Le interviste a BiomimX, Complexdata, Moi Composite e Nireos
Su StartupItalia stiamo raccontando il percorso delle quattro startup vincitrici della prima edizione di Cross the Bridge, promosso da Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Politecnico di Milano. Siamo tornati dai Ceo, founder e ricercatori che avevamo intervistato pochi mesi fa per fare un nuovo punto sullo stato dell’arte di BiomimX, Complexdata, Moi Composite e Nireos, realtà giovani e in forte crescita chiamate a consolidare il proprio business. «Il nostro impegno è aiutarle a crescere e a “superare il ponte dell’innovazione”, cioè quel passaggio ideale che permette di portare e/o consolidare sul mercato nuovi prodotti o servizi. Per le startup il rischio di non riuscire a consolidare la propria posizione può essere elevato», aveva spiegato Sergio Rossi, Vice Segretario generale della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. «Proprio per superare quella che rischia di diventare la valle della morte il Politecnico di Milano, insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, mette a disposizione le proprie competenze in materia di trasferimento tecnologico e tutoraggio alle startup innovative, per supportare le giovani imprese nella loro crescita e rafforzarne la competitività» aveva sottolineato Davide Moscatelli, Delegato per la Valorizzazione della Ricerca e il Trasferimento Tecnologico.
BiomimX
Fondata come spin off del Politecnico di Milano nel 2017, BiomimX ha l’obiettivo di creare repliche in vitro di organi e patologie umane. «Lavoriamo con dispositivi ingegnerizzati e cellule umane – ci ha spiegato Paola Occhetta, l’amministratrice delegata -. Vogliamo sviluppare alternative ai modelli animali per testare i farmaci». Ma come funziona questa soluzione? Come si riproduce un organo umano?
«Noi lavoriamo con una tecnologia che si chiama organi su chip – ha proseguito la Ceo – Sono dispositivi miniaturizzati che permettono al loro interno di coltivare cellule umane non tanto per replicare, ad esempio, un cuore in macroscala, ma la minima unità funzionale in laboratorio. In questi chip possiamo dunque inserire farmaci, dispositivi medici, perfino cosmetici. Il cuore è il nostro primo case study e grazie a uBeat possiamo riprodurne perfino il battito; il secondo case study è il ginocchio: riproduciamo l’ambiente meccanico mentre si cammina e possiamo creare un’ambientazione patologica». Qual è stato il vantaggio di Cross the Bridge? «Siamo riusciti a fare passi avanti sulla industrializzazione. Puntiamo ora a cambiare il materiale per renderlo più comodo per le case farmaceutiche».
ComplexData
Proseguiamo il racconto con l’intervento di Caterina La Porta, tra i founder di ComplexData, realtà costituitasi nel 2018 all’interno dell’Università degli Studi di Milano. «Il team ha esperienza nel campo della digital health – ci ha spiegato La Porta -. Lo spin off ha un motto: creare valore decodificando i dati. Analizziamo qualsiasi tipo di dato: dalle immagini ai dati trascrittomici e genomici; ed estraiamo informazioni. Le possiamo visualizzare in modo semplice e creare così modelli predittivi».
Il settore della salute e dell’healthcare ha registrato innovazioni notevoli negli ultimi anni, spinti anche dall’emergenza pandemica. I dati, in questo senso, sono fondamentali. «I nostri clienti finali sono ad esempio gli ospedali che richiedono il servizio: pensiamo di proporre abbonamenti agili. Poi ci saranno senz’altro anche le case farmaceutiche. Dopo il pitch a Cross the Bridge un paio di imprenditori e aziende ci hanno contattato e stiamo collaborando con loro».
Moi
Dai dati passiamo ora alla stampa 3D. Moi, spin off del Politecnico di Milano fondato nel 2018, lavora con materiali a elevate prestazioni, come ci ha spiegato il founder Gabriele Natale. «La nostra startup sta sviluppando questa tecnologia proprietaria, utilizzando il materiale composito a fibra continua» Come avviene il meccanismo? «Lo depositiamo con un braccio robotico per controllare meglio la direzione spaziale. In termini di sbocchi settoriali questo tipo di materiali potrebbe essere impiegato in aerospazio, difesa, automotive, nautica, ma anche nel biomedicale. Abbiamo creato Moi Dental, per creare barre per protesi dentali, impiantate ad oggi in più di 150 pazienti».
Con Cross the Bridge, anche Moi cerca di scalare il business. «Abbiamo iniziato a industrializzare alcuni pezzi, sempre cercando di tutelare la parte innovativa. Vogliamo proteggere l’IP. Grazie a questo percorso abbiamo infatti esteso il brevetto ad altri paesi. Nel frattempo siamo in cerca di investitori o partner industriali. L’obiettivo è avere una prima macchina completa da mettere sul mercato entro il 2023»
Nireos
Completa il gruppo delle quattro startup di Cross the Bridge, Nireos, fondata nel 2018 all’interno del dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano. Ce l’ha presentata Fabrizio Preda, il Ceo. «Abbiamo sviluppato Gemini, un interferometro: è un dispositivo ottico che permette di modulare la luce per misurarne i colori. Mentre il nostro occhio rileva l’RGB (rosso, verde e blu, ndr), questo strumento misura tutti quanti i colori della luce. Non solo nel visibile, ma anche nell’ultravioletto e nell’infrarosso».
Con questa tecnologia, contenuta in una camera iperspettrale, Nireos punta a innovare nel campo agrifood. «L’idea è utilizzarla per scattare fotografie particolari a oggetti all’interno delle vertical farm. Misurando lo spettro della luce per ogni punto di una foglia, per esempio, si ottengono molte informazioni sullo stato di crescita e di salute della pianta. Così si può fare anche un controllo qualità». Ad oggi la startup ha già instaurato rapporti con vertical farm in Italia. « Con Cross the Bridge abbiamo velocizzato molto i processi interni, non solo per quanto riguarda il dispositivo».