Il numero 1 di Confindustria: “Dobbiamo ricostruire il Paese, Siamo in una economia di guerra… 88 miliardi alle imprese? Ma chi li ha visti”
Giuseppe Conte e il suo governo ancora una volta pungiball di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che critica su tutta la linea l’agire dell’esecutivo in tema di gestione dell’emergenza sanitaria e di ripresa economica, che per Bonomi semplicemente non c’è perché nonostante la seconda ondata fosse stata data per certa da tutti, il governo è ancora “fermo a guardare la curva dei contagi”. “Siamo ancora fermi; il modello Veneto ha funzionato: perché non lo abbiamo adottato? Ora ci troviamo qua a dire: la curva è ripartita e non siamo in grado di monitorarla. Non ci sono tamponi, si resta a casa e non si sa se si è positivi o negativi, per mesi”, ha domandato retoricamente e non senza polemica.
Cosa ha detto Bonomi
Il presidente di Confindustria, intervenendo al convegno dei Giovani Imprenditori, riconosce che per quanto riguarda la minaccia del Covid-19 “nessuno di noi era preparato. Riconosco al Governo che non poteva essere preparato, nessuno se lo aspettava”. Affrontarla è stato “un ruolo immane, ma dall’emergenza bisognava pensare al futuro” e “purtroppo siamo ancora in emergenza, non ne siamo usciti”. “Si sapeva di una possibile seconda ondata, ma cosa è stato fatto? Due terzi delle risorse messe in campo non sono state utilizzate. Qualcosa forse non ha funzionato”. Ed “ora siamo a dire: la curva è ripartita e non siamo in grado di monitorarla”. “Non ci sono i tamponi, non ci sono le strutture pronte”, ha incalzato Bonomi. E sono passati “mesi”. “Non è possibile”.
L’altolà al governo: non si chiudano i luoghi di lavoro
L’emergenza oggi per il numero 1 degli industriali non va ricercata nei luoghi di lavoro: “I luoghi di lavoro sono in linea con la percentuale di contagio. Anzi, sono i più sicuri”. E Bonomi ha sottolineato: “Ci accusavano di essere untori ma ora ho sentito nessuno chieder scusa. Chieder scusa in Italia è così difficile? È un problema?”. Oggi, dice il presidente di Confindustria, nel Paese “dobbiamo ricostruire la fiducia dal basso, oppure non abbiamo capito nulla degli otto mesi che abbiamo passato”. Quindi l’avvertimento: “Cosa succederà se dovesse esserci una pandemia ancora più forte?”.
Leggi anche: Covid, l’allarme di CGIA: virus rischia di farci perdere 160 miliardi di euro
“Sento chi amministra la cosa pubblica lamentarsi di problemi come la burocrazia. Sono due o tre generazioni che noi imprenditori sopportiamo tutto questo, e che lo denunciano. e nulla e cambiato in Italia”. Oggi “noi dobbiamo ricostruire il Paese, Siamo in una economia di guerra e questa è la nostra tenace ambizione. Dobbiamo ricreare fiducia su quattro temi. Il tema Covid: abbiamo paura del nostro vicino, non c’è fiducia tra governo e imprese, e non c’è tra imprese e sindacati”. Poi “sull’Europa, sulla globalizzazione, sulle istituzioni ella pubblica amministrazione”.
Di spalle, Carlo Bonomi. Di fronte, Giuseppe Conte
Esecutivo bocciato in tema di lavoro e aiuti
“Negli 88 miliardi ci sono le garanzie, ma quelli sono prestiti e i prestiti le imprese li ripagano, non sono come la P.a. che non paga i suoi debiti. Diventano un costo per lo Stato solo se l’impresa fallisce”, ha dichiarato il leader degli industriali. “Poi ci hanno detto che c’è la cig. Ma, giustamente, e ci mancherebbe altro, la cig è sostegno ai lavoratori. Quei soldi non li avete dati alle impese, anzi le imprese hanno dovuto anticiparli quei soldi. Poi il presidente dell’Inps dice che siamo furbi. Siamo un po’ suscettibili quando ci chiamate furbetti quando poi i furbetti siete voi che non sapete gestire i vostri enti”. Bonomi torna a martellare sul tema del blocco dei licenziamenti, esortando il Governo a “uscire da logiche politiche”: “abbiamo un Paese dove il Pil è in calo del 10%”, avverte il presidente di Confindustria. “Sediamo a un tavolo, confrontiamoci – ha detto – ma usciamo da queste logiche politiche”. Anche il Sure ”è andato tutto a finanziare cig e blocco e licenziamenti, va bene in emergenza, ma guardiamo al futuro. Era giusto fare provvedimenti in emergenza” ma “quei soldi erano per le politiche attive del lavoro”.