Occhi puntati sulla città scozzese. Ecco cosa sapere
Dal 31 ottobre è in corso a Glasgow, in Scozia, la COP26 delle Nazioni Unite. Si tratta della più importante conferenza al mondo che affronta le tematiche ambientali. Sono quasi 30 anni che l’ONU ha dato il via al dibattito: come si legge sul sito ufficiale, nel 1992 l’Earth Summit di Rio de Janeiro partorì il UN Framework Convention on Climate Change e dal 1994, ogni anno – tranne lo scorso, a causa della pandemia -, decine e decine di paesi si sono riuniti in summit globali per formare una percorso comune in risposta ai cambiamenti climatici, tentando di trovare compromessi e accordi. Dal 1994 questi appuntamenti hanno preso il nome di COP: l’acronimo sta per Conference of the Parties. Quello in corso a Glasgow fino al 12 novembre è il 26esimo incontro. Andiamo a vedere qual è dunque la agenda della COP26.
COP26: come ci si arriva dopo il G20
A sei anni dagli Accordi sul Clima di Parigi l’Europa e l’Occidente procedono ancora in ordine sparso sui temi ambientali; paesi in grande crescita come la Cina e l’India hanno invece frenato le riforme più ambiziose per abbattere le emissioni e ridurre il ricorso ai combustibili fossili. Per quanto l’Europa possa agire come soggetto unico – il Green Deal voluto dalla Commissione von der Leyen prevede mille miliardi di investimenti sul green – sono Pechino e New Delhi gli attori da convincere. La Cina, il paese che emette più CO2 al mondo, non ha infatti intenzione di farsi dettare l’agenda.
Il G20 che si è chiuso lo scorso week end a Roma ha mostrato le distanze di vedute sul clima. Prova ne è che, al netto della soddisfazione dell’Italia che ha ospitato il summit, gli impegni nei testi finali restano generici e tutt’altro che vincolanti. Come ha riassunto il Post, si legge di un fondo da 100 miliardi di dollari l’anno per sostenere i paesi in via di sviluppo contro gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma tutto questo non basta.
Le parole di Draghi alla COP26
Ieri, lunedì primo novembre durante la cerimonia inaugurale della COP26, ha preso la parola anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che fin dall’inizio del suo mandato a Palazzo Chigi ha sempre usato un vocabolario netto in merito alla lotta contro il climate change. «Negli ultimi anni le giovani generazioni ci hanno reso un servizio portando l’agenda climatica al centro del dibattito politico – ha detto – a Glasgow dobbiamo rendere i giovani orgogliosi». Poche settimane fa, durante la Pre-COP a Milano, aveva fatto molto discutere l’intervento di Greta Thunberg, con il suo bla-bla-bla più volte ripetuto per rimbrottare i governi sulle parole vuote a cui non seguirebbero azioni concrete per il bene dell’ambiente. L’attivista svedese si trova nella città scozzese per partecipare alla COP26.
Due settimane di incontri per fare cosa?
I cambiamenti climatici sono entrati da tempo nel dibattito politico italiano e nell’agenda del governo. Al netto delle contrapposizioni ideologiche e politiche, è un dato di fatto che l’impatto delle attività umane sulla Terra stia dando da tempo segnali preoccupanti. L’innalzamento delle temperature e del livello dei mari, eventi atmosferici sempre più violenti e frequenti, le migrazioni spinte dalla siccità richiedono risposte univoche da parte degli Stati. La COP26 viene da tempo definita l’ultima occasione utile per reagire prima che sia troppo tardi. Ma cosa faranno nello specifico i delegati a Glasgow?
“Durante la conferenza – si legge sul sito della COP26 – i delegati mireranno a finalizzare il “Paris Rulebook”, o le regole necessarie per attuare l’accordo. Questa volta dovranno accordarsi su tempi comuni per la frequenza di revisione e monitoraggio dei loro impegni sul clima. Parigi (gli Accordi del 2015, ndr) ha fissato l’obiettivo, ossia limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di due gradi, (idealmente 1,5). Ma Glasgow è l’ultima possibilità per renderlo una realtà”.
COP26: agenda
Dal sito della COP26 sono disponibili i quattro punti della agenda su cui si tenterà di trovare una quadra comune:
- Assicurare la neutralità carbonica entro il 2050 e mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi.
- Adattarsi di più per proteggere le comunità e gli habitat naturali.
- Mobilitare i finanziamenti, anche perché gli impegni presi dalle nazioni ricchi alla COP15 di Copenhagen nel 2009 di destinare 100 miliardi di dollari all’anno alle nazioni in via di sviluppo entro il 2020 per aiutarle ad adattarsi al cambiamento climatico e a mitigare ulteriori aumenti di temperatura, ebbene, non sono stati rispettati.
- Lavorare insieme, ossia la COP26 punta a rinnovare la centralità e l’efficacia della cooperazione internazionale.
Il K-pop per il clima
La COP26 dell’ONU ha scelto di coinvolgere non soltanto delegati e capi di Stato e di governo da tutto il mondo. Per raggiungere più pubblico possibile, soprattutto tra i giovanissimi, è previsto in agenda anche l’arrivo delle Blackpink, quartetto sudcoreano che ben testimonia il successo del K-pop a livello globale. Ha invece già parlato a Glasgow David Attenborough, il Piero Angela della Terra d’Albione, il cui intervento è stato – almeno finora – il più sentito. Vi suggeriamo di ascoltarlo in lingua originale nel video che linkiamo qui sotto.