Cosa c’è nel portafoglio dell’imprenditore sudafricano? O meglio: come ha fatto a valere quasi 190 miliardi di dollari?
Elon Musk è l’uomo più ricco del mondo. Con un patrimonio stimato di quasi 190 miliardi di dollari, l’imprenditore sudafricano ha superato mister Amazon, Jeff Bezos, da tanto tempo in cima alla classifica dei Paperon de’ Paperoni. Nel 2020 si è molto parlato di Musk per quel che è successo a SpaceX, l’azienda aerospaziale che in meno di vent’anni è riuscita a rivoluzionare il settore abbattendo i prezzi e realizzando nuove tecnologie per riutilizzare i razzi. Il motivo per cui Elon Musk ha guadagnato 160 miliardi di dollari in un anno si devono però anche a Tesla, la sua azienda di auto elettriche, che ha chiuso il 2020 vendendo mezzo milione di veicoli. Ma non ci sono soltanto auto e razzi nella quotidianità di Musk.
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Sostenibilità anche in casa
I Solar Roof di Tesla sono pannelli solari prodotti dalla stessa azienda di Elon Musk. A differenza di altri prodotti, sono praticamente invisibili e si confondono con il tetto. Nei piani dell’imprenditore è chiaro quanto la sostenibilità sia tra i asset su cui puntare per il futuro. A differenza delle auto elettriche, decisamente non a buon mercato, i Solar Roof sembrerebbero invece più abbordabili.
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The Boring Company
Con The Boring Company, un’altra delle aziende di Musk, l’imprenditore più ricco al mondo ha intenzione di rivoluzionare il settore dei trasporti (privato e pubblico) attraverso una fitta rete di tunnel sotterranei in grado di risolvere il problema del traffico e, cosa non da poco, tagliare il tempo che ci si impiega per andare da un punto A a un punto B. Come ha spiegato durante un TED di qualche anno fa, questi tubi sotterranei non avrebbero limite di lunghezza e sarebbero molto più convenienti e sicuri di auto volanti e droni. Basterebbero pochi ingressi in superficie, dove le macchine si posizionano per scendere sotto terra con un ascensore e farsi portare da pedane automatizzate, senza consumare una goccia di benzina.
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Neuralink
Neuralink – sempre voluta da Elon Musk – è una BCI, brain-computer interface. La scorsa estate ha fatto scalpore il test condotto su un maialino di nome Gertrude. Si tratta di un piccolo dispositivo, proprio come i chip che si vedono nei film di fantascienza. Pur essendoci qualche dubbio di carattere etico e sanitario (ancora nessuna sperimentazione sull’uomo), la tecnologia è stata pensata come una sorta di Fitbit del cervello. Nella visione di Elon Musk questa innovazione dovrebbe consentire alle persone di tutelarsi dallo strapotere dell’intelligenza artificiale.