sviluppata da DND Biotech, una startup innovativa che opera nel campo delle bonifiche e che è nata come spinoff biotecnologico di una società specializzata proprio nel recupero di suoli inquinati attraverso metodologie tradizionali.
Analizzando infatti terreni agricoli o industriali oggetto di inquinamento, è possibile isolare microrganismi che sopravvivono in condizioni ambientali estreme e sono in grado di degradare le sostanze tossiche. Questi batteri e funghi, se isolati, ‘coltivati’ e reintrodotti nei suoli, possono essere utili per bonificare il terreno stesso.
“La nostra startup ha l’obiettivo di sfruttare il microbioma dei suoli inquinati al fine di bonificarli dalle sostanze tossiche”, spiega Cosimo Masini, ceo e founder di DND Biotech. “Nei siti oggetto di bonifica raccogliamo campioni di suolo e attraverso tecniche di metagenomica siamo in grado di individuare quali microrganismi sono presenti. Si tratta di specie che vivono in condizioni estreme, con livelli di inquinamento molto alti, e sono in grado non solo di sopravvivere in questi ambienti, ma anche di demolire l’inquinante stesso”.
Masini ha partecipato all’evento conclusivo del progetto “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia” – promosso da Assobiotec Federchimica con il supporto di StartupItalia – nella parte dal titolo “Innovare per salvare il pianeta e noi stessi”. Lo abbiamo intervistato a margine dell’evento per approfondire la conoscenza della sua innovativa startup.
Un approccio dai vantaggi enormi
I tecnici di DND Biotech raccolgono dunque campioni di suolo presso siti inquinati, identificano i microrganismi presenti e ne studiano le caratteristiche. Infine, fanno moltiplicare in bioreattori quelli che presentano caratteristiche interessanti per la biodegradazione degli inquinanti. Una volta moltiplicati, tali microrganismi vengono inoculati nuovamente nel terreno dove il loro sviluppo consente di risanare il sito.
I vantaggi di questo approccio sono enormi. La bonifica tradizionale prevede infatti lo scavo e l’asporto del terreno contaminato e il suo trattamento o conferimento in discariche specializzate. In questo modo, invece, il suolo viene riqualificato in loco e attraverso processi totalmente naturali.
Un robot a supporto dei microrganismi
I batteri e i funghi non sono modificati geneticamente per essere più efficienti. “Semplicemente non ce n’è bisogno. Dagli studi che abbiamo condotto risulta che i microrganismi che vivono all’interno dei siti inquinati hanno già caratteristiche di biodegradazione formidabili. Si tratta solo di moltiplicarli e metterli nelle condizioni di bonificare il terreno”, spiega Masini.
La svolta della startup è racchiusa nell’idea di automatizzare tutto il processo. È stato infatti creato un robot, denominato RoboNova, in grado di muoversi all’interno dei siti inquinati e di raccogliere campioni di terreno. Questi campioni vengono poi analizzati per identificare i ceppi batterici o fungini più interessanti da avviare ai bioreattori. Dopo aver creato una soluzione ricca di questi microrganismi il rover dissoda il terreno superficialmente inoculando la soluzione contenente i microrganismi che esplicano il proprio lavoro di bonifica.
Il valore dei dati
“Quando analizziamo i campioni di suolo estraiamo un mole enorme di dati che sono la vera ricchezza su cui lavoriamo”, racconta Masini. “Più terreni bonifichiamo maggiori sono le conoscenze sul microbiota dei suoli che acquisiamo e più si amplia la libreria di microrganismi a cui abbiamo accesso. Questo ci permette di far fronte in maniera sempre più veloce e precisa alle esigenze dei nostri clienti”.
In futuro, è l’auspicio della startup, in giro per il mondo ci saranno centinaia di robot che analizzeranno e bonificheranno i suoli. Questo permetterà di avere banche dati sempre più aggiornate e quindi in grado di rispondere alle più differenti esigenze di bonifica.
“L’ostacolo principale alla crescita di questo comparto sta nella scarsa valorizzazione dei suoli che porta ad avere spesso un limitato interesse alla loro bonifica”, sottolinea Masini. “In Italia ci sono centinaia di siti che andrebbero bonificati ma le risorse, pubbliche e private, scarseggiano. Quando in futuro verrà dato maggiore valore alla salubrità del suolo, alla sua fertilità e biodiversità allora anche processi di bonifica come quello che abbiamo messo a punto si diffonderanno maggiormente”.
Oggi l’attenzione verso la sostenibilità è molto elevata e come ci sono certificazioni sui prodotti che riguardano l’origine biologica, il benessere animale, l’utilizzo di materie prime riciclate e la carbon footprint in futuro potrebbe esserci anche un’icona che certifichi l’origine del prodotto da suoli sani, privi di inquinanti e dove la biodiversità viene protetta.