Il fondatore è un ex operaio. Oggi è tra gli uomini più ricchi del paese
Una montagna di debiti da 300 miliardi di dollari e una settimana che si preannuncia drammatica per uno dei più grandi colossi dell’immobiliare cinese. Le banche hanno annunciato che non riceveranno il pagamento degli interessi sui prestiti; stessa situazione per chi dovrebbe beneficiare degli interessi sulle obbligazioni del gruppo. La scadenza per onorarli è fissata per i prossimi giorni, ma nessuno avrà nulla. Evergrande non è al momento in grado di garantire gli 84 miliardi di dollari richiesti. Sono anni che gli istituti non credono più al piano di ristrutturazione del gruppo e in queste ore il clima di sfiducia si legge sui listini in rosso: a Hong Kong l’azienda ha perso il 18%. In queste ore anche Piazza Affari ha aperto in negativo (mentre scriviamo registra -2,26%) sulla scia della tempesta in corso sui mercati asiatici.
Evergrande: le origini
Nell’ultimo anno le sue azioni hanno perso il 90% del proprio valore, come si legge sul Financial Times. Ma cosa sappiamo su questa società? Evergrande è stata fondata nel 1996 a Schenzhen: negli anni il suo core business si è concentrato sull’acquisto di terreni per poi edificare immobili residenziali. Dietro all’avanzata di questo gigante c’è Hui Ka Yan, ex operaio nel settore siderurgico. Sulla CBC scopriamo che il fondatore ha cavalcato il boom immobiliare in Cina fino a diventare uno tra i dieci uomini più ricchi del paese.
Sarà una Lehman Brothers cinese?
Evergrande è arrivato a questo capitolo decisivo della sua storia con numeri notevoli. Ha oltre 1300 progetti immobiliari in quasi 300 città in Cina; dà lavoro a 200mila dipendenti che salgono a 3,8 milioni se calcoliamo l’indotto di un settore, quello edile, che ha cambiato il volto urbanistico della Cina negli ultimi decenni. Il problema è anche come la società ha gestito i suoi affari. La BBC ha spiegato come mai la questione è più seria che mai: i risparmiatori avrebbero infatti investito i propri soldi in Evergrande ancora prima che i cantieri iniziassero (e che quindi le loro case venissero costruite); in più sono oltre 100 gli istituti bancari esposti con prestiti che non saranno restituiti.
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L’esplosione in Borsa del caso Evergrande ha già spinto alcuni opinionisti e testate a soprannominare la crisi come la Lehman Brothers cinese, riferendosi al crollo della banca d’affari che diede il via alla crisi del 2008 partita negli Stati Uniti. Su questo, ovviamente, le previsioni si sprecano ed è decisamente troppo presto per arrivare a conclusioni definitive. Settimana scorsa, intanto, hanno fatto il giro del mondo le immagini dei piccoli investitori fuori dal quartier generale della società a Shenzhen per protestare contro l’azienda che aveva comunicato l’impossibilità di pagare gli interessi. Il percorso per ristrutturare il debito è cominciato da tempo, ma il clima di sfiducia generale non promette nulla di buono. Nè per i vertici, nè tantomeno per chi ha investito o speso i propri soldi per comprare case ancora su carta.