Se l’evasione fiscale sottrae alle casse dello Stato circa 110 miliardi di euro all’anno, il costo delle inefficienze della PA raggiunge i 200 miliardi. Ma se tutti pagassero le tasse avremmo (forse) una burocrazia più efficace
Caro Stato, quanto ci costi. E, soprattutto, quanto sprechi! Chi non lo ha mai pensato, notando per esempio l’incredibile numero di pratiche da stampare e compilare per avviare una attività, finendo vittima dell’ennesimo rinvio di una udienza civile o anche semplicemente notando luci accese in pieno giorno o termosifoni al massimo e uffici con le finestre aperte in locali di pertinenza della pubblica amministrazione? Che lo Stato italiano abbondi con gli sprechi e in questi rischi persino di affogare, in una voragine persino più grossa di quella, mostruosa, dell’evasione, non è solo un modo di dire, ma anche supportato dai fatti. Almeno secondo quanto afferma oggi la CGIA di Mestre.
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Sebbene il confronto non abbia rigore statistico, l’Ufficio studi della CGIA ha recuperato i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo cui l’evasione fiscale presente in Italia è stimata in circa 110 miliardi di euro all’anno e li ha comparati con i report condotti da una mezza dozzina di istituzioni di ricerca molto autorevoli, sul peso degli sprechi della PA. In totale, più o meno tutti convergono nel sostenere che il danno economico in capo ai contribuenti italiani per il mal funzionamento della pubblica amministrazione sarebbe di oltre 200 miliardi di euro all’anno. Un buco grande il doppio di quello dell’evasione.
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L’Ufficio studi della CGIA tiene a precisare che, quello appena richiamato, è un raffronto che non ha alcun rigore scientifico: gli effetti economici delle inefficienze pubbliche che gravano in particolar modo sulle imprese sono di fonte diversa, i dati non sono omogenei, gli ambiti in molti casi si sovrappongono e, per tali ragioni, non si possono sommare. In più, il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo, vuole ribadire che l’esistenza degli sprechi non può giustificare il malcostume criminale dell’evasione: “Sgombriamo il campo da qualsiasi equivoco: l’evasione non va mai giustificata e dobbiamo contrastarla ovunque essa si annidi, sia che riguardi i piccoli che i grandi evasori. Se, infatti, portassimo alla luce una buona parte delle risorse sottratte illecitamente all’erario, la nostra PA avrebbe più soldi, funzionerebbe meglio e, probabilmente, si creerebbero le condizioni per alleggerire il carico fiscale”.
Dove si annidano gli sprechi della PA?
Lo studio in compenso può essere utile come sprone per andare a eliminare le maggiori fonti di sperpero di denaro pubblico, che per la CGIA sono:
- il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la PA (burocrazia) è pari a 57 miliardi di euro (Fonte: The European House Ambrosetti);
- i debiti commerciali della PA nei confronti dei propri fornitori ammontano a 53 miliardi di euro (Fonte: Banca d’Italia);
- il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti);
- se la giustizia civile italiana avesse gli stessi tempi di quella tedesca, il guadagno in termini di Pil sarebbe di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: CER-Eures);
- sono 24 i miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non ci consentono di abbassare la nostra pressione fiscale alla media UE (Fonte: Discussion paper 23 Commissione Europea);
- gli sprechi e la corruzione presenti nella sanità costano alla collettività 23,5 miliardi di euro ogni anno (Fonte: ISPE);
- gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi di euro all’anno (Fonte: The European House Ambrosetti-Ferrovie dello Stato).